Da: Radio Vaticana
Nel “silenzio” spirituale del Sabato Santo, la Chiesa si predispone in tutto il mondo a celebrare le ore che portano alla Pasqua. Questa sera, a partire dalle 21, Benedetto XVI presiederà la Veglia nella Basilica Vaticana, con il rito della benedizione del fuoco cui seguirà la processione in Basilica con il cero pasquale, la celebrazione della Liturgia della Parola e di quella battesimale. Saranno otto i catecumeni, di quattro continenti, che riceveranno i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Tra le diverse circostanze in cui Benedetto XVI si è soffermato sul senso del Sabato Santo, memorabile resta la meditazione che egli fece nel 2010 a Torino, davanti alla Sindone. Alessandro De Carolisne ricorda alcuni passaggi:
Il giorno dopo, Gerusalemme vive il suo riposo. Lo shabbat impone la sospensione di ogni attività. Anche così, probabilmente si commentano i fatti del giorno prima, l’esecuzione avvenuta sul Golgota, dove forse restano ancora tre patiboli macchiati di sangue a ricordare l’accaduto, dopo che i corpi dei tre giustiziati sono stati portati via e sepolti di fretta perché la Pasqua incombe. Tutto è fermo, intorno. Ma è altrove che la storia umana sta cambiando, che una realtà sta prendendo corpo proprio dove ciò che è corpo può solo corrompersi. Gesù di Nazareth, spiega Benedetto XVI, è entrato in quel “tempo-oltre-il-tempo” per l’atto finale della sua missione. Sconfiggere la morte:
“Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la 'terra di nessuno' tra la morte e la risurrezione, ma in questa 'terra di nessuno' è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo”.
Una presenza di vita divina nel regno che non ha vita alcuna. Qui, dove luci e suoni semplicemente non sono, quella presenza è dirompente e sovversiva:
“Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato ‘negli inferi’ (…) L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita”.
È una battaglia immane e nascosta che nessuno può percepire, al di là della grande pietra che ostruisce il sepolcro di Gesù di Nazareth, in quella Pasqua apparentemente “ferma” di duemila anni fa. “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”. L’esito sarà conosciuto di lì a poche ore:
“Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato (…) Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione”.
Capire la Santa Messa - Ultimo Appuntamento
10 anni fa
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