In via del tutto eccezionale, questa mattina vogliamo riportarvi una bellissima notizia Ansa che concerne Kate Omoregbe, il cui caso lo abbiamo seguito nei giorni scorsi (il nostro auspicio è stato soddisfatto e i diritti umani hanno avuto finalmente il giusto riconoscimento):
ANSA - di Clemente Angotti
CATANZARO - E' finita nel modo migliore l'odissea di Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni che se estradata nel suo Paese avrebbe rischiato la lapidazione. Da stasera la donna è una rifugiata politica. Libera. La svolta decisiva nella vicenda che ha riguardato la donna, uscita dal carcere di Castrovillari lunedì scorso dopo avere finito di scontare una condanna per spaccio di droga (accusa che ha sempre respinto) e da allora nel Cie di Roma a Ponte Galeria, é arrivata in serata.
A comunicarla i ministri degli Esteri Franco Frattini e delle Pari Opportunità Mara Carfagna che hanno parlato di una decisione che è stata presa in tempi "velocissimi". "Oggi, ancora una volta - hanno detto Frattini e Carfagna - l'Italia ha dato prova di essere un Paese in prima linea nella lotta per il rispetto dei diritti fondamentali, tra questi, in particolare, la tutela della vita e il rispetto della donna".
Ma la notizia della concessione dell'asilo politico è rimbalzata in tempo reale in Calabria, teatro della mobilitazione umanitaria che negli ultimi due mesi ha fatto della vicenda di Kate, un caso internazionale. Franco Corbelli, leader di Diritti civili, "motore" della macchina della solidarietà a favore della trentaquattrenne ha avuto la notizia direttamente da Kate. "Mi ha appena chiamato - ha detto Corbelli - ed era felicissima. Mi ha ringraziato piangendo. Solo ieri subito dopo il suo arrivo al Cie di Roma era triste e piangeva, poco fa invece mi ha manifestato tutta la sua felicità".
Kate, in questi mesi, aveva chiesto asilo politico in Italia per evitare la lapidazione nel suo Paese in caso di rimpatrio forzato poiché si era sottratta a un matrimonio combinato e alla conversione all'Islam ma non immaginava che la decisione sarebbe arrivata così presto. Era pronta, per questo, ad andare in una struttura religiosa sino al 19 ottobre, data in cui era stata fissata l'udienza al Tribunale di sorveglianza di Roma che avrebbe dovuto decidere sulla sua richiesta. A favore di Kate, attraverso una petizione internazionale on line, wvv.thepetitionsite.com /appeal to save Kate (appello per salvare Kate) promossa da una delle maggiori associazioni americane per i diritti umani Care 2, erano state raccolte e indirizzate al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano 12.556 firme. Una mobilitazione che, evidentemente, ha prodotto i suoi frutti.
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