martedì 29 dicembre 2009

LA POLITICA AD PERSONAM

Qual è il significato di politica? La politica dovrebbe essere uno strumento tramite il quale perseguire il bene comune. Ergo si traduce in un’attività rivolta a soddisfare interessi collettivi e non contingenti. 

Perché noi, ad esempio, ci stiamo interessando anche di politica? La risposta è semplice perché noi ci interessiamo di questo campo nell’accezione del perseguimento dell’interesse comune. Non abbiamo interessi ideologici o di parte, ma solo il desiderio di poter salvaguardare gli interessi della collettività e non solo gli interessi di una o poche persone. Guardiamo, ad esempio, alle prime Comunità Apostoliche: esse avevano come obiettivo il bene supremo, il bene collettivo: i discepoli non si mettevano certo ad anteporre i propri interessi personali a quelli collettivi! 

In questo Paese, invece, assistiamo ad un anomalia. Forse dovrei guardare anche fuori dai confini nazionali, ma per il momento penso sia giusto soffermarsi sul nostro territorio e sul nostro Paese che di certo non sta attraversando un buon momento.

Nel nostro Paese vi è l’anomalia di anteporre interessi personali e/o settoriali, a quelli della intera collettività. Insomma, ci sono stati molti interventi che, i tecnici del diritto, chiamano leggi ad personam o leggi ad personas.
Lungi da me una valutazione politica o personale o ideologica: ci tengo solo a sottolineare l’abuso della politica per il raggiungimento di fini contingenti che molte volte favoriscono pochi e trascurano o, peggio ancora, danneggiano la maggioranza delle persone. E questo avviene ad ogni livello: nazionale, regionale, provinciale e purtroppo anche comunale. A livello nazionale siamo abituati ormai ad un gioco di leggi
ad personam che favoriscono solo una persona in particolare. Evito di fare nomi per non alimentare fuochi inutili, ma penso che molti sappiano di chi stia parlando. 

Sentiamo di notizie, alla tv, che parlano di notizie di reato che riguardano esponenti politici. Il reato più diffuso è il reato di peculato. Cosa è il peculato? Diamo un’occhiata rapida alla definizione di Wikipedia: Il peculato, nel diritto penale italiano, è il reato previsto dall'art. 314 (Peculato) del codice penale, in virtù del quale il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria.

Il peculato è dunque un reato che si basa sull’approfittarsi della propria posizione per un indebito appropriamento che si traduce, ovviamente, in un vantaggio personale. Quindi trattasi di un soggetto che sottrae risorse destinate al pubblico interesse per potersi ingiustamente arricchire.

Molti politici, ora come in passato, sono state protagonisti di questo particolare tipo di reato. Il che vuol dire che la politica viene usata per potersi individualmente arricchire, a scapito del bene pubblico. Non si vuole generalizzare perché comunque, probabilmente, qualche buon uomo politico ci sarà pure. E’ solo che bisogna evidenziare il degrado della politica perché è giusto che si faccia qualcosa in tal senso. 

Detto questo, mi rivolgo a tutti coloro che hanno una posizione pubblica, con un breve passo del Vangelo:Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Queste parole di Giovanni il Battista sono molto chiare: ai pubblicani, che avevano l’abitudine di speculare e di chiedere più del dovuto per potersi arricchire, Giovanni dice di non esigere nulla di più di quanto è stato fissato. Beh, penso che queste parole possano benissimo riferirsi oggi a tutti coloro che si trovano nella posizione di potersi arricchire a scapito degli altri e quindi anche ai politici o ai pubblici dipendenti che per avidità personale sottraggono risorse destinate alla collettività. Abbiate coscienza e pensate che i soldi non hanno valore assoluto e non salvano dalla morte perché essa arriva per tutti. E poi vi lascio con alcune domande rivolte alla vostra coscienza: come arriverete alla morte? Sarete pronti per l’Incontro al quale tutti noi siamo destinati? : Non c’è più soddisfazione nell’aiutare gli altri, nel perseguire il bene comune piuttosto che pensare solo a sé stessi? Cosa penserebbe Gesù di voi?


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