mercoledì 4 maggio 2011

Pregare è parlare con Dio

Il Papa sta per richiamare il popolo alla "buona preghiera" attraverso una catechesi sviluppata per tale scopo. Pubblichiamo un articolo della sezione italiana di Radio Vaticana nel quale il Sommo Pontefice ci parla della preghiera come dialogo con Dio e come ogni uomo di ogni civiltà e religione sente il desiderio di rapportarsi con Dio:


Pregare è parlare con Dio: all'udienza generale il Papa inaugura un nuovo ciclo di catechesi



All’udienza generale di stamani in una Piazza San Pietro gremita di fedeli, Benedetto XVI ha iniziato una nuova serie di catechesi dedicata al tema della preghiera. L’uomo di tutti i tempi, ha osservato il Papa, prega perché “non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza”. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai fedeli polacchi venuti a Roma per la Beatificazione di Giovanni Paolo II e, all’inizio del mese mariano, ha affidato alla Vergine i giovani, i malati e le famiglie. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Pregare è parlare con Dio: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che nella sua prima catechesi dedicata alla preghiera ha rilevato come in tutti i tempi gli uomini si siano rivolti a Dio. Nelle prossime catechesi, ha rivelato dunque il Papa, cercheremo di imparare a vivere ancora “più intensamente il nostro rapporto con il Signore, quasi una ‘scuola di preghiera’”:

“Sappiamo bene, infatti, che la preghiera non va data per scontata: occorre imparare a pregare, quasi acquisendo sempre di nuovo quest’arte; anche coloro che sono molto avanzati nella vita spirituale sentono sempre il bisogno di mettersi alla scuola di Gesù per apprendere a pregare con autenticità”. 

Ed ha aggiunto che riceviamo la prima lezione dal Signore attraverso il suo esempio. I Vangeli ci descrivono, infatti, “Gesù in dialogo intimo e costante con il Padre: è una comunione profonda di colui che è venuto nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre che lo ha inviato per la salvezza dell’uomo”. Ha così rilevato che pur con accenti diversi le antiche culture, dall’Egitto all’Antica Grecia, dalle religioni della Mesopotamia all’Antica Roma abbiano sempre espresso il desiderio di conoscere Dio. Il Papa ha citato Marco Aurelio che affermava la “necessità di pregare per stabilire una cooperazione fruttuosa tra azione divina e azione umana”. L’imperatore filosofo, ha dunque constatato, dimostra che la vita umana senza la preghiera, “diventa priva di senso e di riferimento”:

“In ogni preghiera, infatti, si esprime sempre la verità della creatura umana, che da una parte sperimenta debolezza e indigenza, e perciò chiede aiuto al Cielo, e dall’altra è dotata di una straordinaria dignità, perché, preparandosi ad accogliere la Rivelazione divina, si scopre capace di entrare in comunione con Dio”. 

Negli esempi di preghiere delle diverse epoche e civiltà, ha soggiunto il Papa, “emerge la consapevolezza che l’essere umano ha della sua condizione di creatura e della sua dipendenza da un Altro a lui superiore e fonte di ogni bene”:

“L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte”.
Ha così affermato che le religioni pagane rimangono un’invocazione che dalla terra attende una parola dal Cielo. Un’attesa che la Rivelazione porta a compimento. E’ in Gesù, ha detto il Papa, che “l’uomo diventa capace di accostarsi a Dio con la profondità e l’intimità del rapporto di paternità e di figliolanza”. E’ Gesù che, nella preghiera, offre la “possibilità di un rapporto più profondo con il Padre Celeste”. Al momento dei saluti, rivolgendosi ai pellegrini di lingua polacca il Pontefice ha ricordato con gioia la Beatificazione di Giovanni Paolo II del primo maggio:

“Niech Jego zawierzenie Matce Bożej, zawarte w zawołaniu „Totus Tuus”...
“Il suo affidarsi alla Madre di Dio, contenuto nell’invocazione “Totus Tuus” – ha detto – sia un incoraggiamento per ognuno di voi e per tutto il popolo polacco, per il quale Maria è Regina”. Dal Papa anche un saluto alle nuove guardie svizzere che giureranno il 6 maggio. Infine, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare alla Vergine, all’inizio del mese a Lei dedicato:

“Cari giovani, mettetevi ogni giorno alla scuola di Maria Santissima per imparare da Lei a compiere la volontà di Dio. Contemplando la Madre di Cristo crocifisso, voi, cari malati, sappiate cogliere il valore salvifico di ogni sofferenza vissuta insieme con Gesù. E voi, cari sposi novelli, invocate la sua protezione materna, perché nella vostra famiglia regni sempre il clima della casa di Nazareth”.
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