mercoledì 16 giugno 2010

Solidarietà ai lavoratori di Pomigliano

Non è mia abitudine schierarmi politicamente e non intendo farlo perchè per me non esiste uno schieramento. Però oggi sono capitato a leggere un articolo tratto dal blog di Antonio Di Pietro, leader del partito dell'Italia dei Valori, il quale mi ha colpito ed ho pensato di inserirlo qui, assumendomi la responsabilità di questo gesto. Lo faccio per solidarietà ai lavoratori che stanno subendo un ricatto e stanno vivendo un momento difficile, forse uno dei più difficili della storia perchè si rischia di perdere quelle conquiste degli ultimi decenni. Leggete, se volete, per quello che è, senza alcuna influenza di natura partitica:


Agli operai della Fiat di Pomigliano è stata posta una domanda che suona così: preferite essere licenziati subito oppure rinunciate ai vostri diritti contrattuali e costituzionali? Si capisce che c’è qualcosa di stonato, che non funziona. E’ per questo che il referendum non corrisponde ad un atto di libertà, in quanto indetto dagli stessi che, solo alcuni mesi fa, hanno negato ad un milione e mezzo di metalmeccanici il rinnovo del loro contratto nazionale. Che libertà c’è, infatti, nel decidere sotto ricatto? Nessuna: i lavoratori subiranno il ricatto e si ricorderanno tutto quando, tra qualche giorno, quando si spegneranno i riflettori su di loro e dovranno lavorare privi dell’elementare diritto costituzionale che è il diritto allo sciopero.
Questa vicenda rischia di diventare un pericoloso precedente, che potrebbe essere usato da altre realtà di crisi aziendali. E’ un vero e proprio apripista per una deregulation nel mondo dei diritti dei lavoratori. Abbiamo imparato che, per uscire da questa crisi, bisogna tornare ai principi fondamentali dell’economia e del lavoro. Quindi basta speculazioni finanziarie, più risorse all’economia reale, basta precarietà, più valore alle professionalità e al merito, basta ad un governo che propone centrali nucleari e il ponte di Messina, ma servono proposte serie come le nuove filiere di green-economy per un lavoro che rappresenti un nuovo modello di sviluppo.
Quindi il rilancio del lavoro, in particolare quello dei giovani, è l’unica leva importante per far sì che l’investimento, anche quello di Pomigliano, porti ad una fabbrica che duri nel tempo. Ciò che fornirà certezza sarà, infatti, la capacità di produrre con qualità e questo si può ottenere solo se i lavoratori non saranno mortificati, ricattati e oppressi.
Ed è per questo che saremo il 25 giugno in piazza a Napoli al fianco dei lavoratori. Anche su questa vicenda il Governo, tramite il ministro della Disoccupazione e della Precarietà, Maurizio Sacconi, ha pensato bene di attaccare i lavoratori e la Fiom. E’ come se l’arbitro di una partita giocasse con una delle due squadre in campo. A questo punto non è più un arbitro ma un truffatore.

Un Governo serio avrebbe gentilmente fatto presente alla Fiat quanti soldi ha preso in questi anni dallo Stato, togliendoli in molti casi alle piccole imprese ed agli artigiani, e avrebbe convocato la trattativa cercando una soluzione per rendere compatibili la fabbrica che funziona con i diritti fondamentali di chi lavora.
Comunque la strada sarà la ripresa di un dialogo rispettoso tra azienda e lavoratori. Non c’è alternativa se vogliamo che a Napoli e nel Mezzogiorno il lavoro serio e dignitoso sia un argine alla criminalità organizzata.


FONTE

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giovedì 10 giugno 2010

Situazione deplorevole


Oggi è stato uno dei momenti più brutti per la nostra cara Italia, a livello politico: abbiamo assistito ad una prova di forza nell'approvazione di un disegno di legge sulle famose intercettazioni. Per chi non lo sapesse, l'intercettazione è una delle tecniche investigative con le quali vengono scoperti molti reati, tra i quali, mi preme ricordare quello della macelleria della Clinica privata di Milano, perchè ha fatto emergere una realtà raccapricciante.

Il disegno di legge ora limita pesantemente questo strumento investigativo, e soprattutto la pubblicazione delle intercettazioni. Sono d'accordo quando si dice che vi è stato un abuso negli ultimi tempi e che molte conversazioni dovevano rimanere segrete: ma un conto è regolare la materia ed un altro è distruggere la materia. Perchè invece di limitare la pubblicazioni delle intercettazioni fuorvianti e lesive della privacy, oggi si è completamente rimossa la possibilità di pubblicazione fino al processo, anche se gli atti sono ormai pubblici! 

Oggi, scrivo queste cose, per unirmi al mondo di coloro che hanno deciso di denunciare questo bavaglio perchè ritengo importantissima ed imprescindibile, la libertà di informazione ed il diritto di cronaca, in particolare. Io vedo una deriva autoritaria in questo Paese che oggi ha visto l'approvazione di questa legge senza nemmeno discussione e libera votazione, ma con l'imposizione del voto di fiducia. Per chi non lo sapesse, il voto di fiducia è un voto particolare perchè praticamente obbliga i parlamentare della maggioranza a votare a favore del provvedimento, pena la decadenza della fiducia al Governo. Vi è stato un abuso di questo voto nonostante il governo sia in possesso di una maggioranza eclatante. A questo riguardo vorrei sottolineare il paradosso della situazione: in una democrazia parlamentare (e fino a prova contraria, l'Italia è tale) il Governo deve rispondere al Parlamento. Ma cosa accade se quel parlamento, nella sua maggioranza, è espressione del Governo perchè da esso nominato? A voi l'ardua sentenza...

Mi preme inoltre dire che ho scritto in questo spazio visto il vergognoso trattamento televisivo alla vicenda: i telegiornali, eccezion fatta per pochi, hanno trattato l'argomento con sufficienza e persino i giornali, non tutti, hanno trattato il tema ponendo in evidenza solo alcuni dettagli e dimenticando di dire che questa legge è totalmente inutile e lesiva del diritto del popolo di conoscere se vi sono reati di estrema gravità la cui conoscenza potrebbe influenzarli. La cosa più grave è l'arresto previsto per i giornalisti poiché ritengo questa disposizione un'extrema ratio tipica di un regime totalitario piuttosto che di un governo democratico. 

Ed in più mi chiedo se chi governa vede cosa sta accadendo nel Paese oppure no: si pensa a queste cose mentre il Paese sprofonda in una crisi economica pesante che ha visto come vittime le persone più deboli: la manovra economica del governo approntata in questi giorni, colpisce infatti le fasce più deboli come i lavoratori pubblici e persino gli invalidi! Sento di denunciare anche questo perchè è una vergogna che si abbandonino gli invalidi e i poveri, mentre i ricchi si arricchiscono. Perchè cari politici non fate un passo voi, rinunciando a parte dei vostri lucrosi stipendi? Perchè non date il buon esempio e cominciate a stringere la cinghia, se ne siete capaci? A tal proposito mi ricordo cosa Giovanni Battista disse ai pubblicani: vi consiglio di leggere il Vangelo perchè forse vi illuminereste un pò. 

Questa denuncia di oggi è frutto di un esasperazione personale per chi ha sempre creduto che la politica dovesse essere strumento di perseguimento del bene collettivo: ed invece ogni giorno si trova a vedere un distacco tra quella politica e il paese che dovrebbe governare. Il mio invito del tutto personale, è quello di firmare nel caso in cui venga apprestato un referendum per l'abolizione di questi leggi inique (e lasciatemi dire inutili) con la speranza che un giorno, l'Italia possa tornare a vedere al governo uomini di buona volontà con il pensiero rivolto al bene comune prima che al bene proprio, ma forse chiedo troppo...



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mercoledì 2 giugno 2010

Festa nazionale


Oggi è un giorni importante per la Repubblica nella quale viviamo. Essa è stata frutto di una guerra tremenda, fratricida che speriamo con tutto il cuore, non si ripresenti mai più perchè una guerra è brutta già di per sé, ma se poi a combatterla sono figli della stessa patria, allora è davvero un orrore. 

Per ricordare questa festa nazionale, la Vigna del Signore, nel suo angolo politico, dà spazio alle parole del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano:


"Un augurio affettuoso a quanti vivono e operano nel nostro paese per la festa che celebriamo insieme : festa dell'Italia che si unì e si fece Stato 150 anni orsono, festa della Repubblica che il popolo scelse liberamente il 2 giugno 1946". Inizia così il videomessaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la Festa della Repubblica.

"In questo momento, sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa - ha aggiunto il Presidente Napolitano - riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza in cui si dibattono, pesanti interrogativi per il futuro".

"Parlo dei problemi del lavoro e della vita quotidiana, dell'economia e della giustizia sociale. Stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile : occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all'Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l'Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud. Si deve, guardando ai giovani, promuovere una migliore educazione e formazione, fare avanzare la ricerca scientifica e tecnologica, elevare la produttività del nostro sistema economico : solo così si potrà creare nuova e buona occupazione".

"Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati, e non produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sé stesso.

"Si discutano in questo spirito - ha sottolineato il Capo dello Stato - le decisioni che sono all'ordine del giorno; si scelga in questo spirito - nel Parlamento, nelle istituzioni regionali e locali e nella società - tra le diverse proposte che si dovranno liberamente esprimere"."Ci accomuni - ha concluso il Presidente Napolitano - un forte senso delle responsabilità cui fare fronte perché l'Italia consolidi la sua unità, si rinnovi, divenga più moderna e più giusta e si dimostri capace di dare il suo contributo alla causa della pace e della giustizia nel mondo.

Buon 2 giugno a tutti".


BUON 2 GIUGNO A TUTTI VOI DA PARTE DEGLI OPERAI DELLA VIGNA DEL SIGNORE

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martedì 1 giugno 2010

Aiuto contro l'aborto

Un assegno mensile di 250 euro per 18 mesi per le donne che rinunciano a un'interruzione di gravidanza determinata da problemi economici. Un contributo che arriva quindi fino a 4.500 euro, ideato dalla Regione Lombardia, che ha deciso un primo stanziamento di 5 milioni per la creazione del fondo "Nasko". Le linee guida della delibera prevedono che, quando una donna presenti la richiesta di interrompere la gravidanza, qualora questa sia determinata da motivazioni economiche, gli operatori del consultorio o i servizi ospedalieri che la riceveranno per gli esami pre ricovero e per il colloquio, la metteranno in contatto con il centro di aiuto alla vita per consentirle di conoscere e valutare le opportunità di aiuto. FONTE

Raramente ho l'opportunità di apprezzare il mondo della politica considerando che essa è quasi sempre fonte di diseguaglianze e corruzione; eppure stavolta siamo qui a parlare di un fatto positivo. La Regione Lombardia ha, infatti, stanziato un fondo destinato alle donne incinte, per indurle a non abortire per problemi economici. Conosciamo la realtà drammatica che è rappresentata dall'aborto causato dalle condizioni economiche precarie, soprattutto di questi giorni e quindi quest'intervento politico è davvero una manna dal Cielo.

Avevamo sempre auspicato che ci fosse un intervento politico in tal senso, una sorta di aiuto e supporto che sembrava mancare: e ora speriamo che questo piccolo passo sia compiuto da tutte le Regioni italiane, in modo da andare a ridurre drasticamente il numero di aborti che ci colpisce ogni giorno al cuore.

Ci sentiamo di ringraziare vivamente gli autori di questo intervento economico, perchè finalmente la politica ha scelto di schierarsi dalla parte della vita e non della morte. 

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