lunedì 2 agosto 2010

Il calcio invade la vita familiare

 "Politica sportiva" è il tema del post di oggi in questa sezione: una decisione al quanto controversa ha portato alla spalmatura delle partite del prossimo campionato di calcio. In questo modo, si va a colpire lo spazio familiare già provato a causa dello stress settimanale. Se togliamo anche la Domenica, quando la famiglia potraà riunirsi in pace e serenità? Ecco l'intervento di Mons. Carlo Mazza, ai microfoni di Radio Vaticana:


Ogni turno del prossimo Campionato di calcio italiano sarà distribuito in più giorni: sono previste partite alle 12.30 della domenica, anticipi al venerdì sera e anche posticipi del lunedì. Ad influenzare questa decisione sono soprattutto le scelte, dettate da motivi economici, di chi detiene i diritti televisivi. Si tratta di novità discutibili, sottolinea al microfono di Luca Collodi il vescovo di Fidenza, mons. Carlo Mazza, già direttore dell'Ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la pastorale del tempo libero, turismo e sport:

R. - Credo che quest’anticipo alle 12.30 sia veramente deleterio, in tutti i modi, sia per quanto riguarda i calciatori, che scendono in campo alle 12.30 - per i quali ci si potrebbe chiedere in che modo siano preparati e disposti, anche se questo è un problema di tipo atletico che può essere accantonato -, sia per la famiglia, che è il problema più grande. Mettersi davanti agli schermi alle 12.30, quando si va a pranzo o ci si prepara per andare a pranzo, a me pare un’invasione di campo. Questa sì che è un’invasione di campo e credo che bisognava pensarci bene ed anche un po’ prima rispetto alla decisione finale. Io rispetto molto tutti coloro che hanno dovuto decidere su questi aspetti, però non possiamo non dire una parola su questa situazione, che in qualche modo lede quello che è un minimo di stile familiare, cioè lo stare insieme, come può essere il pranzo, il sedersi a tavola, il ritrovarsi con i familiari ma anche con gli amici ed i parenti. La famiglia è uno snodo importantissimo, non possiamo “svenderlo” ad altri eventi, a meno che non siano eventi eccezionali. Sotto il profilo familiare come anche quello etico, cioè il modo in cui l’Italia vive il calcio, credo bisogna mettere dei paletti, perché se vogliamo riformare il calcio dobbiamo dare anche dei segnali su questi aspetti che sembrano marginali e secondari, ma che, di fatto, hanno sul tutto una loro incidenza, non ultima quella delle Messe. Questo è un problema dei cattolici - come si usa dire - e quindi se lo risolvono loro. Bisogna, però, stare molto attenti a togliere questi fondamenti e questi valori che, in qualche modo, strutturano una tradizione di grande pregio. Così, in qualche modo, la inficiamo con iniziative che potrebbero in qualche modo metterla a rischio.

D. - Questo va appunto a confliggere con quello che più volte la Chiesa ha sottolineato, cioè di santificare la Domenica. Lo abbiamo ricordato, la Domenica é il giorno del Signore, ma è anche il giorno della famiglia…

R. - Negli anni Novanta abbiamo fatto battaglie incredibili. Tutte perse, per la verità. Lo spostamento delle partite al sabato ed anche la domenica, questo "spalmare" il calcio sul tempo dell’uomo e sul tempo della Domenica credo sia una forzatura. Direi, allora, che occorre, anche qui, riprendere in mano il senso profondo dei valori veri dell’uomo, della famiglia, del calcio e di tutto quello che è la nostra civiltà italiana. Bisognerà ripensare a fondo, perché se tocchiamo la Domenica, che è il giorno più bello, più elevato, più ricco di significati ed anche più disponibile all’umano, dove vogliamo arrivare, poi, con la nostra società e con il nostro modo di vivere insieme?

D. - Di fatto, secondo lei, gli sportivi possono modificare questa situazione? Ad esempio, i primi dati sugli abbonamenti ci dicono che c’è un calo drastico…

R. - A me dispiace molto se gli abbonamenti calano. D’altra parte, però, può essere un segnale che viene dato dagli sportivi più avveduti, più coscienziosi e pensosi alle società, ai presidenti delle società. Allora, anche qui, bisognerà ritrovare quelle linee armoniche che tengono insieme i valori degli sportivi, i valori delle squadre, i valori dello sport in generale e trovare una linea che sia di sostegno a questi valori. Se il calo degli abbonamenti dovesse mantenersi, occorrerà rifletterci veramente tanto, perché sarebbe la prima volta che gli sportivi, con un gesto preciso, danno un segnale altrettanto preciso al calcio italiano. (Montaggio a cura di Maria Brigini)


Ecco l'esempio perfetto della famiglia ormai seguito da pochi

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2 commenti: on "Il calcio invade la vita familiare"

Nella Vigna ha detto...

La tua filosofia è la giusta via da seguire, caro Mik: spegniamo le TV, e mettiamo la famiglia al primo posto! Un caro saluto a te!

Mikhael ha detto...

Non la famiglia, ma sempre Dio al primo posto poiché mettere Lui al primo posto vuol dire amare la famiglia più di quanto la si ami ora. Dio è Amore e chi segue questo Amore viene colmato da Esso e ama in abbondanza!

Un caro saluto e buona e santa serata!

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