martedì 13 dicembre 2011

I diritti umani che "uniscono nella diversità"

Abbiamo spesso parlato dei conflitti esistenti tra mussulmani e cristiani nelle terre medio-orientali, ma poche volte ci siamo soffermati sui fattori di unità tra di essi. AsiaNews ci mostra come in terra pakistana finalmente si sia trovato un terreno comune capace di far risplendere la speranza di poter davvero essere "uniti nella diversità", così come auspicato dal Beato Giovanni Paolo II prima e da Papa Benedetto XVI ora:

Faisalabad (AsiaNews) – Due organizzazioni cristiane di Faisalabad (nel Punjab) hanno promosso una marcia pacifica intitolata “Diritti umani per tutti”, cui hanno partecipato anche decine di musulmani ed esponenti della società civile. L’evento si è tenuto lo scorso 10 dicembre, in concomitanza con la Giornata universale per i diritti umani, durante la quale si sono ricordati i 63 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, uno dei più importanti obiettivi proposti dalle Nazioni Unite nella loro storia. Come nel resto del mondo, anche in Pakistan per tutta la giornata e in diverse aree del Paese si sono svolti seminari, conferenze, camminate, manifestazioni, gruppi di discussione, mostre, esibizioni, tavole rotonde per promuovere lo “spirito dei diritti umani”, il suo valore universale, veicolando al contempo il messaggio di “uguaglianza” fra tutti i cittadini e “unità nella diversità”.

La marcia di Faisalabad è stata promossa dalla fondazione Pace e sviluppo umano (PHD), diretta dall’attivista cristiano Suneel Malik, e dall’Associazione femminile per la consapevolezza e la motivazione (AWAM), guidata da Nazia Sardar, attivista cristiana per i diritti delle donne. La manifestazione ha preso il via al Circolo della stampa e si è conclusa, dopo aver sfilato in modo pacifico per le vie della città, alla Torre dell’orologio. In cima al corteo “Diritti umani per tutti” vi era la parlamentare Khalida Mansoor, che ha camminato assieme a 150 fra insegnanti, studenti, attivisti ed esponenti della società civile cristiani e musulmani.

Molte le sigle che hanno aderito all’iniziativa, fra cui la sezione locale della Commissione nazionale di Giustizia e pace della Chiesa cattolica (Ncjp), la Fondazione Harmony, il Movimento per il lavoro Qaumi, la sigla sindacale Freedom Bhatta e il Partito pakistano dei lavoratori. Ispirandosi alla Dichiarazione universale per i diritti umani, i manifestanti “armati” di soli cartelli e slogan (nella foto) hanno invocato pace, giustizia, dignità, libertà e uguaglianza per tutti, senza differenze interconfessionali, condannando senza mezzi termini corruzione, violenze e divisioni di sesso o religione in seno alla società pakistana.

 Rivolgendosi ai partecipanti, la parlamentare Khalida Mansoor ha ricordato che la terra ospita “tutti gli esseri viventi” e per questo bisogna garantire pari importanza a ciascun individuo. “Il Pakistan ha sottoscritto i più importanti trattati Onu sui diritti umani – ricorda – ma le persone spesso ignorano i loro diritti. Per questo va promosso un movimento nazionale, per accrescere la consapevolezza”. Suneel Malik spiega che “crescono le violazioni ai diritti umani in Pakistan”, soprattutto a carico di donne, minoranze religiose, bambini e persone affette da disabilità. L’attivista Shazia George aggiunge che “la discriminazione” è la radice di tutti i conflitti e chiede che vengano banditi dalle scuole “i libri o altro materiale che fomentano l’odio”. Infine Nazia Sardar, femminista cristiana, che auspica maggiore protezione alle donne in famiglia e nei luoghi di lavoro, unito al riconoscimento dell’attività di “collaboratrice domestica” o contadina fra le mansioni che godono di tutela legale.
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