martedì 31 gennaio 2012

Pubblicato il programma del viaggio del Papa in Messico e Cuba: intervista con l'ambasciatore messicano presso la Santa Sede

Da: Radio Vaticana


La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamani il programma del viaggio apostolico che il Papa compirà in Messico e a Cuba, dal 23 al 28 marzo prossimo. Si tratta del 23.mo viaggio internazionale di Benedetto XVI che torna in America Latina dopo la visita in Brasile del 2007. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Sei giorni ricchi di momenti ecclesiali ed eventi di alto significato sociale. Si presenta così il viaggio di Benedetto XVI in Messico e Cuba, fra meno di due mesi. Il Papa - informa la Sala Stampa vaticana - arriverà in Messico il pomeriggio di venerdì 23 marzo, all’aeroporto di León nello Stato di Guanajuato, dove si svolgerà la cerimonia di benvenuto. Quindi, sabato 24, dopo la visita di cortesia al presidente, il Papa saluterà e benedirà i bambini messicani raccolti nella “Plaza de la Paz” della città di Guanajuato. La mattina dopo, domenica 25 marzo, il Pontefice celebrerà una grande Messa nel Parco Bicentenario di León. Infine, nel pomeriggio, nella Cattedrale della Madre Santissima della Luce, celebrerà i Vespri assieme ai vescovi messicani e dell’America Latina.

La mattina dopo, il Papa si trasferirà a Cuba dove nel primo pomeriggio si terrà la cerimonia di benvenuto nell’aeroporto internazionale di Santiago de Cuba. Quindi, celebrerà una Messa nella Piazza “Antonio Maceo”, in occasione del 400.mo anniversario del ritrovamento della Virgen de la Caridad del Cobre. La mattina del 27 marzo, dopo la visita al Santuario della Virgen de la Caridad del Cobre, il Papa si trasferirà in aereo all’Avana, dove nel pomeriggio si recherà al Palazzo della Rivoluzione per la visita di cortesia al presidente. Il 28 marzo, infine, il Papa presiederà la Messa nella Piazza della Rivoluzione “José Marti” dell’Avana, quindi nel pomeriggio si trasferirà all’aeroporto dell’Avana per fare ritorno a Roma. L’arrivo è previsto all’aeroporto di Ciampino intorno alle ore 10 di giovedì 29 marzo.

Nonostante manchino due mesi all’arrivo di Benedetto XVI, la comunità ecclesiale del Messico, ma non solo, non nasconde la propria gioia per il prossimo appuntamento. A farsi interprete di questo crescente entusiasmo è l’ambasciatore messicano presso la Santa Sede, Héctor Ling Altamirano, intervistato da Luis Badilla:

R. – La información que tengo hasta este momento ...
Per le informazioni che ho ricevuto fino a questo momento posso dire che l’annuncio ufficiale della visita fatto dal Santo Padre lo scorso 12 dicembre, dopo le prime indiscrezioni, ha suscitato sentimenti di entusiasmo. Dopo la conferma del viaggio e del luogo, lo Stato di Guanajuato, questo entusiasmo è cresciuto per così dire a cerchi concentrici e dunque l’attesa è diventata nazionale e coinvolge ormai tutto il Paese. Ho notizie di persone e gruppi disposti a viaggiare oltre 2mila chilometri, da Tijuana o Merida per esempio, per arrivare a vedere e ascoltare il Papa a Guanajuato. Gli stessi abitanti di Guanajuato sono entusiasti ed euforici. La gente aspetta di sapere dagli organizzatori del pellegrinaggio come, quando e dove sarà possibile ascoltare e vedere il Santo Padre.

D. – Come spiega Lei questo clima di entusiasmo e attesa?
R. – Yo creo que es la verificación oportuna del tipo de ....
A mio avviso è una conferma della natura del cattolicesimo messicano. Il nostro ovviamente è un cattolicesimo molto latino e fortemente ispanico, con non pochi elementi tipicamente messicani. Basterebbe ricordare la Madonna di Guadalupe, le nostre battaglie per la libertà nel nostro Paese – cui hanno partecipato sacerdoti e uomini di Chiesa -, o per la libertà religiosa. E ancora: penso all’eredità, al ricordo marcato a fuoco nel cuore dei messicani, lasciato dal Beato Giovanni Paolo II che visitò il Paese cinque volte dimostrando un grande amore e predilezione per la nostra Nazione. Ricordo quando davanti a 150mila persone nello Stadio Azteca disse: “Io sono messicano”. Questo tipo di cristianesimo, fortementemente mariano, e profondamente rispettoso del Papa, del Successore di Pietro, è una grande forza per il Messico, che come tante altre nazioni, affronta problemi seri come la crisi economica e la violenza.

D. – Ecco, fermiamoci un attimo su questo grave problema della violenza che colpisce regioni importanti del Messico, per capire meglio cosa sta accadendo e dunque come reagire adeguatamente: a suo giudizio che aiuto potrebbe dare il Papa? Cosa vi aspettate da Benedetto XVI?
R. – Yo creo que Su Santidad lo verbaliza en algunos de sus mensajes ... 
Secondo me che il Santo Padre traduca o meno in parole questa speranza nei suoi messaggi, quello che conta per noi è la sua vicinanza spirituale e fisica, la sua indiscussa autorità morale, riconosciuta da tutti noi, in particolare da 87 milioni di cattolici, l’83% della popolazione secondo gli ultimi dati disponibili. Il Papa è una speranza, è un “sursum corda”, un’esortazione ad alzare “in alto i cuori", a non versare più lacrime, ma ad impegnarci piuttosto insieme per superare le sfide come è già accaduto in altri momenti difficili nella vita del nostro Paese.

D. – Il Senato messicano sta discutendo la modifica dell’articolo 24 della Costituzione, (già approvata dalla Camera il 15 dicembre scorso), sulla libertà religiosa che riguarda specificamente la professione della propria fede religiosa in pubblico e in privato. Alcuni organi di stampa sostengono che la visita del Papa potrebbe interferire in questo dibattito. Come stanno veramente le cose a suo avviso?
R. – Es natural que en algunas personas que tienen come método ...
Mi sembra naturale che alcune persone che sospettano sistematicamente di tutto vedano seconde intenzioni e nessi di causa-effetto nei dibattiti costituzionali o nelle elezioni politiche traendone una serie di conclusioni il cui unico fondamento è, appunto, il sospetto. Se vogliamo però essere veramente oggettivi e onesti, ci rendiamo conto che nessuno è in grado di fissare l’agenda del Papa per farla coincidere con altri eventi che nulla hanno a che fare con la sua missione pastorale. Da tempo in Messico si discutono questioni attinenti alla libertà religiosa e sicuramente sarà così anche in futuro, perché a mio avviso è giunto forse il momento di approfondire la materia, vale a dire, tutti gli aspetti che toccano la libertà religiosa e come essa s’inserisce nella cornice di uno Stato, ufficialmente e autenticamente laico.

D. – La storia messicana dimostra che il Messico sa affrontare le sfide, i problemi e cambiamenti. Sarà così anche oggi di fronte alle attuali pressanti questioni?
R. – Sí, sí ...sí, claro! Es un reto formidable. Y creo yo que ...
Sì, certo! Si tratta di sfide straordinarie. Penso che il Messico, come altre nazioni importanti dell’America Latina, ha saputo destreggiarsi bene nelle situazioni di crisi anche se con il sudore e le lacrime del popolo. Il mio Paese, grazie anche allo stimabile contributo di economisti autorevoli, è riuscito a contenere o limitare i danni di questa crisi per certi versi devastante. Il Messico, il Cile, e anche diversi altri Paesi, hanno continuato a crescere nonostante la crisi: quest’anno dovremmo crescere del 3,5%. E’ un successo. In questo contesto, c’è l’altra sfida prioritaria che è la lotta contro la disoccupazione che da noi è importante, ma non raggiunge le percentuali europee. C’è poi un terzo problema: la violenza del crimine organizzato attorno al quale stiamo discutendo sul modo migliore per ottenere risultati effettivi e duraturi. L’orizzonte è sempre uno: la legge, la sua applicazione e il suo rispetto.

D. – A proposito della violenza in Messico, vale la pena ricordare che la sua collocazione geografica lo ha trasformato in un “corridoio” attraversato da nord a sud da ondate di violenza...Condivide queste affermazioni?
R. – No tan exactamente, pero sì sono ingredientes. No es ... 
Non è esattamente così, anche se questa è una delle componenti del problema. Non possono esserci rapporti facili con il nord quando di mezzo c’è un muro di acciaio di 3mila chilometri di lunghezza per impedire i flussi migratori dal Messico agli Stati Uniti. Da un lato, hanno bisogno della mano d’opera messicana e, dall’altro, incoraggiano l’immigrazione clandestina. Va aggiunto che per altro verso questo muro è molto poroso e dunque passano armi per il crimine organizzato. C’è poi il consumo di droga oltre i nostri confini ....

D. – Droga che viene in buona parte dal sud del Continente...

R. – Exactamente. Y esto que le daba a México la ...
Proprio così. E il Messico, che era un Paese di “passaggio” del traffico di droga, deve ora fare i conti con le misure di controllo adottate dagli Stati Uniti, negli aeroporti, nelle dogane, alle frontiere. Il narcotraffico dunque trova difficoltà a passare oltre-confine e si ferma nel Paese con la conseguenza che, purtroppo, in alcune aree importanti del Paese è nato e cresciuto il consumo di droga. In questo contesto si è inserita presto la microcriminalità per soddisfare le esigenze di approvvigionamento personale, il reclutamento della manovalanza per lo spaccio in tutti gli ambiti sociali, non solo povera gente, magari ignorante , ma anche persone istruite, con alti titoli di studio. Occorre inoltre tenere presente che oltre al consumo in Messico è cresciuta anche la produzione di droga e questo aggrava il problema. A volte la disoccupazione facilita l’azione della criminalità organizzata. Infine, bisogna ricordare la vera e propria ondata migratoria dal Centro-America: migliaia di honduregni, salvadoregni, ecc. che cercano di raggiungere il confine statunitense per trovarsi poi di fronte allo stesso problema dei messicani: quello di non poter varcare la frontiera. Sono tutti elementi complessi e delicati di una situazione non facile da gestire.

D. – Tornando alla visita del Papa, ci sembra significativo che il Messico, insieme al Brasile, alla Colombia, a Cuba e agli Stati Uniti, rientri nell’elenco dei pochi Paesi americani visitati da due Papi diversi ...

R. – Me parece un dato muy digno de notarse, sobre todo ...
Mi sembra un dato degno di rilievo, soprattutto perché il rapporto formale, ufficiale, tra il Messico e la Santa Sede è giovane, recente. Le nostre relazioni sono state stabilite 20 anni fa, nel 1992, e perciò alla fine dell’anno celebremo questa importante ricorrenza. Abbiamo ricevuto la visita di Giovanni Paolo II ben cinque volte e nelle prime due tra noi non c’era alcun rapporto diplomatico formale. Si aggiunga la canonizzazione di Juan Diego e ora la visita di Benedetto XVI. A mio avviso la visita del Santo Padre può offrire molta materia per una seria e profonda riflessione religiosa, sociologica e culturale su ciò che rappresenta oggi il cattolicesimo in Messico. Le nostre relazioni sono state molto buone e ciò si misura con l’intensa collaborazione reciproca sui temi di interesse bilaterale e internazionale. L’elenco dei campi di collaborazione, delle convergenze e dei punti di consenso è lungo. Fra ottobre e novembre avremo molte cose da celebrare.

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