sabato 26 marzo 2011

La Chiesa nel mondo contemporaneo - XV parte

Continuiamo il nostro cammino di lettura della Costituzione Pastorale "Gaudiem et spes" di Papa Paolo VI. Continuiamo il secondo capitolo del documento dove Paolo VI si sofferma sulla dimensione comunitaria dell'uomo nel progetto di Dio: anche stavolta, infatti, Paolo VI sottolinea la natura comunitaria dell'uomo il quale è stato creato da Dio non per vivere individualmente, ma in maniera comunitaria. Tutto questo porta come conseguenza che dobbiamo esser solidali: essendo stati creati come comunità, abbiamo dei rpecisi obbigli vicendevoli e tra questi rientra la solidarietà umana. Se un uomo ha bisogno, il resto degli uomini interviene per curare quel bisogno; se un uomo è in difficoltà, il resto degli uomini interviene per aiutarlo. Nomadelfia è stata ad esempio fondata da Don Zeno proprio su questo presupposto: in quella comunità non ci sono persone abbandonate o sole nell'affrontare le difficoltà, ma il problema di uno diviene problema di tutti. E così deve essere l'umanità intera: dunque c'è bisogno di abbattere i muri che si sono sollevati tra di noi e dobbiamo esser solidali gli uni nei confronti degli altri, come specificato da Paolo VI con queste parole:

CAPITOLO II

LA COMUNITÀ DEGLI UOMINI

32. Il Verbo incarnato e la solidarietà umana.

Come Dio creò gli uomini non perché vivessero individualisticamente, ma perché si unissero in società, così a lui anche «... piacque santificare e salvare gli uomini non a uno a uno, fuori di ogni mutuo legame, ma volle costituirli in popolo, che lo conoscesse nella verità e santamente lo servisse » (55). Sin dall'inizio della storia della salvezza, egli stesso ha scelto degli uomini, non soltanto come individui ma come membri di una certa comunità Infatti questi eletti Dio, manifestando il suo disegno, chiamò a suo popolo» (Es3,7). Con questo popolo poi strinse il patto sul Sinai (56).

Tale carattere comunitario è perfezionato e compiuto dall'opera di Cristo Gesù.

Lo stesso Verbo incarnato volle essere partecipe della solidarietà umana.

Prese parte alle nozze di Cana, entrò nella casa di Zaccheo, mangiò con i pubblicani e i peccatori.

Ha rivelato l'amore del Padre e la magnifica vocazione degli uomini ricordando gli aspetti più ordinari della vita sociale e adoperando linguaggio e immagini della vita d'ogni giorno.

Santificò le relazioni umane, innanzitutto quelle familiari, dalle quali trae origine la vita sociale.

Si sottomise volontariamente alle leggi della sua patria. Volle condurre la vita di un artigiano del suo tempo e della sua regione. Nella sua predicazione ha chiaramente affermato che i figli di Dio hanno l'obbligo di trattarsi vicendevolmente come fratelli.

Nella sua preghiera chiese che tutti i suoi discepoli fossero una « cosa sola ».

Anzi egli stesso si offrì per tutti fino alla morte, lui il redentore di tutti. « Nessuno ha maggior amore di chi sacrifica la propria vita per i suoi amici » (Gv15,13).

Comandò inoltre agli apostoli di annunciare il messaggio evangelico a tutte le genti, perché il genere umano diventasse la famiglia di Dio, nella quale la pienezza della legge fosse l'amore. Primogenito tra molti fratelli, dopo la sua morte e risurrezione ha istituito attraverso il dono del suo Spirito una nuova comunione fraterna fra tutti coloro che l'accolgono con la fede e la carità: essa si realizza nel suo corpo, che è la Chiesa.

In questo corpo tutti, membri tra di loro, si debbono prestare servizi reciproci, secondo i doni diversi loro concessi. Questa solidarietà dovrà sempre essere accresciuta, fino a quel giorno in cui sarà consumata; in quel giorno gli uomini, salvati dalla grazia, renderanno gloria perfetta a Dio, come famiglia amata da Dio e da Cristo, loro fratello.



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