lunedì 11 luglio 2011

Un nuovo cammino - La Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica - XXVIII

Continua il percorso di studio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: un valore importantissimo e valido per tutti gli uomini di buona volontà, il che lo rende molto trasversale e utile alla causa generale. Il capitolo che vedremo quest'oggi è molto interessante, non solo per i credenti, ma anche per quanti non credono e sono alla ricerca di una verità assoluta. Spesso si commette l'errore di associare il libero arbitrio al peccato. La lettura di oggi non solo ci dice che il libero arbitrio ci è stato dato da Dio per scegliere bene e giungere alla perfezione poiché la perfezione dell'essere umano consiste nello scegliere ciò che è buono. Inoltre vedremo come in ogni essere umano è scolpita la legge dei sani precetti: nell'uomo di qualsiasi colore e religione è scolpita questa legge naturale, fondamento per la ricerca della verità. Perché la lettura del capitolo di oggi può interessare anche i non credenti? Perché pone quelle basi di conoscenza importanti per la ricerca della verità. Qui non si parla principalmente del cristiano, ma dell'uomo in generale. Certo si deve sempre credere in Dio per poter avere chiara la visione dei concetti di seguito esposti poiché la fede è come un lume, ma anche non credendo, una persona non credente può da qui cominciare a capire che Dio esiste, avvalendosi dell'uso della ragione poiché qui viene esposta la realtà partendo dal piano più umano che religioso: si parla della persona umana e della legge morale scolpita nella coscienza. Chiunque può trovare riscontro nella vita delle seguenti parole che a breve andremo a leggere, per questo consigliamo la lettura di questo capitolo anche e soprattutto ai non credenti perché possano trovare quelle risposte alle loro domande sul senso dell'essere umano:



C) LA LIBERTÀ DELLA PERSONA


a) Valore e limiti della libertà

135 L'uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà, che Dio gli ha dato come segno altissimo della Sua immagine: 251 « Dio ha voluto lasciare l'uomo in balia del suo proprio volere (cfr. Sir 15,14), perché cercasse spontaneamente il suo Creatore ed aderendo a lui pervenisse liberamente alla piena e beata perfezione. Perciò la dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo una scelta consapevole e libera, cioè mosso e indotto personalmente dal di dentro, e non per un cieco impulso interno o per mera coazione esterna ».252

L'uomo giustamente apprezza la libertà e con passione la cerca: giustamente vuole, e deve, formare e guidare, di sua libera iniziativa, la sua vita personale e sociale, assumendosene personalmente la responsabilità.253 La libertà, infatti, non solo permette all'uomo di mutare convenientemente lo stato di cose a lui esterno, ma determina la crescita del suo essere persona, mediante scelte conformi al vero bene: 254 in tal modo, l'uomo genera se stesso, è padre del proprio essere,255 costruisce l'ordine sociale.256

136 La libertà non è in opposizione alla dipendenza creaturale dell'uomo da Dio.257 La Rivelazione insegna che il potere di determinare il bene e il male non appartiene all'uomo, ma a Dio solo (cfr. Gen 2,16-17): « L'uomo è certamente libero, dal momento che può comprendere ed accogliere i comandi di Dio. Ed è in possesso di una libertà quanto mai ampia, perché può mangiare “di tutti gli alberi del giardino”. Ma questa libertà non è illimitata: deve arrestarsi di fronte all'“albero della conoscenza del bene e del male”, essendo chiamata ad accettare la legge morale che Dio dà all'uomo. In realtà, proprio in questa accettazione la libertà dell'uomo trova la sua vera e piena realizzazione ».258

137 Il retto esercizio della libertà personale esige precise condizioni di ordine economico, sociale, giuridico, politico e culturale che « troppo spesso sono misconosciute e violate. ...situazioni di accecamento e di ingiustizia gravano sulla vita morale ed inducono tanto i forti quanto i deboli nella tentazione di peccare contro la carità. Allontanandosi dalla legge morale, l'uomo attenta alla propria libertà, si fa schiavo di se stesso, spezza la fraternità coi suoi simili e si ribella contro la volontà divina ».259 La liberazione dalle ingiustizie promuove la libertà e la dignità umana: tuttavia « occorre, anzitutto, fare appello alle capacità spirituali e morali della persona e all'esigenza permanente della conversione interiore, se si vogliono ottenere cambiamenti economici e sociali che siano veramente a servizio dell'uomo ».260

b) Il vincolo della libertà con la verità e la legge naturale

138 Nell' esercizio della libertà, l'uomo compie atti moralmente buoni, costruttivi della sua persona e della società, quando obbedisce alla verità, ossia quando non pretende di essere creatore e padrone assoluto di quest'ultima e delle norme etiche.261 La libertà, infatti, « non ha il suo punto di partenza assoluto e incondizionato in se stessa, ma nell'esistenza dentro cui si trova e che rappresenta per essa, nello stesso tempo, un limite e una possibilità. È la libertà di una creatura, ossia una libertà donata, da accogliere come un germe e da far maturare con responsabilità ».262
In caso contrario, muore come libertà, distrugge l'uomo e la società.263

139 La verità circa il bene e il male è riconosciuta praticamente e concretamente dal giudizio della coscienza, il quale porta ad assumere la responsabilità del bene compiuto e del male commesso: « Così nel giudizio pratico della coscienza, che impone alla persona l'obbligo di compiere un determinato atto, si rivela il vincolo della libertà con la verità. Proprio per questo la coscienza si esprime con atti di “giudizio” che riflettono la verità sul bene, e non come “decisioni” arbitrarie. E la maturità e la responsabilità di questi giudizi — e, in definitiva, dell'uomo, che ne è il soggetto — si misurano non con la liberazione della coscienza dalla verità oggettiva, in favore di una presunta autonomia delle proprie decisioni, ma, al contrario, con una pressante ricerca della verità e con il farsi guidare da essa nell'agire ».264

140 L'esercizio della libertà implica il riferimento ad una legge morale naturale, di carattere universale, che precede e accomuna tutti i diritti e i doveri.265 La legge naturale « altro non è che la luce dell'intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce o questa legge Dio l'ha donata alla creazione » 266 e consiste nella partecipazione alla Sua legge eterna, la quale s'identifica con Dio stesso.267 Questa legge è chiamata naturale perché la ragione che la promulga è propria della natura umana. Essa è universale, si estende a tutti gli uomini in quanto stabilita dalla ragione. Nei suoi precetti principali, la legge divina e naturale è esposta nel Decalogo ed indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale.268 Essa ha come perno l'aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso dell'altro come uguale a noi stessi. La legge naturale esprime la dignità della persona e pone la base dei suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali.269

141 Nella diversità delle culture, la legge naturale lega gli uomini tra loro, imponendo dei principi comuni. Per quanto la sua applicazione richieda adattamenti alla molteplicità delle condizioni di vita, secondo i luoghi, le epoche e le circostanze,270 essa è immutabile, « rimane sotto l'evolversi delle idee e dei costumi e ne sostiene il progresso... Anche se si arriva a negare i suoi principi, non la si può però distruggere, né strappare dal cuore dell'uomo. Sempre risorge nella vita degli individui e delle società ».271

I suoi precetti, tuttavia, non sono percepiti da tutti con chiarezza ed immediatezza. Le verità religiose e morali possono essere conosciute « da tutti e senza difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna mescolanza di errore »,272 solo con l'aiuto della Grazia e della Rivelazione. La legge naturale offre un fondamento preparato da Dio alla legge rivelata e alla Grazia, in piena armonia con l'opera dello Spirito.273

142 La legge naturale, che è legge di Dio, non può essere cancellata dalla malvagità umana.274 Essa pone il fondamento morale indispensabile per edificare la comunità degli uomini e per elaborare la legge civile, che trae le conseguenze di natura concreta e contingente dai principi della legge naturale.275 Se si oscura la percezione dell'universalità della legge morale naturale, non si può edificare una reale e duratura comunione con l'altro, perché, quando manca una convergenza verso la verità e il bene, « in maniera imputabile o no, i nostri atti feriscono la comunione delle persone, con pregiudizio di ciascuno ».276 Solo una libertà radicata nella comune natura, infatti, può rendere tutti gli uomini responsabili ed è in grado di giustificare la morale pubblica. Chi si autoproclama misura unica delle cose e della verità non può convivere pacificamente e collaborare con i propri simili.277

143 La libertà è misteriosamente inclinata a tradire l'apertura alla verità e al bene umano e troppo spesso preferisce il male e la chiusura egoistica, elevandosi a divinità creatrice del bene e del male: « Costituito da Dio nella giustizia, l'uomo, tentato dal Maligno, fin dall'inizio della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e mirando a raggiungere il suo fine al di fuori di Dio. ... Rifiutando spesso di riconoscere Dio come suo principio, l'uomo ha anche sconvolto il giusto ordine riguardante il suo ultimo fine, e al tempo stesso tutto il suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e tutte le cose create ».278 La libertà dell'uomo ha bisogno, pertanto, di essere liberata. Cristo, con la forza del Suo mistero pasquale, libera l'uomo dall'amore disordinato di se stesso,279 che è fonte del disprezzo del prossimo e dei rapporti improntati al dominio sull'altro; Egli rivela che la libertà si realizza nel dono di sé.280 Con il Suo sacrificio sulla croce, Gesù reintroduce ogni uomo nella comunione con Dio e con i propri simili.


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