Pregare è parlare con Dio: all'udienza generale il Papa inaugura un nuovo ciclo di catechesi
All’udienza generale di stamani in una Piazza San Pietro gremita di fedeli, Benedetto XVI ha iniziato una nuova serie di catechesi dedicata al tema della preghiera. L’uomo di tutti i tempi, ha osservato il Papa, prega perché “non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza”. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai fedeli polacchi venuti a Roma per la Beatificazione di Giovanni Paolo II e, all’inizio del mese mariano, ha affidato alla Vergine i giovani, i malati e le famiglie. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Sappiamo bene, infatti, che la preghiera non va data per scontata: occorre imparare a pregare, quasi acquisendo sempre di nuovo quest’arte; anche coloro che sono molto avanzati nella vita spirituale sentono sempre il bisogno di mettersi alla scuola di Gesù per apprendere a pregare con autenticità”.
“In ogni preghiera, infatti, si esprime sempre la verità della creatura umana, che da una parte sperimenta debolezza e indigenza, e perciò chiede aiuto al Cielo, e dall’altra è dotata di una straordinaria dignità, perché, preparandosi ad accogliere la Rivelazione divina, si scopre capace di entrare in comunione con Dio”.
“L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte”.
Ha così affermato che le religioni pagane rimangono un’invocazione che dalla terra attende una parola dal Cielo. Un’attesa che la Rivelazione porta a compimento. E’ in Gesù, ha detto il Papa, che “l’uomo diventa capace di accostarsi a Dio con la profondità e l’intimità del rapporto di paternità e di figliolanza”. E’ Gesù che, nella preghiera, offre la “possibilità di un rapporto più profondo con il Padre Celeste”. Al momento dei saluti, rivolgendosi ai pellegrini di lingua polacca il Pontefice ha ricordato con gioia la Beatificazione di Giovanni Paolo II del primo maggio:“Niech Jego zawierzenie Matce Bożej, zawarte w zawołaniu „Totus Tuus”...
“Il suo affidarsi alla Madre di Dio, contenuto nell’invocazione “Totus Tuus” – ha detto – sia un incoraggiamento per ognuno di voi e per tutto il popolo polacco, per il quale Maria è Regina”. Dal Papa anche un saluto alle nuove guardie svizzere che giureranno il 6 maggio. Infine, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare alla Vergine, all’inizio del mese a Lei dedicato:
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