sabato 27 agosto 2011

Attentato alla sede ONU: il cordoglio del Papa

Da: Radio Vaticana

Profondo cordoglio di Benedetto XVI per le vittime dell’attentato kamikaze alla sede Onu di Abuja in Nigeria, che ieri ha provocato almeno 19 morti e decine di feriti. In un duplice telegramma indirizzato al presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, e al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il Papa si dice addolorato per la “terribile perdita di vite sia tra i cittadini che tra gli impiegati delle Nazioni Unite”. Quindi, rinnova l’appello “a quanti hanno scelto la morte e la violenza” ad “abbracciare invece la vita e il dialogo”. Nei telegrammi, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Pontefice assicura infine le sue preghiere per quanti hanno perso la vita così drammaticamente e invoca il Signore affinché dia forza e coraggio ai feriti e a quanti piangono i propri cari. L’attentato è stato rivendicato dal “Boko Haram”, gruppo terroristico di matrice islamica che si batte per la diffusione della Sharia nel Paese. Dal canto suo, l’Oci, Organizzazione per la cooperazione islamica ha condannato l’attentato. Su questo terribile attacco, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan:

R. – Per me è stata veramente una grande sorpresa, perché anche se questo gruppo di terroristi ha già colpito prima, non si pensava potesse arrivare addirittura fino alle Nazioni Unite. Inoltre, hanno usato un sistema completamente nuovo, con macchine piene di esplosivi, come succede nei Paesi in cui il terrorismo è dilagante. Il gruppo responsabile di questi atti in Nigeria ha dei contatti con i terroristi che agiscono al di fuori del Paese e questo potrebbe forse spiegare l’attacco agli uffici delle Nazioni Unite.

D. – La gravità di questo attentato desta preoccupazione per tutta la popolazione...

R. – Gli attacchi suicidi sono una cosa del tutto nuova per la Nigeria. Non riusciamo a capire, è davvero molto difficile riuscire a difenderci da gruppi come questi.

D. – Il Papa, in un telegramma al presidente nigeriano e al segretario generale dell’Onu, fa appello a queste persone affinché abbandonino la via della violenza ed abbraccino quella della pace e del dialogo...

R. – Speriamo che l’appello del Santo Padre venga ascoltato. In Nigeria il capo dei musulmani – il sultano di Sokoto - ha fatto un appello simile, esortando queste persone a smetterla di compiere tali atti ed ha condannato il gesto compiuto ieri. Tutto il popolo nigeriano, sia i cristiani sia i musulmani, è d’accordo nel condannare questi gesti. Non ho ancora trovato alcun gruppo nigeriano che appoggi queste persone. E’ difficile anche sapere con chi parlare: se una persona vuole intraprendere la via del dialogo, con chi si può dialogare? Non lo sappiamo. Lo scopo che è stato dichiarato dai terroristi è chiaramente irraggiungibile: vogliono che l’intera Nigeria diventi un Paese di talebani. Ma come si può arrivare a ciò se qui il 50 per cento delle persone sono cristiane e l’altro 50 per cento musulmane? I musulmani, poi, non vogliono questo tipo di Islam. Come possiamo allora difenderci da loro? Secondo me, attraverso l’unione di tutte le forze politiche e religiose. (vv)

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2 commenti: on "Attentato alla sede ONU: il cordoglio del Papa"

Enza ha detto...

Quella gente non vuole il dialogo. Il Papa e quelli come lui si battono per il dialogo, ma non si concluderà mai nulla perchè quella gente non conosce l'amore, non conosce Dio. Ormai per molti islamici la violenza è l'unico modo per poter dominare. Ci vogliono governi sani e fedeli alla pace per poter un poco alla volta sradicare quel terribile terrorismo, ma dubito che si potrà estirparli ormai. Amano troppo la violenza!

Mikhael ha detto...

Enza, purtroppo è come dici tu. Quelle persone hanno una cattiva concezione di Dio, soprattutto sono inclini agli interessi personali. Se cristiani e mussulmani collaborassero, e da quanto si apprende dalla notizia sembrano da ambedue le parti contrari agli attentati, allora qualcosa si potrebbe fare.

Ancora una volta è la Chiesa a lanciare un appello per il dialogo. Del resto ha profondamente ragione, se si rispondesse a questi crimini con altri e cioè guerre e violenze, non ci sarebbe nessuna risoluzione. Anzi loro rincasano la dose. Abbiamo visto come hanno reagito i talebani con il commando che ha ucciso Bin Laden, uccidendo una trentina di persona tra cui sei partecipanti al blitz. La morte, provoca altre morti.. credo sia fondamentale pensare ai terroristi come persone e non come macchine assassine. C'è bisogno di fare colpo nel loro cuore, scavando. Questo è possibile e la Chiesa ne è ben consapevole, ecco perché è l'unica ad avere fiducia in un dialogo capace di cambiare le cose.

Possiamo pregare per questo.

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