martedì 17 maggio 2011

Cento anni dopo - Centesimus Annus - VI parte

Torna l'appuntamento con l'Enciclica del Beato Giovanni Paolo II, intitolata "Centesimus Annus" e promulgata nel centenario della Rerum Novarum. Vediamo oggi richiamato il grande sforzo "attuativo" dei principi contenuti nella Rerum Novarum (segno che tale Enciclica era riuscita ad entrare nei cuori degli uomini) portato avanti da movimenti operai e da numerose forze riformiste: ci fu sicuramente un bel passo in avanti fino a quando non cominciarono a diffondersi ideologie distorte quali il marxismo, il socialismo e il nazionalismo. Tutto questo, unito alle diseguaglianze sociali, ai soprusi di una politica lontana dalla società reale hanno poi portato ad una deriva della società sino ai conflitti armati che hanno devastato il mondo e la coscienza umana. Le ideologie distorte hanno portato l'uomo lontano da Dio e lo hanno indirizzato ad assuefarsi al male e all'odio verso intere nazioni o razze umane: Giovanni Paolo II richiama il sacrificio ebraico che lui stesso ha visto con i suoi occhi; esso è stato qualcosa di orribile, di terrificante e aberrante. Tutto questo non ha portato alcun sviluppo economico, ma ha anzi portato l'economia alla distruzione e con essa anche la questione sociale è diventata drammatica: 

16. Le riforme in parte furono realizzate dagli Stati, ma nella lotta per ottenerle ebbe un ruolo importante l'azione del Movimento operaio. Nato come reazione della coscienza morale contro situazioni di ingiustizia e di danno, esso esplicò una vasta attività sindacale, riformista, lontana dalle nebbie dell'ideologia e più vicina ai bisogni quotidiani dei lavoratori e, in questo ambito, i suoi sforzi si sommarono spesso a quelli dei cristiani per ottenere il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. In seguito, tale movimento fu, in certa misura, dominato proprio da quella ideologia marxista, contro la quale si volgeva la Rerum novarum.

Le stesse riforme furono anche il risultato di un libero processo di auto-organizzazione della società, con la messa a punto di strumenti efficaci di solidarietà, atti a sostenere una crescita economica più rispettosa dei valori della persona. È da ricordare qui la multiforme attività, con un notevole contributo dei cristiani, nella fondazione di cooperative di produzione, di consumo e di credito, nel promuovere l'istruzione popolare e la formazione professionale, nella sperimentazione di varie forme di partecipazione alla vita dell'impresa e, in generale, della società.

Se dunque, guardando al passato, c'è motivo di ringraziare Dio perché la grande Enciclica non è rimasta priva di risonanza nei cuori ed ha spinto ad una fattiva generosità, tuttavia bisogna riconoscere che l'annuncio profetico, in essa contenuto, non è stato compiutamente accolto dagli uomini di quel tempo, e proprio da ciò sono derivate assai gravi sciagure. 

17. Leggendo l'Enciclica in connessione con tutto il ricco Magistero leoniano,47 si nota come essa indichi, in fondo, le conseguenze sul terreno economico-sociale di un errore di più vasta portata. L'errore — come si è detto — consiste in una concezione della libertà umana che la sottrae all'obbedienza alla verità e, quindi, anche al dovere di rispettare i diritti degli altri uomini. Contenuto della libertà diventa allora l'amore di sé fino al disprezzo di Dio e del prossimo, amore che conduce all'affermazione illimitata del proprio interesse e non si lascia limitare da alcun obbligo di giustizia.48

Proprio questo errore giunse alle estreme conseguenze nel tragico ciclo delle guerre che sconvolsero l'Europa ed il mondo tra il 1914 e il 1945. Furono guerre derivanti dal militarismo e dal nazionalismo esasperato e dalle forme di totalitarismo, ad essi collegate, e guerre derivanti dalla lotta di classe, guerre civili ed ideologiche. Senza la terribile carica di odio e di rancore, accumulata a causa delle tante ingiustizie sia a livello internazionale che a quello interno ai singoli Stati, non sarebbero state possibili guerre di tale ferocia, in cui furono investite le energie di grandi Nazioni, in cui non si esitò davanti alla violazione dei diritti umani più sacri, e fu pianificato ed eseguito lo sterminio di interi popoli e gruppi sociali. Ricordiamo qui, in particolare, il popolo ebreo, il cui terribile destino è divenuto simbolo dell'aberrazione cui può giungere l'uomo, quando si volge contro Dio.

Tuttavia, l'odio e l'ingiustizia si impossessano di intere Nazioni e le spingono all'azione solo quando vengono legittimati ed organizzati da ideologie che si fondano su di essi piuttosto che sulla verità dell'uomo.49 La Rerum novarum combatteva le ideologie dell'odio ed indicava le vie per distruggere la violenza ed il rancore mediante la giustizia. Possa il ricordo di quei terribili avvenimenti guidare le azioni di tutti gli uomini e, in particolare, dei reggitori dei popoli nel nostro tempo, in cui altre ingiustizie alimentano nuovi odi e si delineano all'orizzonte nuove ideologie che esaltano la violenza.


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