In questi giorni di grande tensione in Iraq, dove è giunta la notizia che il terrorista Osama Bin Laden ha confermato la liceità degli attacchi a cristiani, si respira ancora un'aria di paura e minaccia. Sono trascorsi più di duemila anni da quando Gesù, con le Sue stesse parole, annunciava un'era di persecuzione a causa della fede in Lui: e purtroppo, quelle parole hanno trovato conferma e ancora oggi sono vive e attuali perchè la persecuzione, violenta e non, è ancora in atto e sempre contro i cristiani, ormai i più perseguitati al mondo. In questi giorni, il quotidiano "La Stampa" ha pubblicato un'intervista-denuncia al Vescovo di Baghdad Monsignor Shlemon Warduni, della quale pubblichiamo solo alcuni punti. L'intervista completa la trovate cliccando sul link al termine del post:
"Una tragedia del genere era impensabile persino in un Paese senza sicurezza né stabilità come l’Iraq. Ma ormai purtroppo ormai nessuno può prevedere dove possa arrivare una violenza che non risparmia più niente e nessuno. Come minoranza siamo un bersaglio costante e conviviamo con un logorante senso di precarietà e di timore costante. Il sacrificio di questi nostri fratelli dimostra a che punto di follia si è arrivati. Neppure quando si prega in una chiesa si è al riparo dalla persecuzione del terrorismo.""
Poi il Vescovo prosegue spiegando come i fedeli siano davvero terrorizzati e chiedono quale sia il disegno di Dio per loro, e lui risponde così:
«Viene lo sconforto anche a me davanti ai lenzuoli bianchi di persone miti, uccise in chiesa. C’è anche il corpicino senza vita di una bambina. Per non cadere nella disperazione quaggiù le persone devono avere una fede talmente forte da essere addirittura pronte come cristiani alla testimonianza estrema, alla morte. Ma non si può pretendere da tutti una fede eroica, perciò anche in Occidente ci si deve fare carico di questa condizione di terrore costante. Nessuno ci spiega da dove arrivano le armi delle bande che si muovono indisturbate dentro e fuori i nostri confini».
Noi pensavamo che l'epoca del martirio fosse ormai un lontano ricordo e invece non è così e mentre noi quasi ci vergogniamo a professarci cristiani praticanti, dall'altra parte del mondo vi è la prova più dura, la professione di fede a costo della propria vita. Ma Monsignor Warduni pone anche un pesante interrogativo sulla provenienza dei rifornimenti delle armi alle organizzazioni terroristiche:
«Io non sospetto nessuno, è la corte internazionale a dover stabilire chi ci sta massacrando. Noi ci aspettiamo l’aiuto di Dio che ci ha creato e fatti vivere qui e delle persone di buona volontà che possono sensibilizzare i governi e l’Onu a non abbandonarci al nostro destino. Come pastore posso solo pregare per le vittime e per la conversione del cuore indurito dei terroristi».
E quest'ultimo auspicio noi lo accogliamo e sproniamo tutti voi ad unirvi alla preghiera per poter chiedere la conversione di questi cuori duri come il marmo che non distinguono più tra amore e odio, guerra e religione: la religione non è una guerra di imposizione, ma è vita, amore, fede, carità che nascono non con la coercizione, ma con la libertà dei figli di Dio.
Articolo intero: La Stampa
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