sabato 12 marzo 2011

La Chiesa nel mondo contemporaneo - XIII parte

Continuiamo il nostro cammino di lettura della Costituzione Pastorale "Gaudiem et spes" di Papa Paolo VI. Continuiamo il secondo capitolo del documento dove Paolo VI si sofferma sulla dimensione comunitaria dell'uomo nel progetto di Dio: oggi vediamo come siamo chiamati anche al rispetto verso il nostro avversario e verso colui che l pensa diversamente da noi. Invece, la politica italiana sa mostrare solo divisioni, insulti e poco rispetto reciproco: ancora una volta, vediamo come la saggezza della Chiesa non viene ascoltata producendo conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. 
Ma c'è un altro aspetto ancor più importante che analizziamo oggi e cioè l'uguaglianza sostanziale e la giustizia sociale. Rinveniamo nelle righe che ci accingiamo a leggere, il fondamento della nostra Carta Costituzione e cioè l'articolo 3 che recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Questo, come visto, è il fondamento della nostra Costituzione, ma lo deve essere di ogni sistema o regime politico: invece, nel mondo di oggi, continuano ad esistere regimi che calpestano continuamente non solo i diritti fondamentali delle persone, ma continuano anche a discriminare in base alla religione, al sesso e alla condizione politica e sociale. Basti vedere quei paesi medio-orientali che continuano a discriminare i nostri fratelli cristiani o a quei paesi che trattano le donne come delle serve senza diritti e con prevaricazione ingiustificabile. Per aver un mondo giusto, una società eguale, c'è bisogno di eliminare, di estirpare e di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono di raggiungere una vera sfera di giustizia sociale. Ecco che la comunità internazionale e le istituzioni pubbliche in generale, hanno il doveroso compito di promuovere la diffusione di un modello di uguaglianza sostanziale, cominciando a migliorarlo all'interno dei propri confini perchè sarebbe improprio pensare di esportare qualcosa che non si possiede. Cominciando dall'Italia, possiamo ancora vedere numerosi fattori di diseguaglianza sociale che dovrebbero esser rimossi dalle istituzioni che tardano ad agire: l'auspicio di Paolo VI è quindi quello che le istituzioni combattano questi fattori disgreganti e i regimi che li mantengono in vita:

CAPITOLO II

LA COMUNITÀ DEGLI UOMINI

28. Il rispetto e l'amore per gli avversari.

Il rispetto e l'amore deve estendersi pure a coloro che pensano od operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose, poiché con quanta maggiore umanità e amore penetreremo nei loro modi di vedere, tanto più facilmente potremo con loro iniziare un dialogo.

Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi è l'amore stesso che spinge i discepoli di Cristo ad annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiato da false o insufficienti nozioni religiose (52).

Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori; perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza interiore di chiunque (53). La dottrina del Cristo esige che noi perdoniamo anche le ingiurie (54) e il precetto dell'amore si estende a tutti i nemici; questo è il comandamento della nuova legge: «Udiste che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e calunniatori » (Mt5,43).

29. La fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini e la giustizia sociale.

Tutti gli uomini, dotati di un'anima razionale e creati ad immagine di Dio, hanno la stessa natura e la medesima origine; tutti, redenti da Cristo godono della stessa vocazione e del medesimo destino divino: è necessario perciò riconoscere ognor più la fondamentale uguaglianza fra tutti.

Sicuramente, non tutti gli uomini sono uguali per la varia capacità fisica e per la diversità delle forze intellettuali e morali. Ma ogni genere di discriminazione circa i diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso, della razza, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio.

Invero è doloroso constatare che quei diritti fondamentali della persona non sono ancora e dappertutto garantiti pienamente. Avviene così quando si nega alla donna la facoltà di scegliere liberamente il marito e di abbracciare un determinato stato di vita, oppure di accedere a un'educazione e a una cultura pari a quelle che si ammettono per l'uomo.

In più, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, la uguale dignità delle persone richiede che si giunga a condizioni di vita più umane e giuste.

Infatti le disuguaglianze economiche e sociali eccessive tra membri e tra popoli dell'unica famiglia umana, suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale, all'equità, alla dignità della persona umana, nonché alla pace sociale e internazionale.

Le umane istituzioni, sia private che pubbliche, si sforzino di mettersi al servizio della dignità e del fine dell'uomo. Nello stesso tempo combattano strenuamente contro ogni forma di servitù sociale e politica, e garantiscano i fondamentali diritti degli uomini sotto qualsiasi regime politico.

Anzi, queste istituzioni si debbono a poco a poco accordare con le realtà spirituali, le più alte di tutte, anche se talora occorra un tempo piuttosto lungo per giungere al fine desiderato.



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