martedì 31 maggio 2011

Le schiavitù del nostro tempo

Il nostro Osservatorio oggi ci tiene a rendere nota una preoccupante notizia: Nel mondo, più di due milioni di persone ogni anno sono vittime delle nuove schiavitù. Queste schiavitù sono di ogni genere e vanno dallo sfruttamento ai fini della prostituzione ai matrimoni forzati, dai fenomeni dell'accattonaggio forzato ai bambini inpiegati nell'esercito. Queste sono tutte forme nuove di schiavitù che comportano il calpestamento della dignità della persona umana e dei suoi più elementari diritti. Il mondo non può scuotere le spalle dinanzi a fenomeni così lesivi della dignità umana perchè è inconcepibile un mondo civile con la presenza di questo tipo di schiavitù; le nazioni grandi e industrializzate devono essere sollecitate all'intervento immediato per la repressione di ogni schiavitù e gli organi di stampa svolgono un ruolo primario in queste cose perchè possono far in modo che i riflettori si accendano su queste schiavitù, ancora sconosciute per molti. Soprattutto c'è bisogno di combattere contro lo sfruttamento sessuale (molte volte preliminare allo sfruttamento pornografico) e contro lo sfruttamento dei bambini perchè nessun bambino puù vedersi negata l'infanzia. Il servizio seguente è tratto da Radio Vaticana che ha raccolto le parole di Suor Eugenia Bonetti: 

Milioni di persone ogni anno sono sfruttate, reclutate, imprigionate e in alcuni casi trasferite in altri Paesi contro la propria volontà. E’ la tratta, il commercio del corpo umano, un fenomeno in crescita, difficile da combattere, come denuncia suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio tratta donne e minori dell’Unione superiore maggiori d’Italia:

“Ogni anno sono due milioni e 700 mila le persone vittime del traffico: l’80 per cento sono soprattutto donne e minori che vengono da Paesi poveri, che vengono presi, trasportati, usati, venduti, comprati e questa è veramente una nuova forma di schiavitù”.

Non è facile stabilire una mappatura geografica e combattere il fenomeno. Secondo le Nazioni Unite la piaga è transnazionale e riguarda non solo donne, ma anche uomini e minori. L’International Labour Organization afferma che il maggior Paese di origine della schiavitù è l’Asia, con un milione 400 mila persone sfruttate, seguita da America latina, Africa del Nord e Paesi subsahariani. Un fenomeno che presenta diversi volti, ricorda suor Bonetti:

“C’è la schiavitù per il lavoro, c’è la schiavitù per il matrimonio; c’è la schiavitù dell’accattonaggio, la schiavitù degli organi, dei bambini soldato. Ma c’è anche la schiavitù della prostituzione, che è la più terribile che ci possa essere perché svuota la persona dei suoi valori, della sua dignità, della sua vita e del suo essere”.

Realtà diverse, dunque, a seconda del Paese dove si manifestano, diverse le cause. Nell’Africa centrale conflitti armati, l’instabilità sociopolitica, l’estrema povertà, portano soprattutto i giovani a cadere nella maglia dei trafficanti. Il sudest asiatico è un esempio di Paese di origine, transito e destinazione per il commercio umano. In Europa, a preoccupare sono le zone dell’est, un’altra area di origine dello sfruttamento, in particolare per quanto riguarda la prostituzione. Povertà, instabilità politica e ignoranza, dunque, alla base del fenomeno, ma senza richiesta non ci sarebbe sviluppo e la domanda proviene soprattutto dai Paesi ricchi, in particolare il mercato del sesso domina incontrastato ovunque. I poli di questo traffico possono essere Manila e Nairobi come New York e Parigi. Ma tutto questo come si combatte? Ancora suor Bonetti:

“C’è una grande necessità di formazione, di informazione a tutti i livelli. Tutti abbiamo delle responsabilità: dal governo, alla Chiesa, alle scuole, alle famiglie, ai mezzi di comunicazione; dovremmo lavorare molto nelle scuole, con i nostri giovani, per aiutare a capire che la dignità di una persona non la puoi comprare”.
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