mercoledì 13 luglio 2011

Carità e Verità: Caritas in Veritate - XXX

Proseguiamo la lettura della Lettera Enciclica del Santo Padre Benedetto XVI, "Caritas in Veritate": La Carità nella Verità. Anche per questa settimana proseguiamo la lettura del capitolo conclusivo la cui attenzione, come abbiamo avuto modo di vedere nelle precedenti settimane è rivolta allo sviluppo dei popoli e della tecnica. Il Santo Padre nelle righe che vedremo quest'oggi si sofferma particolarmente sulla funzione dei media i quali dovrebbero essere strumenti di promozione, per esempio invitando la popolazione a partecipare a iniziative e opere di bene. Invece oggi si assiste a un uso banale di questi strumenti. Persino i mezzi di comunicazione sociale non sono di aiuto per il perseguimento della libertà e dello sviluppo poiché attraverso di essi si mescolano diverse idee. Per raggiungere tali obiettivi è necessario che questi promuovano la dignità della persona umana. In definitiva soltanto dall'amore e dalla comprensione reciproca possono incontrarsi i popoli, raggiungendo la tanto sospirata pace. Pace che tarda ad arrivare a causa delle divisioni. Gli interessi personali ostacolano la pace poiché due o più persone con interessi diversi tendono a scontrarsi. E' necessario allora che ognuno metta da parte i propri interessi e guardi alla realizzazione del bene comune, cominciando a comprendere e a rispettare la dignità del prossimo, amandolo come fratello. Essere in pace con gli altri vuol dire questo: amarsi, rispettarsi, collaborare insieme per il raggiungimento del bene comune. L'uomo spesso ignora che è "donando che si riceve" come disse il serafico padre San Francesco. Finché l'uomo continuerà a curare i propri interessi, non solo non raggiungerà quella pace che tanto desidera, ma non permetterà nemmeno all'altro di ottenerla. L'essere umano è fatto per amare e l'amore è dono gratuito per il prossimo. Nell'amare si riceve amore, nel creare un ambiente di pace, non solo permette agli altri di godere di questo dono di Dio ma anche chi lavora per la realizzazione della stessa gode dei suoi effetti. L'albero produce più frutti perché possano sfamarsi anche gli altri e non solo chi lo coltiva. Così la pace non solo "sfamerà" l'altro ma anche chi lavora per realizzarla. Chi mangia troppo crede di fare del bene a sé stesso, ma non è mai veramente felice, anzi spesso contrae malattie fisiche causate dall'ingordigia. La condivisione del pane invece non solo dona gioia a chi lo riceve, ma anche a chi lo dona. Ma ora lasciamo la parola al Santo Padre perché ci illumini in questo difficile cammino:

CAPITOLO SESTO

LO SVILUPPO DEI POPOLI
E LA TECNICA


72. Anche la pace rischia talvolta di essere considerata come un prodotto tecnico, frutto soltanto di accordi tra governi o di iniziative volte ad assicurare efficienti aiuti economici. È vero che la costruzione della pace esige la costante tessitura di contatti diplomatici, di scambi economici e tecnologici, di incontri culturali, di accordi su progetti comuni, come anche l'assunzione di impegni condivisi per arginare le minacce di tipo bellico e scalzare alla radice le ricorrenti tentazioni terroristiche. Tuttavia, perché tali sforzi possano produrre effetti duraturi, è necessario che si appoggino su valori radicati nella verità della vita. Occorre cioè sentire la voce e guardare alla situazione delle popolazioni interessate per interpretarne adeguatamente le attese. Ci si deve porre, per così dire, in continuità con lo sforzo anonimo di tante persone fortemente impegnate nel promuovere l'incontro tra i popoli e nel favorire lo sviluppo partendo dall'amore e dalla comprensione reciproca. Tra queste persone ci sono anche fedeli cristiani, coinvolti nel grande compito di dare allo sviluppo e alla pace un senso pienamente umano.

73. Connessa con lo sviluppo tecnologico è l'accresciuta pervasività dei mezzi di comunicazione sociale. È ormai quasi impossibile immaginare l'esistenza della famiglia umana senza di essi. Nel bene e nel male, sono così incarnati nella vita del mondo, che sembra davvero assurda la posizione di coloro che ne sostengono la neutralità, rivendicandone di conseguenza l'autonomia rispetto alla morale che tocca le persone. Spesso simili prospettive, che enfatizzano la natura strettamente tecnica dei media, favoriscono di fatto la loro subordinazione al calcolo economico, al proposito di dominare i mercati e, non ultimo, al desiderio di imporre parametri culturali funzionali a progetti di potere ideologico e politico. Data la loro fondamentale importanza nella determinazione di mutamenti nel modo di percepire e di conoscere la realtà e la stessa persona umana, diventa necessaria un'attenta riflessione sulla loro influenza specie nei confronti della dimensione etico-culturale della globalizzazione e dello sviluppo solidale dei popoli. Al pari di quanto richiesto da una corretta gestione della globalizzazione e dello sviluppo, il senso e la finalizzazione dei media vanno ricercati nel fondamento antropologico. Ciò vuol dire che essi possono divenire occasione di umanizzazione non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un'immagine della persona e del bene comune che ne rispecchi le valenze universali. I mezzi di comunicazione sociale non favoriscono la libertà né globalizzano lo sviluppo e la democrazia per tutti, semplicemente perché moltiplicano le possibilità di interconnessione e di circolazione delle idee. Per raggiungere simili obiettivi bisogna che essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale. Infatti, nell'umanità la libertà è intrinsecamente collegata con questi valori superiori. I media possono costituire un valido aiuto per far crescere la comunione della famiglia umana e l'ethos delle società, quando diventano strumenti di promozione dell'universale partecipazione nella comune ricerca di ciò che è giusto.


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