mercoledì 28 dicembre 2011

Il 2011 di Benedetto XVI. Il bilancio di padre Lombardi: anno intenso e sereno, di grandi messaggi che ci fanno guardare in avanti

Da: Radio Vaticana


Anche il 2011 è stato un anno molto intenso per Benedetto XVI. Con il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi tracciamo un primo bilancio di quest’anno a partire dai viaggi internazionali. L’intervista è di Sergio Centofanti:

R. – E’ giusto, perché i viaggi internazionali sono sempre punti di riferimento, nell’agenda del Papa di un anno. Vorrei incominciare a ricordare i due viaggi del centro dell’anno, cioè quello in Germania e quello in Spagna. Quello in Germania, anzitutto perché dice proprio la preoccupazione del Papa di parlare di Dio e di fare riferimento al primato di Dio nella società, anche in via di secolarizzazione di oggi, nel contesto europeo in particolare, nel suo Paese. Era un viaggio atteso, intensissimo, estremamente importante e credo che il discorso del Papa al Parlamento a Berlino rimanga uno dei grandi discorsi del Pontificato, facendo capire ad un uditorio molto ampio l’importanza del riferimento a Dio come saldo fondamento e punto di riferimento della convivenza umana dei valori fondamentali della convivenza e della tutela della dignità dell’uomo. Questo tema del primato di Dio ha un po’ dominato il viaggio in Germania, però nel contesto della secolarizzazione. Mentre in Spagna, nella Giornata mondiale della gioventù, che aveva preceduto il viaggio in Germania, c’è stata la grande esperienza della vitalità della fede, del suo futuro. Il Papa ha riletto con molta profondità questo viaggio in Spagna nell’ultimo discorso che ha fatto alla Curia, poco prima di Natale. E ha indicato, nelle sue riflessioni, che cosa annunciare e come annunciare per un modo nuovo e vitale di essere cristiani. Quindi, dalla Giornata mondiale della gioventù il Papa ha colto le indicazioni vive per la nuova evangelizzazione del mondo. Quindi, mentre la Germania mi è sembrato un ammonimento a conservare i valori fondamentali di riferimento in un tempo, in un mondo che è in fase di secolarizzazione, la Giornata mondiale della gioventù e la Spagna hanno indicato il lato positivo della presenza annunciante e viva della Chiesa nel mondo di oggi.

D. – C’è stato poi il viaggio in Benin …

R. – Sì, il viaggio in Benin è stato uno degli appuntamenti fondamentali di quest’anno, anche perché coincideva con la presentazione al Continente africano del documento finale del Sinodo per l’Africa. Un documento che è bellissimo, chiaro e semplice. Diversi commentatori – anche non cattolici – lo hanno indicato come uno dei più bei documenti che esistono, oggi, per il Continente africano: trattando con ampiezza di orizzonti i suoi problemi, e indicando con fiducia motivi di speranza realistica con cui andare incontro al futuro, riconoscendo la dignità degli africani. E questo è stato anche il clima in cui si è svolto il viaggio. Il Papa è stato molto colpito dalla gioia, dalla vitalità di questo popolo che lo ha accolto. Un popolo che vive in difficoltà, che è povero, che ha certamente delle sofferenze e dei grandi problemi ma che manifesta una capacità di guardare in avanti e di gustare la gioia del vivere. Quindi, questo viaggio ha indicato molto efficacemente la capacità della Chiesa cattolica oggi di parlare al continente africano essendone parte, cioè una Chiesa non estranea all’Africa: non che parla per l’Africa dall’Europa, ma che parla all’Africa nell’Africa e dall’Africa. Questo senso di solidarietà, di accoglienza, di gioia, di partecipazione che il Papa ha vissuto in mezzo agli africani, ha espresso molto bene quello che si manifesta nell’impostazione del documento. Quindi, direi che questo è uno dei segni di speranza per il futuro dell’Africa e per il futuro della Chiesa in Africa e del suo servizio per il Continente.

D. – Ad Assisi, il Papa ha rilanciato con forza il tema del dialogo …

R. – Sì. Questo incontro di Assisi era molto atteso. Sappiamo che da tempo si dubitava se il Papa Benedetto XVI avrebbe ripreso i messaggi di Assisi del suo predecessore, se non avrebbe fatto dei passi indietro … In realtà, non è stata una semplice ripetizione degli incontri del passato ad Assisi, ma è stato un passo avanti, l’apertura di un nuovo orizzonte, perché il Papa ha colto – secondo il suo metodo di tornare ai punti fondamentali – il tema della ricerca della verità come unificante, e in questo ha potuto invitare ad Assisi non solo i rappresentanti delle altre confessioni cristiane o delle altre religioni, ma anche i sinceri ricercatori della verità, anche se non riconoscono un Dio. E questo è stato un elemento molto importante, che ha fatto sentire la comunione che già c’è tra coloro che si riferiscono a un Dio personale, ma ha fatto sentire a loro agio anche coloro che cercano – onestamente – la verità. E questo è stato un messaggio estremamente bello che si è posto in continuità anche con il tema del “Cortile dei Gentili” che il Papa aveva lanciato precedentemente e che viene portato avanti con impegno anche nella Chiesa. Quindi, anche se uno non guarda solo agli appuntamenti del Papa ma a quelli ecclesiali, il tema del “Cortile dei Gentili” e i suoi eventi è stato uno dei punti importanti della vita della Chiesa in quest’anno. Faccio anche notare che il Papa ha avuto anche altri importantissimi momenti di carattere ecumenico ed interreligioso: pensiamo agli incontri con i luterani in Germania, centrati sul primato di Dio; o pensiamo al grande discorso in Benin alle autorità del Paese, in cui il tema del dialogo interreligioso è stato toccato con profondità, molto direttamente.

D. – Tra i documenti del 2011 spicca il Motu Proprio “Porta fidei” con cui il Papa ha indetto l’Anno della Fede a partire dall’ottobre 2012: quindi un tema che si ricollega alla nuova evangelizzazione. Qui ricordiamo anche la Messa per l’America Latina …

R. – Sì: abbiamo infatti in questo anno degli agganci che ci fanno già guardare in avanti, verso l’anno prossimo. La Lettera di indizione dell’Anno della Fede è uno di questi: si collega a questo grande tema, che è uno dei temi del Pontificato – la nuova evangelizzazione – e al Sinodo che avverrà l’anno prossimo e quindi a questo contesto anche più ampio che il Papa vuole creare con il tema dell’Anno della Fede. In tempo breve noi avremo anche il sussidio preparato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, di suggerimenti pastorali per prepararsi all’Anno della Fede. Quindi dobbiamo vedere un cammino di preparazione che avrà poi un momento molto forte nel Sinodo del prossimo autunno. Anche l’altro evento che hai ricordato – la Messa per il bicentenario della indipendenza dei Paesi dell’America Latina – è stato collegato dal Papa con il suo prossimo viaggio, con l’annuncio atteso e comunque estremamente emozionante del suo desiderio di viaggiare verso Cuba e il Messico nella primavera prossima: sarà certamente uno degli appuntamenti-chiave dei prossimi mesi.

D. – Tra le visite significative, invece, ricordiamo quella recente al carcere di Rebibbia …

R. – Sì. Nel tempo natalizio, ogni anno, il Papa compie delle visite di solidarietà, delle visite di carità. Anche negli anni passati, ci sono state visite ai malati terminali, con i bambini ricoverati e così via. Quest’anno è stata la visita al carcere, che è stata estremamente importante ed emozionante e anche estremamente spontanea, con il dialogo tra il Papa e i carcerati, che ha toccato molto profondamente. Qui si vede come la Chiesa, anche lasciando alla società civile tutte le responsabilità di carattere legislativo, organizzativo di problemi drammatici come quello della giustizia e del carcere, però può dare un messaggio molto forte, molto vivo e profondo nel senso della riconciliazione, nel senso della speranza di un reinserimento anche di chi ha mancato nella società. Questo è un punto di cui credo che il mondo di oggi abbia un estremo bisogno: essere invitato a ricordarsi che anche chi ha sbagliato non dev’essere emarginato o eliminato dalla società, ma la vera grande giustizia si compie quando il male è superato nella riconciliazione, nel ritorno pieno alla convivenza pacifica di tutti coloro che hanno sbagliato e che ne sono stati esclusi.

D. – C’è stato, poi, nel 2011 un evento particolare: il collegamento con la Stazione spaziale internazionale: il Papa ha parlato con gli astronauti …

R. – Sì, questo è un evento a cui ho partecipato con molta intensità perché ho avuto una buona parte della responsabilità – anche tecnica – della sua realizzazione, e sono rimasto colpito di come gli astronauti fossero desiderosi di questo incontro con il Papa. E’ stata praticamente l’unica volta in cui tutti gli astronauti hanno partecipato insieme – erano 12 – ad un collegamento audiovisivo con la Terra. Di solito, parla uno con il suo presidente: questa volta erano tutti che volevano parlare con il Papa, vederlo e sentirlo. Ed è stata un’occasione straordinaria con cui il Papa ha dimostrato con grande gioia e disponibilità l’amicizia della Chiesa per la ricerca scientifica e tecnica messa a disposizione del bene dell’umanità: questo è il significato grande di questo incontro. Cioè: la Chiesa non ha paura della ricerca e del progresso della scienza e della tecnica, ma la vede con grande simpatia, ricordando però proprio che questa dev’essere indirizzata per il bene dell’umanità. E gli astronauti lo capivano benissimo: sentono molto anche questo messaggio. E quindi direi che è stato un evento che non va sottovalutato nel suo significato.

D. – Il 1° maggio scorso c’è stato il grande evento della Beatificazione di Giovanni Paolo II …

R. – I primi mesi dell’anno passato sono stati un po’ catalizzati dall’attesa di questo evento estremamente importante, perché richiamava la mobilitazione della Chiesa universale. Direi che è stato un evento vissuto con grandissima gioia, che ha espresso la fede della Chiesa nella vita del Beato con noi, cioè Giovanni Paolo II si manifesta veramente una persona viva e presente al cammino della Chiesa. Questo è sentito, vissuto spontaneamente da una quantità grandissima di fedeli, che poi vengono anche a trovarlo – simbolicamente – visitando la sua tomba in San Pietro, e questa è una cosa che continua, perché Giovanni Paolo II continuerà ad essere presente, cioè la Beatificazione non è un punto d’arrivo ma in un certo senso è una tappa di un cammino: molti guardano già alla canonizzazione pensando che naturalmente vi si arriverà! Molti, anche indipendentemente da questo, sentono il rapporto con lui come estremamente confortante, orientatore, entusiasmante … E qui vorrei ricordare che Papa Benedetto ci invita sempre a sentire i Santi ed i Beati come nostri compagni di cammino: quindi Giovanni Paolo II è uno un po’ speciale, perché conosciuto da tutto il mondo. Ma tutti i Santi ed i Beati che la Chiesa ci propone sono i nostri accompagnatori sulla strada della nostra vita nella fede verso il Signore.

D. – Infine, il Papa ha continuato a svolgere il suo ruolo di catechista agli Angelus e alle udienze generali, e non dimentichiamo il secondo volume “Gesù di Nazaret” …

R. – Benedetto XVI è una persona che vive profondamente la sua vocazione di maestro e di maestro non solo teologico ma anche spirituale. Io ammiro sempre immensamente questa sintesi di dottrina e spiritualità vissuta, che si sente nelle sue parole e si legge nei suoi scritti. Insegna con gli Angelus, con le udienze – adesso ha preso questo ciclo sulla preghiera che è molto utile anche proprio per la nostra vita spirituale; insegna con omelie meravigliose nelle grandi feste cristiane, e – per chi ha desiderio di approfondimento maggiore – ha dato anche un passo ulteriore nella realizzazione di questa grande opera su Gesù che egli vuole lasciarci, un po’ veramente come testamento del suo amore per Cristo, del suo amore personale, della sua ricerca personale del volto di Cristo. Il libro di quest’anno è quello dedicato alla Passione e alla Risurrezione: evidentemente il volume centrale della grande opera. Ma noi continuiamo ad aspettare e a sperare di avere anche il terzo, quello sull’infanzia, come completamento di questa presentazione straordinaria, profonda, viva di Gesù per noi, oggi.

D. – Padre Lombardi, un bilancio molto intenso, questo del 2011 …

R. – Sì, come tutti gli anni di ogni Pontificato, evidentemente, perché la Chiesa vive, vive nei diversi Continenti, con prospettive amplissime, affrontando problemi che la storia ci pone … Direi che Papa Benedetto XVI veramente ci ha accompagnati e ci ha guidati, in quest’anno, con grandissimi messaggi, con una intensità di azione e anche con serenità. Direi che forse rispetto ad altri anni precedenti, che sono stati anche un po’ più travagliati da fenomeni di crisi o di tensione, quest’anno è stato un anno molto bello, positivo, di grandi messaggi che ci fanno guardare in avanti. (gf)

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