martedì 8 maggio 2012

Supplica alla Madonna di Pompei. Mons. Liberati: una preghiera che entra nelle pieghe dell'attualità

Da: Radio Vaticana


“O Madre, (…) mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono”: sono alcuni versi della Supplica alla Madonna di Pompei che viene recitata ogni 8 maggio e nella prima domenica di ottobre nel Santuario campano, alla presenza di migliaia di fedeli. A presiedere la cerimonia di questa mattina è stato l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Nella sua omelia, il presule ha affermato che l'uomo di oggi è in crisi perché ha messo Dio in disparte. Di qui, l'importanza della nuova evangelizzazione per comprendere che vivere senza Dio è vivere un dramma. Ma qual è il significato storico della Supplica? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato e delegato pontificio di Pompei:

R. – La Supplica, che nasce nel 1883, dalla spiritualità di questo avvocato laico, Bartolo Longo, convertito alla fede dopo una giovinezza problematica e anche atea per qualche anno. Egli fonde praticamente nella preghiera, in questa invocazione accorata alla Madonna, non soltanto tutti i suoi problemi di uomo santo, ma di colui che, come tutti i Santi, rispecchia e vive la storia del suo tempo. Noi cristiani non dobbiamo essere spettatori di cronaca, ma dobbiamo essere costruttori di storia. Quindi, il significato storico della Supplica è avere interpretato la società e la Chiesa del suo tempo con una modernità di linguaggio sorprendente.

D. - Cosa ci insegna quindi questa preghiera a Maria?

R. – La mia sorpresa, in questo periodo di crisi economica e finanziaria, di mancanza di lavoro, di precariato, di incertezza sociale, è nel vedere che i pellegrini aumentano enormemente. Che cosa vengono a chiedere alla Madonna? Il coraggio, la forza di andare avanti, la sicurezza di trovare lavoro o chi, l’ha perduto, di ritrovarlo. La Supplica aiuta l’uomo, il credente del nostro tempo, a ritrovare la sua dimensione umana e come Bartolo Longo si abbandonava a Gesù per mezzo di Maria con una confidenza che ancora oggi ci sorprende per la sua freschezza spirituale, così fanno oggi i nostri fedeli. Quindi, la preghiera a Maria diventa il gesto di confidenza dei nostri contemporanei perché la Madonna ci ascolti e interpreti i problemi della nostra vita e ci indichi anche la strada per poterli superare. L’uomo oggi si sente solo, si sente anche abbandonato dalle istituzioni. La Supplica ci insegna che nella tenerezza dell’invocazione alla Madonna, noi la vogliamo coinvolgere assolutamente nei problemi della nostra vita.

D. – Come si collega la tradizione della Supplica alla pietà popolare?

R. - La pietà popolare è il nucleo non solo della storia della Chiesa, ma della Chiesa: non esiste la Chiesa senza pietà popolare. Cos’è la pietà popolare? È la folla dei fedeli che dicono di sì ogni giorno al Signore per mezzo di Maria e cercano di interpretare nella loro vita la volontà di Dio e di dire sì al Signore, che li chiama a portare avanti la vocazione di amore. La Supplica è dentro questa pietà popolare. Bartolo Longo scende nei problemi vivi della storia, della pietà popolare, e quindi diventa una "fotografia" dei credenti del nostro tempo. La Supplica fu anche chiamata dai Papi “l’Ora del mondo” perché in questa preghiera noi cogliamo la coscienza del nostro popolo, la pietà popolare. La Chiesa esiste perché c’è un popolo di Dio chiamato al Signore e dal Signore per mezzo di Maria che domanda il miracolo della fedeltà nei giorni difficili della vita.

D. – Molti pellegrini arrivano dall’estero: è segno che la Supplica alla Madonna di Pompei travalica i confini nazionali italiani?

R. – L’affetto alla Madonna di Pompei è universale, perché la Madonna di Pompei è il richiamo al Santo Rosario, quello che Bartolo Longo definisce nella Supplica “la catena dolce che ci unisce a Dio, il vincolo di amore che ci fa fratelli”. Attraverso il Rosario facciamo una somma, un riassunto di tutti i misteri della vita del Signore, e ci troviamo nelle braccia di Cristo - e lì ci ha condotti Maria - il Cristo vivente, vincente, capo della Chiesa, capo del Corpo mistico della Chiesa che siamo noi.

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