sabato 3 dicembre 2011

Legge Antiblasfemia in Pakistan

Pubblichiamo oggi un nuovo comunicato di ACS - Aiuto alla Chiesa che soffre*: tale comunicato si sofferma sulle accuse infondate di blasfemia in Pakistan, una realtà tristemente attuale. Il testo contiene alcune dichiarazioni rilasciate ad ACS da un avvocato pachistano che per motivi di sicurezza ha preferito rimanere anonimo:


Aiuto alla Chiesa che Soffre
Opera di diritto pontificio

PAKISTAN: IL 95% DELLE ACCUSE DI BLASFEMIA SONO FALSE

In Pakistan il 95% dei processi per insulti al profeta Maometto o dissacrazioni del Corano si basano su false accuse. Lo dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre un avvocato musulmano che - per motivi di sicurezza - preferisce mantenere l’anonimato.
Nella maggioranza dei casi la legge anti-blasfemia è utilizzata come strumento di vendetta per colpire persone innocenti. Quasi tutti gli indagati sono poveri e di bassa estrazione sociale, senza alcuna possibilità di difendersi e di sostenere la parcella di un legale. E l’accusato non può neanche contare sulla testimonianza di familiari e amici, perché se parlassero in sua difesa, rischierebbero di essere incriminati a loro volta. «Spesso – spiega ad ACS l’avvocato – l’imputato entra in aula solo e con le manette ai polsi, mentre il suo accusatore è accompagnato da 40/60 uomini pronti a avvalorare la sua versione».

La legge anti-blasfemia è stata introdotta in Pakistan nel 1986. La norma prevede l’ergastolo per chiunque profani il Corano e la pena di morte per chi insulta il Profeta Maometto. Nel suo Rapporto annuale sui diritti umani, la Commissione Nazionale di Giustizia e Pace della Chiesa cattolica pachistana documenta ogni singolo caso: nel 2010 38 persone sono state incolpate di blasfemia, tra cui 14 cristiani. E se solo il 5% degli accusati è realmente colpevole, lo scorso anno sono stati arrestati 36 innocenti.

Di norma – racconta ad ACS l’avvocato – le prove che scagionano l’imputato non compaiono se non nel più alto grado di giudizio. In Corte d’appello «quasi nessuno è dichiarato colpevole», ma fino ad allora l’indagato ha trascorso un lungo periodo in carcere. La polizia dovrebbe raccogliere gli elementi a carico entro due settimane, ma i troppi casi rallentano il lavoro degli agenti o impediscono d’investigare in modo appropriato.  «Così – continua il legale – un’indagine accurata anziché 14 giorni richiede 14 mesi, che l’accusato trascorre in prigione. E se, invece, si cerca di affrettare i tempi, si corre il rischio di tralasciare prove essenziali ai fini del processo».
L’avvocato musulmano ha offerto assistenza legale a molte persone accusate di blasfemia, il più delle volte a titolo gratuito. A  causa del suo lavoro ha ricevuto numerose minacce, estese anche alla sua famiglia. «Ma continuerò a farlo – dichiara - perché è mio dovere aiutare poveri e innocenti che non hanno la possibilità di difendersi da soli».

Aiuto alla Chiesa che Soffre – da molti anni al fianco della Chiesa pachistana – sostiene la Commissione Nazionale di Giustizia e Pace nel fornire aiuto legale gratuito ai detenuti. E nel luglio scorso l’Opera ha stanziato 20mila euro per le famiglie dei cristiani accusati ingiustamente di blasfemia e vittime di intimidazioni, rapimenti, conversioni e matrimoni forzati. Attraverso il vescovo di Faisalabad, monsignor Joseph Coutts – che da anni collabora con l’Opera – sono stati devoluti alla Commissione Nazionale di Giustizia e Pace anche 10mila euro a sostegno della pastorale.


Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Opera di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni.  

Digg Google Bookmarks reddit Mixx StumbleUpon Technorati Yahoo! Buzz DesignFloat Delicious BlinkList Furl

0 commenti: on "Legge Antiblasfemia in Pakistan"

Posta un commento