Di seguito l'articolo completo i cui testi e immagini sono appunto di proprietà di Radio Vaticana:
Emergenza Somalia. L'Onu: non abbandoniamo questo popolo ad un destino tragico


R. – Guardi, io su questa mobilitazione ho qualche riserva. Mi pare di capire che la questione somala e dell’intero Corno d’Africa non interessi molto, tanto più che tranne qualche meritoria eccezione, come nel caso della Radio Vaticana, è uno dei temi di cui non si parla nei mezzi di informazione.
D. – ….sono assolutamente d’accordo!
R. – Lei capisce che questa è una delle crisi più drammatiche nel Pianeta, però questa crisi non emerge. Ritengo, dunque, che bisognerebbe avere un po’ più di senso di responsabilità da parte di tutti, perché i racconti sono tremendi e i colleghi parlano di testimonianze agghiaccianti. Intanto, le persone camminano per settimane prima di arrivare o in Kenya o in Etiopia, i Paesi confinanti, e raccontano di essere stati oggetto di violenze durante il tragitto, di essere stati derubati. I bambini sono stati attaccati da branchi di iene e sono stati sbranati. E’ una situazione tremenda! Allora, di tutto questo abbiamo il dovere di parlarne, anche perché se non se ne parla i governi stentano ad investire delle risorse e le risorse sono assolutamente indispensabili, anche per fornire l’assistenza nei Paesi limitrofi, nei campi profughi, dove si stanno riversando 1500/1700 persone al giorno. Questa è la media di uscita dalla Somalia, quindi un’emergenza incredibile, che è causata da diversi fattori: sicuramente la siccità che sta colpendo da due anni il Corno d’Africa...
D. – …ma anche la guerra in Somalia?
R. – Anche la guerra, perché la Somalia è in gran parte controllata da questa milizia di Al Shabab che terrorizza con la violenza la popolazione. Ci sono scontri con le forze governative e quindi questo genera rischi, molta paura da parte della popolazione, che cerca di mettersi in salvo scappando, e poi anche la difficoltà degli organismi internazionali di portare gli aiuti in questa situazione di insicurezza. Quindi, è imperativo: rilanciare il dialogo che possa portare perlomeno ad una tregua e riuscire a fornire gli aiuti necessari all’interno della Somalia, oltre ad avere le risorse da parte della comunità internazionale per fornire l’assistenza adeguata a chi arriva nei campi profughi. Il livello di mortalità, peraltro, sta aumentando. La malnutrizione acuta è al 50 per cento, specialmente quella dei bambini. Molte di queste persone muoiono durante la fuga o i bambini in particolare il giorno dopo che sono arrivati nei campi: nonostante le terapie infatti muoiono nelle 24 ore successive. Io rivolgo un appello accorato, quindi, affinché questa situazione non venga lasciata nel ‘dmenticatoio’.(ap)
La Beata Teresa di Calcutta diceva: "I veri poveri non fanno rumore". Madre Teresa certamente intendeva dire che i veri poveri sono umili e non fanno chiasso, ma credo ci sia un altro significato in questa breve frase. Spesso si parla dei piccoli problemi di media-povertà, anche se oggi sembra non si parli più nemmeno di quello. Mentre di tutte quelle persone che vivono la reale e tragica povertà non se ne sente parlare. Anche per questi motivi è il caso di dire che i veri poveri non fanno rumore perché non si permette loro di parlare. Parlare di fame non conviene alla televisione produttrice e promotrice di scandali. Non fa audience e quindi guadagni perché la maggior parte del pubblico influenzato e abituato dalla stessa TV a malcostumi, si annoia se non ci sono argomenti all'infuori del seducente o del perditempo. Nella Lettera Enciclica, Caritas in Veritate, il Santo Padre Benedetto XVI esorta i media a diventare strumenti del bene comune. Invece i media di oggi, eccezion fatta per quei piccoli e coraggiosi mezzi di informazione, si tappano e fanno tappare le orecchie e non danno voce ai veri poveri che hanno veramente bisogno di gridare aiuto a tutti noi. Gli italiani sono poveri perché non riescono ad arrivare a fine mese: e quegli uomini di varie nazionalità costretti a percorrere chilometri per avere un po' di acqua, come i nostri fratelli somali, rischiando di morire lungo il tragitto? Questi non sono poveri?
I media principali di oggi sono tappa-bocche e noi dovremmo fare in modo che questo non accada. Dobbiamo permettere ai veri poveri di far giungere la loro voce fino a noi perché colpisca i cuori caritatevoli muovendoli all'azione e spezzi la crosta dell'egoismo dei cuori tiepidi. I veri poveri non fanno rumore, ma non fanno rumore anche per causa del silenzio dei media.
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