lunedì 23 maggio 2011

La giustizia perseverante di Giovanni Falcone

Oggi è doveroso per noi italiani ricordare un uomo che si è battuto concretamente contro il male infiltrato nella società italiana. Un uomo consapevole dei rischi ai quali andava incontro con il suo lavoro, nella battaglia tra male e bene, tra mafia e Stato. Giovanni Falcone è oggi sinonimo di lealtà, coraggio, perseveranza.


Il 23 maggio 1992, esattamente diciannove anni fa moriva infatti uno degli uomini-simbolo della giustizia italiana. Giovanni Falcone in quella triste data sembra aver perso la sua battaglia contro il male. La mafia sembra aver sancito la sua vittoria eliminando in modo brutale quel grande uomo che era e che è il giudice palermitano. In realtà sappiamo bene che Giovanni Falcone ha realmente vinto la sua battaglia perché morto senza mai scendere a compromessi, senza sporcarsi mai le mani. La vera vittoria dell'uomo sta nel perseverare sino alla fine nella giustizia, senza mai consegnarsi nelle mani del nemico.


Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il Regno dei Cieli (Mt 5,10).


Queste sono le parole del Cristo che confermano la vittoria di Giovanni Falcone. Una vittoria che riceve il trofeo celeste della vita eterna. Anche se il bene sembra perdere la sua battaglia, in realtà trionferà più di prima, come accade con gli alberi in autunno e in inverno: la perdita delle loro foglie non rappresenta la loro morte. In primavera gli alberi tornano a colorarsi e a colorare la natura. Giovanni Falcone non ha perso. Hanno perso quegli uomini che lo hanno ucciso, hanno perso la loro battaglia perché da uomini avrebbero dovuto combattere il male invece di commetterlo.


Ancora oggi Giovanni Falcone grida ai disonesti:


Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno.


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