venerdì 5 agosto 2011

La Fao lancia un appello a favore delle popolazioni del Corno d'Africa

Da un po' di settimane seguiamo la vicenda della grave crisi umanitaria del Corno d'Africa anche e soprattutto grazie a Radio Vaticana, uno dei pochi media ad occuparsi dell'emergenza. Non ci preoccupiamo di apparire ripetitivi poiché riteniamo doveroso parlare di questa emergenza affinché vi sia una maggiore diffusione delle notizie pervenute da quella regione martoriata, al fine che sempre più persone siano informate perché possano intervenire con il loro contributo. Come da titolo, la Fao ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché vengano al più presto forniti degli aiuti, poiché vi è un'urgente necessità che arrivino. Si parla di decine di migliaia di morti e questo non può e non deve lasciare indifferenti. Si lamenta una lenta erogazione dei fondi da parte dei governi, lentezza constatabile dalla crisi ancora in corso. Non si capisce perché vi siano queste lentezze, anche se un'idea è possibile farsela...

E a proposito di lentezza, Stefano Leszczynski di Radio Vaticana domanda a Filippo Ortolani, coordinatore dei programmi umanitari dell'Ong internazionale Oxfam, come mai nonostante le previsioni di un'ondata di siccità, la macchina degli aiuti internazionali si sia mossa con ritardo. Leggiamo attraverso le risposte di Filippo Ortolani, quali e quanti sono i Paesi colpiti, quante persone stanno subendo la grave crisi, quali le cause di questa pesante siccità e come si stanno comportando i governi:



R. – Questa situazione sta colpendo principalmente in questo momento tre Paesi: Somalia, Kenya ed Etiopia, ma sono coinvolte pure l’Eritrea, Gibuti e il Nord Uganda. Sto parlando di 12 milioni di persone colpite, ma si prevede che nei prossimi mesi la situazione possa peggiorare ulteriormente.

D. – Quello che sorprende è il fatto che questa carestia non sia un evento improvviso. Come mai c’è stato poi questo ritardo nell’avviare una macchina di aiuti umanitari?

R. – Questa siccità è causata da un fenomeno meteorologico - e dal riscaldamento globale – chiamato la niña e già dall’ottobre dell’anno scorso si sapeva che gli effetti sarebbero potuti essere devastanti in alcune zone dell’Est Africa. Sorprende molto che molti governi e molte agenzie delle Nazioni Unite si siano mosse con ritardo. Questo, purtroppo, denota il sistema degli aiuti internazionali, che in qualche modo non funziona come dovrebbe. 

D. – L’opinione pubblica internazionale è rimasta molto colpita dalla situazione che si è verificata nel Corno d’Africa e ha dimostrato in un certo senso una forte sensibilità attraverso le donazioni per gli interventi che vengono portati avanti nella regione. A fare da contraltare c’è un impegno finanziario più scarso da parte dei governi, nonostante le promesse...

R. – L’opinione pubblica si è dimostrata particolarmente sensibile a queste tematiche. I governi, purtroppo, stanno rispondendo, ma in maniera lenta e al di sotto delle aspettative. Per rispondere in maniera adeguata a questa emergenza si parla di una necessità di un miliardo e 200 mila dollari e al momento c’è purtroppo un gap di circa 800 milioni di dollari. Si parla di interventi di emergenza classici - distribuzione di cibo, distribuzione di acqua, medicine - affinché il minor numero possibile di persone muoia. (ap)

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