sabato 30 luglio 2011

In India si marcia per i diritti dei Dalit: tra i leader della protesta, l'arcivescovo di New Dehli

Le discriminazioni sono una ferita per l'intera società umana creata uguale in dignità e diritti, e diversa solo nei colori e nei carismi,  nelle culture e nell'arte. Purtroppo le discriminazioni sono ancora largamente presenti nella società mondiale, in particolare in India dove l'altro ieri si è tenuta una marcia di diecimila persone in piazza a Dehli per i diritti dei Dalit. Tra i leader della protesta vi è anche l'arcivescovo di New Dehli, mons. Vincent M. Concessao. A quanto pare questo tipo di discriminazione è presente in ogni paese, persino in Italia, anche se non lo si vuol fare apparire. Ma questa è tutta un'altra storia... ora lasciamo le parole a Radio Vaticana in un articolo di ieri:


Oltre diecimila persone hanno marciato ieri (l'altro ieri per chi legge - 28 luglio 2011 - n.d.r.nelle strade di Nuova Delhi per chiedere al governo di garantire e difendere i diritti di tutti i Dalit. Alla marcia, che è seguita a tre giorni di digiuno, hanno partecipato più di 50 arcivescovi e vescovi, insieme a migliaia di religiosi e laici, cristiani e musulmani. “Io sono un Dalit e soffro quello che voi soffrite”, ha dichiarato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, presente alla manifestazione. Riferisce l'agenzia AsiaNews che il porporato ha chiesto al governo indiano di includere i Dalit cristiani e musulmani nella lista delle caste protette, al fine di evitare una “discriminazione clamorosa” e una violazione della costituzione indiana. Tra i leader della protesta c’era anche l’arcivescovo di New Delhi, mons. Vincent M. Concessao, che da trent’anni si occupa dei diritti dei Dalit. “La nostra causa, che ci ha portato insieme a Delhi da tutto il Paese, è una causa nazionale, ed è racchiusa chiaramente nel Preambolo della nostra costituzione che proclama la sua visione in termini di giustizia, eguaglianza libertà e fraternità”, ha detto il presule, “la giustizia è una causa dell’umanità. E’ la causa di Dio stesso, come ci dice la Bibbia. Di conseguenza coloro che si oppongono alla giustizia, attivamente, con l’inazione o con tattiche dilatorie, scavano la loro tomba. Non hanno bisogno di avversari che li sconfiggano. Non importa quanto siano potenti re e regni e partiti politici: quando compiono ingiustizie sulla gente inerme, cadono”, ha aggiunto mons. Concessao, “e’ già accaduto in passato, e sta accadendo ora e accadrà in futuro perché la giustizia è una richiesta basilare dell’umanità”. Secondo l’arcivescovo i partiti religiosi indù non accetteranno mai che sia fatta giustizia per i Dalit, ma quasi tutti gli altri partiti, sia nazionali che regionali, appoggeranno questa richiesta. “Se il governo fa orecchie da mercante alle lacrime dei Dalit, Dio non lo farà”, ha concluso il presule. (M.R.)
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