Di seguito pubblichiamo l'articolo completo di Radio Vaticana nel quale si legge dell'intervento del Papa. Inoltre vedremo come la Chiesa sia stata una delle prime forze, se non la prima, nel dare aiuto alle popolazioni vittime della grave siccità:
R. – Il Papa era intervenuto già il 17 luglio e poi ripetutamente su questa vicenda; aveva dato inizialmente, tramite il nostro dicastero, un aiuto per la Somalia e adesso ha voluto dare un ulteriore segno della sua partecipazione a questa tragedia con un aiuto ad alcune diocesi del Kenya e dell’Etiopia che stanno svolgendo un lavoro di accoglienza e di assistenza della popolazione che, come lei sa, vive di due problemi fondamentali: uno è la siccità con la carestia che si è ingenerata, e poi a questo si è aggiunto il problema dei profughi e degli sfollati interni.
D. – Ora l’importante è non abbassare la guardia, anche per quanto riguarda la comunità internazionale…
R. – Sì. Io credo che questa sia stata la linea della Santa Sede e del Santo Padre da subito: spingere la comunità internazionale ad intervenire in una situazione che si sta trascinando da molto tempo e, purtroppo, dobbiamo dire anche, per molto tempo nell’indifferenza generale. Devo dire che ho l’impressione che adesso ci sia un’attenzione maggiore al problema, anche di fronte alle molte emergenze di oggi, come la crisi finanziaria cui stiamo assistendo. A volte, però, forse si rischia di dimenticare le emergenze che toccano popoli già poverissimi e in grandi difficoltà.
D. – Qual è la presenza della Chiesa in queste regioni?
R. – La presenza della Chiesa è una presenza già strutturata, nel senso che sul posto ci sono già diocesi e vicariati apostolici che sono stati la base per un intervento a favore delle popolazioni. Mi sembra questa, peraltro, una cosa molto importante da rilevare, cioè come in questa occasione le diocesi africane, le Caritas locali africane, la popolazione del posto – i cattolici del posto – siano stati i primi a dare una mano. Quindi, c’è stato anche un aiuto che è partito immediatamente dagli africani stessi. Ovviamente, la Caritas Internationalis sta predisponendo un piano più articolato e più vasto insieme anche ad altre agenzie per sostenere questi sforzi che – ripeto – sono già partiti dalla Chiesa locale. (gf)
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