venerdì 22 ottobre 2010

Libertà religiosa o discriminazione?

Nei giorni scorsi avevamo puntato il nostro sguardo sulle persecuzioni dei cristiani nelle terre orientali come Mosul. Molti nemmeno sospettano che vi siano ancora oggi martiri cristiani e né tantomeno sanno che i cristiani sono vittime di discriminazione persino nei nostri confini nazionali! Non è una novità per chi ci vive ogni giorno, che vi è una certa difficoltà nel mostrare pubblicamente la fede perchè vi sono ritorsioni, incomprensioni, distacchi. Persino colui che ufficialmente è un cristiano, discrimina colui che dichiara pubblicamente la Verità di Cristo, semplicemente perchè essa svela i peccati dei cuori. Ancora oggi, come annunciato da Gesù stesso, Egli è segno di contraddizione che svela i pensieri di molti e soprattutto dei falsi cristiani che invece di solidarizzare, discriminano il proprio fratello, soprattutto se religioso come un frate od una suora (quante prese in giro e umiliazioni vi sono). Tempo fa, Avvenire ha pubblicato un'intervista importante che svela la discriminazione all'interno del nostro Paese, basata su una presunta libertà religiosa che si trasforma in un nascosto tentativo di discriminare la vera fede cristiana:

Diritti umani, libertà religiosa, proclami e documenti da un lato. Sempre più numerose violazioni di questi diritti dall’altro. Nell’Europa del “dopo-Muro” si vive una sorta di schizofrenia. E a farne le spese sono molto spesso i cristiani, discriminati a motivo della loro fede. Incredibile? No, affatto. E la casistica parla chiaro. Al punto che il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) ha istituito un «Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europea», al fine di documentare un fenomeno purtroppo in aumento. «Le segnalazioni – conferma padre Duarte Da Cunha, 42 anni, portoghese, segretario generale del Ccee – sono aumentate in maniera esponenziale negli ultimi anni. E proprio per questo abbiamo deciso di studiare meglio sia i singoli casi, sia l’andamento generale».

Quali sono i casi più frequenti?
C’è di tutto. Dalle discriminazioni sul luogo di lavoro o nell’acquisizione di cariche pubbliche ad episodi di intolleranza, e talvolta anche violenza, verso istituzioni e aggregazioni cristiane. Da espressioni offensive verso la fede a vere e proprie profanazioni. Mi ha colpito, qualche tempo fa, il caso di una radio ungherese che mandava in onda un messaggio del genere: «Due sono oggi i pericoli per la gioventù, la pornografia e la Chiesa cattolica. Dunque i cristiani devono essere estromessi da compiti educativi». Un accostamento e una conclusione che si commentano da soli.

Sono stati segnalati casi di discriminazioni che derivano da direttive delle Istituzioni Ue o da leggi dei singoli parlamenti nazionali?
L’Osservatorio servirà, anche a registrare questi casi, nel momento in cui si verifichino. Anche se devo precisare che non è uno strumento politico per cercare di influire nella formazione delle leggi a livello comunitario o degli Stati. Sarà piuttosto una struttura per registrare le denunce di violazione da parte di singoli e di gruppi. E per verificarle. In altri termini il fine non è quello di creare tensioni, ma di difendere quanti soffrono qualche sorta di discriminazione, facendo appello ai valori e ai diritti umani comunemente accettati da tutte le società.

Come funzionerà in concreto l’Osservatorio?
Il Ccee ha deciso di sostenere il lavoro dell’«Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa» realizzato dall’agenzia austriaca «Kairòs Consulting». C’è un vescovo nominato dalla presidenza del nostro Consiglio, monsignor Andràs Veres, ungherese, che coordinerà il progetto, ma tutte le Conferenze episcopali del continente sono invitate a informare l’Osservatorio sui casi che si verificano nel proprio Paese. E anche i singoli cittadini possono farlo, consultando il sito www.intoleranceagainstchristians.eu.

Ma secondo lei una vicenda come quella del crocifisso nelle scuole potrebbe rientrare tra le discriminazioni?
Diciamo che è il classico caso in cui la pretesa non discriminazione di uno o di pochi soggetti, finisce per diventare una discriminazione del diritto alla espressione delle idee religiose da parte di tutti gli altri. Dietro a questa mentalità c’è il tentativo laicista di ridurre la religione, e in primis il cristianesimo, a fatto privato senza alcuna rilevanza pubblica. Ma questo apre la strada a forme subdole di totalitarismo.

Non a caso il Papa parla sempre più spesso di «dittatura del relativismo».
Esattamente. E nel viaggio di 15 giorni fa in Gran Bretagna ha detto anche di più: e cioè che oggi le persecuzioni per i cristiani non sono solo quelle fisiche, ma l’essere ridicolizzati e marginalizzati. La sfida del relativismo, con la sua pretesa di eliminare ogni certezza di verità, è radicale. E può anche sfociare in ostilità aperta contro il cristianesimo e i cristiani. L’Osservatorio servirà anche a documentare questi casi, cosicché non ci abituiamo a situazioni che costituiscono vere e proprie forme di discriminazione e rischiano di degenerare in autentico odio.

Mimmo Muolo
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1 commenti: on "Libertà religiosa o discriminazione?"

Mikhael ha detto...

Purtroppo un esempio di discriminazione verso i cristiani lo abbiamo ricevuto anche attraverso alcuni programmi televisivi, come ad esempio quel "cartone animato" feccia quale è South Park nel quale si ridicolizzava la figura di Gesù Cristo e con Egli anche i cristiani... E' un facile tentativo di sviare i giovani verso l'ateismo e molti dei quali infatti anche attraverso quel programma realizzato da meri imbecilli hanno cominciato a non rispettare il Signore.

E mi meraviglio che nessuno non sia intervenuto per far abolire nel nostro paese quel programma orrendo. Era giustificato soltanto perché veniva trasmesso a notte inoltrata... ma nemmeno alle 4 del mattino si dovrebbe trasmettere una porcheria del genere.

Detto ciò, dobbiamo muovere una grande guerra verso questo pericolo, una guerra fatta di amore, preghiera, carità ed evangelizzazione.

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