lunedì 26 dicembre 2011

Perseguitati perché cristiani: la riflessione di Massimo Introvigne

Da: Radio Vaticana


“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”: la celebre affermazione di Tertulliano risuona ancora più forte, oggi, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la figura di Santo Stefano primo martire. Il martirio, del resto, è una dimensione che appartiene alla natura stessa della testimonianza cristiana. Sulle persecuzioni dei cristiani nel nostro tempo, Alessandro Gisotti ha intervistato Massimo Introvigne, rappresentante Osce per le discriminazioni verso i cristiani:

R. – E’ curioso che molti, quando si parla di martirio, pensino a qualche cosa che appartiene ai tempi dell’Impero Romano. E' certamente così, però sarebbe anche bene che non soltanto i cristiani - direttamente coinvolti - ma tutti sapessero che, da un punto di vista storico, l’epoca dei martiri è la nostra. Secondo uno studio statistico del maggiore specialista di statistica religiosa moderna, David Barrett, i martiri cristiani dalla morte di Gesù Cristo, ai giorni nostri, sono stati 70 milioni, ma di questi, 45 milioni - più della metà - sono concentrati nel XX secolo e negli inizi del XXI. Questa è anche una grande lezione del Beato Giovanni Paolo II: riflettere sempre sul fatto che il secolo dei martiri è stato il XX secolo e questo secolo di martirio, che certamente ha avuto delle punte negli orrori del comunismo e del nazionalsocialismo, tuttavia continua anche nel XXI secolo.

D. – Dal suo punto privilegiato di osservazione, quali sono le situazioni oggi nel mondo che destano maggiore allarme?

R. – Certamente, la prima che viene in mente è quella dell’ultrafondamentalismo islamico. Il Santo Padre ha avuto occasione di ricordare la legge sulla blasfemia in Pakistan. Naturalmente, oltre alla violenza pubblica che queste leggi mettono in atto ci sono anche tante violenze private, attentati che si susseguono in numerosi Paesi a maggioranza islamica. Poi c’è una seconda area, che è quella dei Paesi ancora influenzati dall’ideologia comunista, che non è sparita nel 1989 o nel 1991; anche la Cina è un Paese dove non possiamo dire che vi sia pienamente una libertà religiosa. Poi c’è una terza area ancora, quella dei nazionalismi a sfondo religioso, in altre aree dell’Africa e dell’Asia, dove i cristiani sono considerati un corpo estraneo, quasi traditori della cultura locale, anche se spesso la loro presenza è molto antica. Poi dovremmo aprire il capitolo di quello che succede da noi, in Occidente, in Europa, dove - come ancora ci ha ricordato più volte il Santo Padre - certamente, non avviene nulla di paragonabile alla violenza che si verifica in certe aree dell’Africa e dell’Asia. Tuttavia, c’è questo sottile, e qualche volta neppure tanto sottile, tentativo di discriminare, di marginalizzare, di mettere ai margini il cristianesimo, di negare l’identità cristiana e le radici cristiane, di aggredire in molti modi la Chiesa e il Santo Padre. (bf)

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