mercoledì 11 aprile 2012

Il Papa all’udienza generale: Cristo Risorto apre i sepolcri dei cuori e dona l’entusiasmo della fede

Da: Radio Vaticana


L’udienza generale di questa mattina, presieduta da Benedetto XVI, è stata interamente dedicata alla Pasqua. Il Papa, giunto in elicottero da Castel Gandolfo per poi ritornarvi dopo l’udienza, ha concentrato la catechesi sulle trasformazioni operate da Cristo sulla prima comunità degli Apostoli, facendo rinascere in essa la gioia della fede dopo i giorni tristi della Passione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

È dalla sera della Risurrezione che le cose cominciano a cambiare. Il Cenacolo dove gli apostoli sono rifugiati, afferma Benedetto XVI, è una stanza piena di paura, di angoscia. Gesù ne è consapevole così la prima cosa che fa apparendo a porte chiuse ai suoi è pronunciare una frase che, ha soggiunto il Papa, “non è solo un saluto”.

“’Pace a voi’ (...) È il saluto pasquale, che fa superare ogni paura ai discepoli. La pace che Gesù porta è il dono della salvezza che Egli aveva promesso durante i suoi discorsi di addio: ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace’ (…) In questo giorno di Risurrezione, Egli la dona in pienezza ed essa diventa per la comunità fonte di gioia, certezza di vittoria, sicurezza nell’appoggiarsi a Dio”.
Poi, Gesù mostra le ferite della crocifissione. Anche questo gesto, ha proseguito Benedetto XVI, risponde a un criterio: rendere evidente che “la sua umanità gloriosa resta ‘ferita’” e che dunque la Risurrezione non ha cambiato il fatto che Egli “è una persona reale”. E reale, allora, comincia ad essere la gioia provata dagli Apostoli, come pure quella “pace” che Gesù ripete stando fra loro:

“È un dono, il dono che il Risorto vuole fare ai suoi amici, ed è al tempo stesso una consegna: questa pace, acquistata da Cristo col suo sangue, è per loro ma anche per tutti, e i discepoli dovranno portarla in tutto il mondo (...) Questa novità di una vita che non muore, portata dalla Pasqua, va diffusa ovunque, perché le spine del peccato che feriscono il cuore dell’uomo, lascino il posto ai germogli della Grazia”.
Dal Cenacolo chiuso per paura alle tante case sbarrate di oggi – in tempi definiti dal Papa “grigi” come il cielo ventoso e carico di nuvole che ha coperto Piazza San Pietro – il passo è breve. Ma come la porta chiusa non fermò l’ingresso di Cristo allora, neanche oggi, ha assicurato il Pontefice, le porte chiuse dei cuori fermano Gesù dal donare all’umanità “gioia, pace, vita e speranza”:

“Solo Lui può ribaltare quelle pietre sepolcrali che l’uomo spesso pone sui propri sentimenti, sulle proprie relazioni, sui propri comportamenti; pietre che sanciscono la morte: divisioni, inimicizie, rancori, invidie, diffidenze, indifferenze. Solo Lui, il Vivente, può dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino a chi è stanco e triste, sfiduciato e privo di speranza”.
A testimoniare il ribaltamento di convinzioni vissuto dai seguaci di Cristo in quelle prime ore dopo la Risurrezione sono certamente i due discepoli di Emmaus. Benedetto XVI ha ricordato la loro storia: dalla delusione al cuore che torna ad ardere nello spazio di pochi chilometri perché hanno incontrato Cristo, ascoltando la sua Parola e condividendo il pane spezzato, ovvero i “due luoghi” che, ha detto il Papa, trasformano la vita di chi apre il cuore a Cristo:

“Cari amici, il Tempo pasquale sia per tutti noi l’occasione propizia per riscoprire con gioia ed entusiasmo le sorgenti della fede (...) La fede in Lui trasforma la nostra vita: la libera dalla paura, le dà ferma speranza, la rende animata da ciò che dona pieno senso all’esistenza, l’amore di Dio”.
Al termine delle catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto un particolare benvenuto, fra gli altri, ai diaconi della Compagnia di Gesù e ai ragazzi della professione di fede di Milano, invitati a prepararsi spiritualmente al prossimo Incontro mondiale delle famiglie, in programma nel capoluogo lombardo tra poco più di un mese e mezzo. “In questo cammino – ha concluso il Papa – vi sia di aiuto l’immagine della Sacra Famiglia”, rappresentata dalla grande icona benedetta dal Pontefice stamattina prima dell’udienza e presto inviata in pellegrinaggio nelle case di Milano.

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