lunedì 16 maggio 2011

La risposta della Chiesa agli abusi

Carissimi, la nostra amata Chiesa subisce un nuovo colpo al suo cuore a causa di un figlio che ha ceduto al male non restando fedele alla sua vocazione. Purtroppo, viviamo in tempi difficili con satana che sta davvero colpendo la Chiesa al suo interno, cercando in ogni modo di minarne la credibilità e la fonte di fiducia per gli uomini. Ma noi sappiamo che tutto ciò non accadrà perchè la Chiesa è sempre animata e guidata dallo Spirito Santo. Proprio in queste ore è stata emanata la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede sugli abusi: un documento per aiutare i vescovi a proteggere i minori e a offrire “assistenza e riconciliazione” alle vittime degli abusi. Attraverso Radio Vaticana vediamo le linee essenziali di questo documento, seguito da una breve intervista al Cardinal Angelo Bagnasco che invita a non perdere assolutamente la fiducia nei sacerdoti fedeli a Cristo:

L’attenzione prioritaria alle vittime, la prevenzione, la formazione dei seminaristi, la cooperazione con le autorità civili: sono tra gli orientamenti principali che, sottolinea la Lettera circolare, dovranno strutturare le Linee guida degli episcopati nell’affrontare i casi di abuso sessuale da parte di membri del clero. Nella Lettera indirizzata ai vescovi di tutto il mondo, firmata dal cardinale Levada, si ricorda che questo documento fa seguito alla pubblicazione, nel luglio scorso, della nuova versione del Motu proprio, “Sacramentorum sanctitatis tutela” sui delitti più gravi, promulgato nel 2001 da Giovanni Paolo II. La Lettera rammenta innanzitutto che Benedetto XVI ha dato un esempio importante “con la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare le vittime di abuso sessuale”. Un esempio, si legge, che va seguito dai vescovi, i quali devono mostrarsi pronti ad “ascoltare le vittime ed i loro familiari e ad impegnarsi per la loro assistenza spirituale e psicologica”.

Il documento si sofferma quindi sulla protezione dei minori, affinché siano assicurati “ambienti sicuri” per i giovani. Si incoraggiano inoltre quei “programmi” già realizzati in ambito ecclesiale, volti “a riconoscere i segni dell’abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate”. Altro punto è la formazione dei futuri sacerdoti e religiosi. Si ricorda con le parole del Beato Wojtyla che “non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi potrebbe far male ai giovani”. Queste parole, scrive il cardinale Levada, “richiamano alla specifica responsabilità dei vescovi, dei superiori maggiori e di coloro che sono responsabili della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi”. Viene dunque richiamata l’urgenza di “un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale” dei seminaristi e si richiede un “doveroso scambio d’informazioni” su quei candidati al sacerdozio “che si trasferiscono da un seminario all’altro”. I vescovi sono quindi esortati a essere vigili a “riconoscere quelli che potrebbero essere i segni di eventuali abusi da chiunque compiuti nei confronti dei minori”. E, ancora si invitano i presuli ad assicurare “ogni impegno nel trattare gli eventuali casi di abuso”, nel rispetto di tutte le parti. Del resto, si ribadisce che il “chierico accusato gode della presunzione di innocenza fino a prova contraria”.

Un paragrafo particolarmente significativo della lettera è dedicato alla cooperazione con le autorità civili. Si rimarca che “l’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito” dalle autorità civili. E’ dunque importante per i vescovi “cooperare con esse nell’ambito delle rispettive competenze”. In particolare, si legge nella lettera, “va sempre dato seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale”. Una collaborazione, si aggiunge, che riguarda tutto “il personale religioso o laico che opera nelle strutture ecclesiastiche”. La Lettera presenta quindi un breve resoconto della legislazione canonica in vigore sul delitto di abuso sessuale su minori da parte di membri del clero. Due pagine in cui emerge l’impegno congiunto prima di Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger, quindi di Benedetto XVI nell’affrontare questa piaga in modo appropriato. Si ricorda, in particolare, che la competenza per l’indagine preliminare spetta ai vescovi e superiori maggiori e che, in caso di accusa credibile, la trattazione del caso spetta alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Si richiamano inoltre le misure canoniche e le pene ecclesiastiche che possono essere applicate ai colpevoli, compresa la dimissione dallo stato clericale.

La Lettera si chiude con una serie di indicazioni che sottolineano innanzitutto la responsabilità primaria di vescovi e superiori maggiori. Viene ribadita la necessità di offrire assistenza alle vittime, di trattare con rispetto il denunciante e garantire la privacy e la buona fama delle persone e di tener nel dovuto conto le leggi civili del Paese. Infine, si esclude il ritorno del sacerdote o religioso al ministero pubblico, “in caso di pericolo per i minori o scandalo della comunità”. La Circolare, commenta in una nota padre Federico Lombardi, rappresenta “un nuovo passo molto importante per promuovere in tutta la Chiesa la consapevolezza della necessità e dell’urgenza di rispondere nel modo più efficace e lungimirante alla piaga degli abusi sessuali da parte di membri del clero”. In tal modo, osserva il direttore della Sala Stampa Vaticana si potrà rinnovare “la piena credibilità della testimonianza e della missione educativa della Chiesa”, contribuendo “a creare nella società in generale quegli ambienti educativi sicuri di cui vi è urgente bisogno”.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, padre Federico Lombardi ha sottolineato che la Lettera circolare serve a dare “un comune denominatore sostanziale” per le linee guida delle diverse Conferenze episcopali. Anche la Cei, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana “ne terrà conto” dato che al momento, in Italia, “non esiste un documento di questa natura” come accade invece per molti Paesi anglofoni. Padre Lombardi ha poi risposto sul doloroso caso del sacerdote genovese accusato di abusi su minori. L’intervento del cardinale Bagnasco, ha affermato, “è stato tempestivo e molto apprezzato dall’opinione pubblica italiana” ed “era esattamente quello che si poteva fare come intervento immediato”.
(servizio di Alessandro Gisotti)

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Ecco l'intervista al Cardinal Bagnasco:

R. – In questa circolare viene ribadita la responsabilità primaria di ogni vescovo diocesano in qualità di padre e di pastore dei sacerdoti e della comunità cristiana. E poi mette in evidenza e riconferma l’attenzione per le vittime di eventuali abusi sessuali, la protezione dei minori, la formazione importantissima dei futuri sacerdoti, la selezione e poi anche la cooperazione con le autorità civili secondo le legislazioni nazionali.

D. – Venerdì scorso è stato arrestato un parroco proprio della sua diocesi, accusato di violenze su minori. Lei si è recato subito in quella parrocchia a celebrare Messa. Perché questo gesto?

R. – Perché come ricorda ancora la circolare è proprio il vescovo che è il padre e il pastore, quindi il responsabile della propria comunità: sia dei propri sacerdoti che delle singole comunità parrocchiali cristiane. Quindi, era mio dovere e mio desiderio forte, immediatamente realizzato, recarmi in quella comunità ferita, come è ferita naturalmente l’intera comunità diocesana, per portare la mia vicinanza, il conforto, celebrare la Messa con loro e per loro e comunicare anche l’immediato provvedimento canonico disposto per il parroco.

D. – Nel briefing di presentazione della circolare, padre Lombardi ha parlato del suo intervento, definendolo un intervento competente, tempestivo, molto apprezzato anche dall’opinione pubblica italiana. Come presidente della Cei e arcivescovo di Genova, qual è il suo atteggiamento verso questa dolorosa vicenda?

R. – Grande dolore come per qualunque padre che vede un figlio - come ogni sacerdote - che non è fedele alla propria vocazione. Naturalmente, lasciando che la giustizia, la magistratura faccia il suo corso per appurare le accuse, evidentemente, è giusto, insieme al dolore grande, rincuorare la gente, le persone, le comunità a guardare Cristo, Pastore dei pastori, e a non perdere assolutamente la fiducia verso tutti gli altri sacerdoti che anche a Genova, come ovunque, si dedicano con fedeltà e generosità al bene delle anime.

D. – Posso chiederle se nel colloquio che ha avuto oggi con il Santo Padre avete affrontato questi temi?

R. – L’argomento delle linee della circolare di oggi è di grande attualità e, guarda caso, per queste circostanze, cade proprio nel momento di questo doloroso caso di Genova. Quindi, ho chiesto anche una benedizione particolare per la mia diocesi. (ap)
(intervista di Fabio Colagrande)
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