Nei giorni scorsi si è tenuta la Giornata Mondiale dell'alimentazione "uniti contro la fame". Non è una sorpresa sapere che vi ancora la fame nel mondo. Essa è una piaga che purtroppo non si riesce a debellare per svariate ragioni, alcune delle quali, basate su una cattiva gestione delle risorse economiche piovute a pioggia, ma finite nelle tasche di pochi.
Purtroppo è arduo oggi sederci a tavola pensando che c'è qualcuno che non ha il nostro stesso privilegio: per questo sarebbe giusto non cadere nell'eccesso e nel nostro piccolo possiamo cominciare con il nutrirci con l'essenziale evitando di buttare il cibo. Dico questo perchè vedo molte volte cibo per strada, buttato vicino alle immondizie o sui marciapiedi. Questo gesto del panino buttato è un qualcosa di amaro, di cattivo poiché denota una mancanza di rispetto verso i poveri che non hanno nulla con cui sfamarsi e una mancanza di gratitudine verso Dio che ci dona il pane quotidiano. Quindi cerchiamo di non gettare più il cibo e di trovare sempre un modo per utilizzarlo, magari ingegnandoci, ad esempio grattando il pane duro che altrimenti verrebbe buttato via.
Fatta questa premessa doverosa, pubblichiamo oggi un nuovo articolo di Avvenire, sempre sensibile alle tematiche più degradanti e meno visibili nei mass media generali (troppo occupati a parlare di tragedie in modo da spettacolarizzarle): in tale articolo troviamo anche le parole del Pontefice che ha richiamato chi di dovere alla garanzia dell'accesso al cibo per tutti:
Nel 2010 sono 925 milioni le persone che vivono in uno stato cronico di fame e malnutrizione. La cifra si è ridotta rispetto al 2009 ma «il livello rimane inaccettabile e non possiamo rimanere indifferenti». Lo ha detto Jacques Diouf, direttore generale della Fao, aprendo la 30/a Giornata dell'alimentazione, che si celebra sabato, e ricordando che sono 30 i Paesi che si trovano in una situazione di emergenza alimentare, e di questi 21 si trovano in Africa.
Il numero ancora così alto delle persone affamate è dovuto anche, ha sottolineato Diouf, al fatto che invece di affrontare le cause strutturali, il mondo ha trascurato di investire in agricoltura. Infatti, ha stigmatizzato Diouf, la quota degli aiuti ufficiali riservati all'agricoltura è scesa dal 19% del 1980 al 6% del 2006. Fra i problemi più gravi, l'instabilità dei mercati e la volatilità dei prezzi, che sono "una vera minaccia per la sicurezza alimentare".
Secondo Diouf, la produzione agricola dovrebbe aumentare del 70% per arrivare a sfamare nel 2050 le 9,1 miliardi di persone che abiteranno il pianeta. Ma il futuro non è così buio come sembra: infatti, ha ricordato Diouf, «il pianeta è in grado di potersi nutrire, ma bisogna lavorare per incrementare la produzione agricola attraverso lo sviluppo».
Dopo l'intervento di Diouf, il sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti, ha sottolineato il problema delle speculazioni sulle materie prime alimentari, problema sul quale bisogna tenere alta la guardia. Alla 30/a Giornata dell'alimentazione è arrivato anche il messaggio del Papa, letto da monsignor Renato Violante, osservatore permanente presso le Nazioni Unite, che nel riportare le parole di Benedetto XVI ha sottolineato la necessità di «promuovere risorse e infrastrutture in una logica di sviluppo basata sulla fraternità», in modo da raggiungere uno dei traguardi «più urgenti per la famiglia umana: la libertà dalla fame».
«Per eliminare la fame e la malnutrizione – ha aggiunto il Pontefice – devono essere superati gli ostacoli derivanti da interessi specifici dei Paesi, per fare spazio ad una gratuità feconda, che si manifesta nella cooperazione internazionale come espressione di fraternità autentica». «A persone, popoli e Paesi – ha sottolineato ancora Benedetto XVI – deve essere consentito di raggiungere il proprio sviluppo, approfittando dell’assistenza esterna in conformità alle priorità e ai concetti radicati nelle loro tecniche tradizionali, cultura, patrimonio religioso e nella sapienza tramandata di generazione in generazione all’interno della famiglia».
Il tema della Giornata dell’alimentazione di quest’anno, «Uniti contro la fame», sottolinea il Papa, ci ricorda che «tutti, singoli individui, organizzazioni della società civile, Stati e istituzioni internazionali, devono assumere un impegno per attribuire al settore agricolo la giusta importanza». Per ottenere ciò, precisa il Papa, «non basta solo che ci sia cibo a sufficienza, ma anche garantire ogni giorno l’accesso al cibo per tutti». Per il Pontefice, «ciò significa promuovere tutte le risorse e le infrastrutture necessarie per sostenere la produzione e distribuzione in modo tale da garantire pienamente il diritto al cibo». «I Paesi industrializzati – conclude il testo – devono essere consapevoli del fatto che le crescenti esigenze del mondo richiedono livelli coerenti di aiuto» nei confronti di chi soffre la fame o è in situazione di povertà. «Essi non possono semplicemente rimanere chiusi nei confronti gli altri: un atteggiamento del genere non serve a risolvere la crisi».
Capire la Santa Messa - Ultimo Appuntamento
10 anni fa
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