lunedì 8 agosto 2011

Un nuovo cammino - La Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica - XXXII

Continua il percorso di studio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: un valore importantissimo e valido per tutti gli uomini di buona volontà, il che lo rende molto trasversale e utile alla causa generale. Oggi continuiamo a parlare non solo dei diritti umani, ma anche dei loro doveri e dei diritti-doveri delle nazioni. Al termine troviamo la preoccupazione dell'autore che è consapevole di come non sia sufficiente la trascrizione dei diritti nei documenti ufficiali poiché ad essi molte volte non segue un'applicazione sostanziale (questa era la preoccupazione espressa anche dal Beato Giovanni Paolo II nella sua prima Enciclica, Redemptor Hominis, laddove egli chiaramente sostenne come tali dichiarazioni non dovevano rappresentare il punto d'arrivo, ma il punto di partenza per il riconoscimento concreto e sostanziali dei diritti umani, in ogni luogo ed in ogni tempo):

IV. I DIRITTI UMANI 

b) La specificazione dei diritti

155 Gli insegnamenti di Giovanni XXIII,314 del Concilio Vaticano II,315 di Paolo VI 316 hanno offerto ampie indicazioni della concezione dei diritti umani delineata dal Magistero. Giovanni Paolo II ne ha tracciato un elenco nell'enciclica « Centesimus annus »: « il diritto alla vita, di cui è parte integrante il diritto a crescere sotto il cuore della madre dopo essere stati generati; il diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della propria personalità; il diritto a maturare la propria intelligenza e la propria libertà nella ricerca e nella conoscenza della verità; il diritto a partecipare al lavoro per valorizzare i beni della terra ed a ricavare da esso il sostentamento proprio e dei propri cari; il diritto a fondare liberamente una famiglia e ad accogliere ed educare i figli, esercitando responsabilmente la propria sessualità. Fonte e sintesi di questi diritti è, in un certo senso, la libertà religiosa, intesa come diritto a vivere nella verità della propria fede ed in conformità alla trascendente dignità della propria persona ».317

Il primo diritto ad essere enunciato in questo elenco è il diritto alla vita, dal concepimento fino al suo esito naturale,318 che condiziona l'esercizio di ogni altro diritto e comporta, in particolare, l'illiceità di ogni forma di aborto procurato e di eutanasia.319 È sottolineato l'altissimo valore del diritto alla libertà religiosa: « tutti gli uomini devono restare immuni da costrizione da parte sia dei singoli, sia dei gruppi sociali e di qualsiasi autorità umana, così che in materia religiosa, entro certi limiti, nessuno sia forzato ad agire contro la propria coscienza, né sia impedito ad agire secondo la sua coscienza, in privato e in pubblico, da solo o associato ad altri ».320 Il rispetto di tale diritto è un segno emblematico « dell'autentico progresso dell'uomo in ogni regime, in ogni società, sistema o ambiente ».321

c) Diritti e doveri

156 Connesso inscindibilmente al tema dei diritti è quello relativo ai doveri dell'uomo, che trova negli interventi del Magistero un'adeguata accentuazione. Più volte viene richiamata la reciproca complementarità tra diritti e doveri, indissolubilmente congiunti, in primo luogo nella persona umana che ne è il soggetto titolare.322 Tale legame presenta anche una dimensione sociale: « Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le altre persone: il dovere di riconoscere e rispettare quel diritto ».323 Il Magistero sottolinea la contraddizione insita in un'affermazione dei diritti che non preveda una correlativa responsabilità: « Coloro pertanto che, mentre rivendicano i propri diritti, dimenticano o non mettono nel debito rilievo i rispettivi doveri, corrono il pericolo di costruire con una mano e distruggere con l'altra ».324

d) Diritti dei popoli e delle Nazioni

157 Il campo dei diritti dell'uomo si è allargato ai diritti dei popoli e delle Nazioni: 325 infatti, « quanto è vero per l'uomo è vero anche per i popoli ».326 Il Magistero ricorda che il diritto internazionale « poggia sul principio dell'eguale rispetto degli Stati, del diritto all'autodeterminazione di ciascun popolo e della libera cooperazione in vista del superiore bene comune dell'umanità ».327 La pace si fonda non solo sul rispetto dei diritti dell'uomo, ma anche su quello dei diritti dei popoli, in particolare il diritto all'indipendenza.328

I diritti delle Nazioni non sono altro che « i “diritti umani” colti a questo specifico livello della vita comunitaria ».329 La Nazione ha « un fondamentale diritto all'esistenza »; alla « propria lingua e cultura, mediante le quali un popolo esprime e promuove la sua “sovranità” spirituale »; a « modellare la propria vita secondo le proprie tradizioni, escludendo, naturalmente, ogni violazione dei diritti umani fondamentali e, in particolare, l'oppressione delle minoranze »; a « costruire il proprio futuro provvedendo alle generazioni più giovani un'appropriata educazione ».330 L'assetto internazionale richiede un equilibrio tra particolarità ed universalità, alla cui realizzazione sono chiamate tutte le Nazioni, per le quali il primo dovere è quello di vivere in atteggiamento di pace, di rispetto e di solidarietà con le altre Nazioni.

e) Colmare la distanza tra lettera e spirito

158 La solenne proclamazione dei diritti dell'uomo è contraddetta da una dolorosa realtà di violazioni, guerre e violenze di ogni tipo, in primo luogo i genocidi e le deportazioni di massa, il diffondersi pressoché ovunque di forme sempre nuove di schiavitù quali il traffico di esseri umani, i bambini soldato, lo sfruttamento dei lavoratori, il traffico illegale delle droghe, la prostituzione: « Anche nei Paesi dove vigono forme di governo democratico non sempre questi diritti sono del tutto rispettati ».331

Esiste purtroppo una distanza tra « lettera » e « spirito » dei diritti dell'uomo,332 ai quali è tributato spesso un rispetto puramente formale. La dottrina sociale, in considerazione del privilegio accordato dal Vangelo ai poveri, ribadisce a più riprese che « i più favoriti devono rinunziare a certi loro diritti per mettere con più liberalità i propri beni a servizio degli altri » e che un'affermazione eccessiva di uguaglianza « può dar luogo a un individualismo dove ciascuno rivendica i propri diritti, sottraendosi alla responsabilità del bene comune ».333

159 La Chiesa, consapevole che la sua missione essenzialmente religiosa include la difesa e la promozione dei diritti fondamentali dell'uomo,334 « apprezza assai il dinamismo dei tempi moderni, con il quale tali diritti vengono ovunque promossi ».335 La Chiesa avverte profondamente l'esigenza di rispettare al suo stesso interno la giustizia 336 e i diritti dell'uomo.337

L'impegno pastorale si sviluppa in una duplice direzione, di annuncio del fondamento cristiano dei diritti dell'uomo e di denuncia delle violazioni di tali diritti:338 in ogni caso, « l'annuncio è sempre più importante della denuncia, e questa non può prescindere da quello, che offre la vera solidità e la forza della motivazione più alta ».339 Per essere più efficace, un simile impegno è aperto alla collaborazione ecumenica, al dialogo con le altre religioni, a tutti gli opportuni contatti con gli organismi, governativi e non governativi, a livello nazionale e internazionale. La Chiesa confida soprattutto nell'aiuto del Signore e del Suo Spirito che, riversato nei cuori, è la garanzia più sicura per rispettare la giustizia e i diritti umani, e per contribuire quindi alla pace: « Promuovere la giustizia e la pace, penetrare con la luce e il fermento evangelico tutti i campi dell'esistenza sociale, è sempre stato un costante impegno della Chiesa in nome del mandato che essa ha ricevuto dal Signore ».340


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