Già in passato, la Vigna, si è interessata del fenomeno dell'immigrazione che molti vedono come una minaccia.Una minaccia che ha spinto i nostri governanti ad intraprendere un percorso di respingimento delle imbarcazioni sulle quali viaggiano molti fuggiaschi. Molti di essi avrebbero il diritto di richiedere il diritto di asilo, ma sembra che le autorità del nostro Paese, se lo siano dimenticato. In questi giorni, Monsignor Marchetto ha puntato l'indice contro il trattamento riservato ai migranti i quali, vengono respinti verso Paesi nei quali li attende la prigionia (in condizioni per lo più disumane) e, nei peggiori dei casi, la morte. Queste le parole di Monsignor Marchetto:
(ASCA) - Roma, 9 apr - ''Le intercettazioni e i decentramenti operati dalle 'autorita' europee' in molti casi rende impossibile a migliaia di persone di raggiungere la costa nord del Mediterraneo, o persino di lasciare il loro Paese di origine o di transito''. Lo rileva, ribadendo la sua condanna della politica dei 'respingimenti', mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio dei migranti, nel suo intervento previsto per domani in occasione della II Conferenza Europea del Consiglio Nazionale Francese-Scuola Superiore dell'Avvocatura, in programma a Roma sul tema ''I diritti umani e fondamentali nella formazione dell'avvocato europeo''. In particolare, mons. Marchetto ricorda che ''nel passato mese di settembre un rapporto del 'Human Rights Watch' denunciava l'intercettazione da parte delle guardie costiere italiane di migranti e richiedenti asilo africani che navigavano nel Mediterraneo... respingendoli forzatamente in Libia, come previsto da un accordo bilaterale con quel Governo, e cio' senza valutare la possibilita' che vi fossero fra di loro rifugiati o persone in qualche modo vulnerabili''. ''In Libia pero' esistono centri di detenzione e di rimpatrio dove le condizioni variano da accettabili a disumane e degradanti. E l'accesso a questi centri e' difficile per cui e' arduo monitorare il rispetto in essi dei diritti umani, tenendo poi conto che tale Paese non ha aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951, ne' al relativo Protocollo del 1967, e non riconosce l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati'', prosegue l'arcivescovo, ricordando che un simile accordo e' stato stipulato anche tra Spagna e Marocco. Mons. Marchetto condanna la ''tendenza, tra i Paesi europei, di delocalizzare i controlli delle frontiere, incoraggiando i loro partner delle coste meridionale del Mare nostro, Mare dei diritti, ad effettuare controlli più' rigidi sui migranti, ma dando loro la possibilità' di chiedervi asilo. Ci sono pero' serie questioni umanitarie connesse a tale tendenza, anche per la situazione concreta di vari Paesi''. ''Per avere un'idea della gravita' della questione - prosegue - basti pensare che il diritto a emigrare e' incluso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, anche senza ricorrere alla dottrina sociale della Chiesa, che pure e' esplicita in materia''. ''Il fatto paradossale - osserva l'arcivescovo - e' che molti Paesi europei riconoscono come rifugiati persone che sono arrivati nel loro territorio per via non marittima, ma provenienti dagli stessi Paesi da cui giungono i migranti intercettati e respinti nel mare nostro, nel mare dei diritti''. ''Confermo - conclude quindi mons. Marchetto - la mia posizione di condanna a chi non osserva il principio di non refoulement, che sta alla base del trattamento da farsi a quanti fuggono da persecuzione. E mi domando se in tempo di pace non si riesce a far rispettare tale principio fondamentale del diritto internazionale umanitario, come si farà' a richiederne l'osservanza in tempo di guerra. E la domanda si può' estendere alla questione della protezione dei civili durante i conflitti, che viene cosi' indebolita nella sua radice, comune, umanitaria''. FONTE
La Vigna si schiera al fianco di Monsignor Marchetto e condivide la linea del suo pensiero. Non è giusto condannare degli esseri umani che cercano di sfuggire da persecuzioni, violenze e guerre. Gesù ci ha detto di accogliere il forestiero e non di cacciarlo (... Ero forestiero e mi avete accolto...): dunque, a coloro che detengono il potere per farlo, noi chiediamo di ammettere i rifugiati per dar loro finalmente quella pace che non hanno, forse, mai conosciuto ...
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Lo straniero non è un alieno pericoloso, non è un ruba-lavoro o un assassino; lo straniero è un uomo come noi, che sfugge dalle persecuzioni del suo Paese.