mercoledì 9 marzo 2011

Cʼè bisogno di una quaresima della politica

Anche oggi sospendiamo la nostra normale programmazione in virtù del fatto che oggi entriamo in Quaresima! Per questo motivo, vogliamo coniugare i due termini qui rappresentati e cioè politica e Quaresima: per farlo, vi proponiamo la lettura della riflessione di Stefano Spinelli, tratta da CulturaCattolica.it: trattasi di una riflessione risalente a circa un anno fa, ma ancora molto attuale e che tenta di spiegare come ci sia bisogno di una Quaresima della politica!:

Non so che effetto vi fa leggere le tante storie di uomini che hanno responsabilità politiche ed ora anche civili (mi riferisco a quanto sta emergendo nell’ambito della protezione civile), fatte di favori, mazzette, sesso, droga. Una volta si parlava di sesso, droga, rock and roll, ad indicare l’irresponsabilità di certa gioventù bruciata. Ora pare che sia il nostro mondo degli adulti e delle responsabilità ad esserne coinvolto.
La notizia di ieri è che all’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, il Procuratore Generale ha fatto sapere che nel 2009 sono triplicate le denunce per corruzione, in ambito pubblico.
Certo, come minimo si può parlare di un modo disinvolto di esercizio del potere (a qualunque livello sia), indipendentemente dall’accertamento delle singole responsabilità penali, come se si fossero tirati i remi in barca di fronte alle virtù umane, roba del passato, sì insomma, da bigotti. Le virtù sono belle da proclamarsi, anzi più se ne parla meglio è. Ma poi la realtà è un’altra cosa.
Sia chiaro. Non sto facendo un discorso politico. Non mi interessano le demonizzazioni per dimostrare l’indegnità morale di un partito piuttosto che di un altro. A questo livello mi pare si sia dimostrato ampiamente che nessuno – e sottolineo nessuno – può rivendicare una primogenitura senza macchia originale di peccato. Né mi pare sia consolante utilizzare il bilancino e sostenere che la propria parte è meno indegna dell’altra (cambiano le posizioni di potere e cambiano le percentuali). A me interessa l’uomo in quanto tale, anche il politico, quello con responsabilità. E verifico questo fatto, ossia che vi è come un cedimento dei valori umani vissuti, come una loro dimenticanza, una rimozione collettiva, non solo nella politica ma nell’intera società.
Mi pare in sostanza che questa situazione sia un po’ il frutto dell’accentuarsi di quel fenomeno che Papa Ratzinger ha recentemente ben analizzato come l’abitudine a considerare il male come proveniente sempre dall’esterno dell’uomo (la società, la prassi, le condizioni di vita, il potere, il sistema, soprattutto il sistema); in una parola, l’onda lunga della cosiddetta secolarizzazione della civiltà occidentale, per cui se l’uomo è solo nel suo cammino e non può essere perdonato, deve rimuovere la colpa o attenuarla, per non esserne sopraffatto.
Di fronte ai fatti che salgono all’onore (meglio, al disonore) delle cronache odierne, mi pare di cogliere come due modi di reazione: il primo è quello che parte dall’homo homini lupus, la natura fondamentalmente malvagia dell’uomo di hobbesiana memoria, per cui vi è come una resa di fronte all’ineluttabilità degli eventi.
Il secondo atteggiamento, a mio avviso peggiore, è quello moralistico, quello che distingue sempre i noi dai voi, gli onesti dai disonesti, i puri dagli impuri (la cui radice sta sempre nella provenienza esterna del male, in questo caso, negli altri). Qui il disinganno mi pare ancora peggiore perché si arriva addirittura a distinguere una diversa natura ontologica dell’uomo, alcuni lupi, altri no, per costituzione, o per forza propria o per chissà quale altra diavoleria. Allora, si denuncia. Non l’errore umano. Ma la persona stessa che ha sbagliato. La si denuncia come indegna, come nemico, senza appello. E ciò spiega anche certa pruderie con cui spesso si seguono certi fatti e si trascrivono intere pagine di giornali di intercettazioni.
E’ pensando a tutto questo che mi vien da dire che c’è bisogno di una quaresima della politica e dell’intera società civile.
E ringrazio Benedetto XVI che ci riporta sempre al nocciolo della questione, anche in merito al dibattito sull’etica pubblica. “Non si dica più ‘ha mentito: è umano; ha rubato: è umano’” - ha detto il Papa ai sacerdoti romani. “Questo non è il vero essere umani. Essere umani è invece essere generosi, essere a immagine di Dio”.
E – nel messaggio per la quaresima – “l’uomo non è essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza – indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia”.
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