mercoledì 17 marzo 2010

La crisi che non c'è colpisce ancora

E' passato quasi nel silenzio, ma un'anima ci ha lasciata perchè esasperata. Noi ci siamo ultimamente soffermati in questo spazio, della crisi economica e dell'oscurantismo politico-mediatico del problema. La politica dell'ottimismo si è rivelata inadeguata e priva di soluzioni sicure e determinate. 

Un'anima se ne andata perchè esasperata e la crisi aggiunge un nuovo nome sul muro del pianto. In televisione non se ne è nemmeno parlato perchè ormai  non fa audience e disturba i potenti e rischia  di svegliare le coscienze assopite. 

Noi ci siamo sempre sentiti al fianco di queste persone in difficoltà: avremmo voluto dare un aiuto concreto, ma ahimè non siamo ancora in grado di fare simili cose. Rinnoviamo il nostro invito per chi vuole un aiuto morale, spirituale. E ricordiamo che ci sono strutture come la Caritas che danno aiuto materiale.

Poi, una mattina, mi alzo e leggo il giornale. Cosa vi trovo? Gli stipendi dei parlamentari e allora rimango molto addolorato. Colui che predica ottimismo, ha un conto in banca che supera l'immaginazione. Coloro che minimizzano, hanno redditi da far girare la testa. Nasce spontanea una domanda nella mia testa: ma costoro, possono capire la crisi? Possono questi uomini immedesimarsi in quei lavoratori cassintegrati o in quei lavoratori licenziati in tronco? Possono questi nostri rappresentanti capire la povertà e la miseria? 

Se uno parla di riduzione degli stipendi dei lavoratori, non fa scandalo perchè siamo in crisi e dobbiamo stringere la cinta per superarla. Ma chi spiega a quei lavoratori il sacrificio quando vede che chi lavora per loro guadagna simili cifre nonostante la crisi? Questo vuol dire che la crisi la deve pagare il povero, ma non il ricco? Ricordo quando un parlamentare, se non sbaglio dell'Italia dei Valori, andò in Parlamento presentando un disegno di riduzione percentuale delle retribuzioni parlamentari. Venne respinto e tacciato di populismo. Cioè, secondo lor signori, quel parlamentare voleva solo farsi vedere. Ma se si tocca lo stipendio loro è populismo, e allora se si tocca lo stipendio di un operaio è normale?

Molti parlamentari si dichiarono fermi cristiani e guai a chi tocca il Crocifisso: ma Gesù non diceva di aiutare il prossimo e di dividere le proprie sostanze? Giovanni il Battista disse le cose in modo chiaro, rivolto proprio a chi era nel guadagno:

In quel tempo le folle interrogavano Giovanni dicendo: "Che cosa dobbiamo fare? ". Rispondeva "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto". Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero "Maestro, che dobbiamo fare? ". Ed egli disse loro "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Lo interrogavano anche alcuni soldati "E noi che dobbiamo fare? ". Rispose "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe". 

“Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha…” questo ci insegna Gesù ed è il principio base della carità cristiana, carità non intesa come elemosina, ma come sostegno fattivo e costruttivo al lavoro di chi ogni giorno spende la propria vita al servizio della comunità.

Dicono che c'è distacco tra la politica e la società civile: c'è ancora qualcuno che si chiede perchè?


Digg Google Bookmarks reddit Mixx StumbleUpon Technorati Yahoo! Buzz DesignFloat Delicious BlinkList Furl

0 commenti: on "La crisi che non c'è colpisce ancora"

Posta un commento