venerdì 16 settembre 2011

Domenica prossima colletta nazionale per il Corno d'Africa in tutte le parrocchie italiane

Fioccano iniziative di carità nella Chiesa Cattolica a favore delle vittime delle popolazioni del Corno d'Africa duramente provate dalla grave siccità. Domenica prossima si terrà la colletta nazionale della CEI in tutte le parrocchie italiane per sostenere le popolazioni africane colpite. Partecipiamo in tanti perché come si suol dire "più siamo e meglio è" per i nostri fratelli e sorelle africani. In queste situazioni sentiamo rivolgere particolarmente l'appello del Signore, un appello alla quale dobbiamo rispondere con generosità.

Leggiamo l'articolo di Radio Vaticana che si sofferma sulla bella iniziativa della CEI:



Si moltiplicano le iniziative di solidarietà della Chiesa per il Corno d’Africa. Alla vigilia della Colletta nazionale straordinaria di domenica prossima in tutte le parrocchie italiane, indetta dalla Cei, la Caritas italiana ricorda l’urgenza di una risposta solidale per aiutare milioni di persone colpite dai flagelli della siccità e della carestia. Oltre ad aiuti concreti, la Caritas ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Fame di pane e di futuro”. Ce ne parla, al microfono di Amedeo Lomonaco, il responsabile dell'area internazionale di Caritas italiana, Paolo Beccegato:

R. – Abbiamo voluto titolare la colletta: “Fame di pane e di futuro” per non insistere solo sul problema - cioè la siccità e la conseguente carestia - ma anche sul futuro. Se diamo una mano a questa porzione di terra in modo solidaristico, con attenzioni e informazione, non solo in termini di solidarietà concreta ma anche con una visione complessiva, le cose possono cambiare. Lo sappiamo per esperienza.
D. – Le cose possono cambiare. Come verranno utilizzate queste somme raccolte con la colletta?

R. – Ci sarà uno sguardo, una progettualità su tutti i Paesi colpiti: Somalia, Etiopia, Eritrea, Kenya, Uganda, Sud e Nord Sudan e quelle porzioni di Tanzania e Rwanda che, in parte, sono coinvolte.

D. – E poi è anche un’occasione per riflettere sulle cause e concause di questa crisi...

R. – Il problema della siccità non è certamente nuovo. Il fatto che non sia stata effettuata alcuna prevenzione adeguata nel corso degli ultimi decenni la dice lunga sul fatto che adesso abbiamo raggiunto la situazione peggiore dal Dopoguerra ad oggi in termini di gravità di questo fenomeno. Si tratta di un fenomeno ricorrente, anche se ora è più grave. E’ probabile che il tema dei cambiamenti climatici abbia anch’esso influito parzialmente, come pure le situazioni politico-militari interne ai vari Stati. Non dimentichiamoci che sono coinvolte l’Etiopia e l’Eritrea, e poi la Somalia con la sua complessa situazione, il Kenya e l’Uganda con continue crisi ed il Sudan. Sono tutte situazioni molto delicate e difficili e quindi rendono il contesto molto precario. Dovremmo lavorare con le autorità competenti affinchè questo, nel futuro, non si ripeta. E quindi “fame di futuro”, di un futuro diverso.

D. – E per creare questo futuro diverso serve una risposta tempestiva...

R. – Sappiamo, un po’ per esperienza e un po’ a ragion veduta per quanto riguarda quello che sta succedendo in questo periodo, che la risposta dei governi non sarà – e non è mai stata - sufficiente. C’è perciò la solidarietà concreta dal basso, della gente comune, che si mette in collegamento con la gente comune di quei Paesi. Noi abbiamo la possibilità di lavorare direttamente con le Caritas locali e questo permette di unire le forze. Non bisogna però sottacere i problemi. (vv)

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2 commenti: on "Domenica prossima colletta nazionale per il Corno d'Africa in tutte le parrocchie italiane"

Enza ha detto...

Speriamo che la chiesa si mostri per quel che è, perchè molte associazioni laiche, ho sentito, che purtroppo hanno truffato i denari arrivati. Ma se non si cambierà sul posto le mentalità dei governi, i soldi arriveranno anche ma le situazioni di emergenza non passeranno mai. Manca la cultura della democrazia.

Riscoprire la fede ha detto...

Enza, dopo aver dato l'esame di Economia Politica mi sono reso conto che la situazione nei PVS non si risolve con i due euro o con la mancia. C'è bisogno di un forte investimento dei Paesi industrializzati volto alla concessione di macchinari tecnologici, corsi di formazione professionale e diritti ai lavoratori. Solo così potrà nascere una vera economia supportata dai consumi: in mancanza di questi interventi di forte peso, tutto sarà vano e servirà solo a coprire buchi e a dar da mangiare anche a qualcuno che di soldi ne ha a bizzeffe... Ciò non toglie che tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo dare il nostro contributo sperando nell'onestà di coloro che portano i nostri contributi in quelle terre (risponderanno con la loro coscienza): altrimenti si rischia di usare questo come giustificazione per non aprire il portafoglio (moltissimi usano questo ragionamento perché in realtà non vogliono dar nulla...) A presto!

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