mercoledì 27 ottobre 2010

Una preghiera per l'Indonesia

Continua il dramma nel territorio indonesiano: come avevamo già visto ieri, anche il vulcano sembra ormai prossimo ad una vera esplosione di lava che potrebbe causare danni gravissimi. A questo si aggiunge lo tsunami che ha devastato le coste e un terremoto che ha distrutto tutto. L'Indonesia si trova a dover affrontare un vero e proprio dramma umanitario e questa volta ci sarà più che bisogno di ogni possibile aiuto, perchè altrimenti condanneremmo quelle persone a vivere in un costante senso di paura e di abbandono. Chiediamo a Dio di aiutarli in questo momento di dolore e di sofferenza, sperando che si preservi la vita umana. Per ora, l'unica cosa che possiamo fare, è pregare per l'Indonesia intera. Quanto segue è la cronaca degli eventi trasmessa da un'agenzia Ansa:

GIAKARTA - Almeno 25 persone sono rimaste uccise per l'eruzione del vulcano Merapi, in Indonesia. Intanto continua a salire il bilancio delle vittime dello tsunami causato il 25 ottobre da un terremoto di magnitudo 7,7 sulle isole indonesiane dell'Oceano indiano: 272 morti, mentre i dispersi sono oltre 400.
Un terremoto seguito da uno tsunami, e poi un'eruzione vulcanica che ha già costretto migliaia di persone all'evacuazione, minacciando di intensificarsi nei prossimi giorni. Nel giro di 24 ore, l'Indonesia si ritrova a contare le vittime di un doppio disastro naturale e a ricordare la sua posizione geografica particolarmente esposta ai sommovimenti del sottosuolo. Le devastazioni causate dal terremoto verificatosi alle 21.42 di ieri sera (lunedi', ndr) (le 16.42 in Italia) al largo dell'isola di Sumatra - una scossa di magnitudo 7,7 - sono diventate evidenti solo oggi (ieri, ndr), mano a mano che venivano raggiunte le zone costiere più colpite dal successivo maremoto. L'onda alta almeno tre metri - alcuni testimoni parlano di sei - si è abbattuta con violenza nelle prime ore del mattino sulla parte meridionale delle isole Mentawai, una catena che si estende a 150 chilometri dalla costa di Sumatra, nell'ovest dell'arcipelago indonesiano.

Lo tsunami, hanno spiegato funzionari locali, ha "spazzato almeno 10 villaggi", in particolare sulle isole di North Pagai, South Pagai e Sipura, penetrando all'interno fino a 600 metri. Mentre la Farnesina non ha notizia di italiani coinvolti, al momento le vittime sono tutte indonesiane: una decina di surfisti australiani (le Mentawai sono un paradiso per gli appassionati), che risultavano inizialmente dispersi, sono sopravvissuti al naufragio del loro battello. Dall'altra parte dell'arcipelago, nell'est dell'isola di Giava, alle 18 di oggi (ieri, ndr) (le 13 in Italia) è intanto iniziata l'eruzione del vulcano Merapi, i cui brontolii avevano già fatto scattare il piano di evacuazione per 19mila residenti negli ultimi giorni. Le nuvole e ceneri vulcaniche - emesse fino a un chilometro e mezzo di altezza - hanno causato le prime vittime. Le autorità sono preoccupate in particolare da un "tappo" di lava nei pressi del cratere, che ha fatto accumulare la pressione. "Speriamo che la rilasci lentamente - ha dichiarato il vulcanologo Surono - altrimenti, saremo di fronte a un'eruzione potenzialmente enorme".

Il Merapi, a cui i giavanesi porgono regolarmente offerte per "placare gli spiriti", aveva eruttato per l'ultima volta nel 2006 (due morti) e prima nel 1994 (60 vittime); l'eruzione più violenta è quella registrata nel 1930, quando morirono 1.300 persone. Estendendosi lungo il cosiddetto Anello (o Cintura) di fuoco del Pacifico, una fascia lunga 40 mila chilometri che la sovrapposizione di diverse faglie rende soggetta a terremoti ed eruzioni, l'Indonesia - che conta 76 vulcani attivi - si trova spesso a fare i conti con calamità naturali di questo tipo. Al largo di Sumatra si verificò anche il sisma di magnitudo 9,1 che il 26 dicembre 2004 causò il devastante tsunami nell'Oceano Indiano, provocando 230 mila morti in undici Paesi, di cui 168 mila in Indonesia.

FONTE: Ansa
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