domenica 6 marzo 2011

Shahbaz Bhatti: la commozione di un cardinale dinanzi alla fede di un martire

Continuiamo a parlare di Shahbaz Bhatti, uomo che ha dato consapevolmente la sua vita per Gesù e per i fratelli nei giorni scorsi in Pakistan. Sui quotidiani cattolici online ci sono molte notizie che lo riguardano. La fede di quest'uomo sta suscitando profonda commozione in tantissimi uomini e persino un cardinale rimane impressionato davanti ad un uomo che pur non essendo consacrato ha vissuto a 360° il Vangelo di Gesù Cristo.


Di seguito pubblichiamo una parte dell'articolo di Radio Vaticana e uno stralcio di un altro articolo di Avvenire che si soffermano sulla figura di Bhatti definito martire da alte cariche ecclesiastiche che richiedono questo riconoscimento da parte della Santa Sede. Anche il Papa quest'oggi si è soffermato sulla figura di Shahbaz Bhatti e domani vedremo quali sono state le parole del Santo Padre.


Il cardinale Tauran: Shahbaz Bhatti è un martire, da lui mai una parola d’odio contro i suoi nemici


La straordinaria testimonianza di Shabbaz Bhatti verrà ricordata, domani pomeriggio alle 16.30, al Pontificio Collegio San Pietro Apostolo in Roma, dove verrà celebrata una Messa in suffragio del ministro pakistano ucciso mercoledì scorso. La celebrazione, promossa dall’Associazione pakistani cristiani in Italia, verrà presieduta dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Al microfono di Alessandro Gisotti, il porporato si sofferma con parole commosse sulla figura di Shahbaz Bhatti:


R. – Devo dire che mi sono commosso profondamente leggendo il testamento spirituale che – secondo me – è all’altezza di un testo di uno dei Padri della Chiesa: “Non ho più alcuna paura, dedico la mia vita a Gesù. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere: voglio solo un posto ai piedi di Gesù”. Sono frasi che realmente colpiscono. Io l’avevo incontrato a Roma e poi, alla fine di novembre, in Pakistan. L’ultima volta che ci siamo incontrati all’aeroporto di Lahore, verso mezzanotte, prima che io mi imbarcassi sul volo per Roma, quando ci siamo separati, mi disse: “So che morirò assassinato, ma do la mia vita come testimonianza per Gesù e per il dialogo interreligioso”. Lui sapeva, ed aveva già offerto la sua vita. Penso che sia un vero martire.


D. – Anche i vescovi del Pakistan dicono che quest’uomo è un martire … 


R. – Sì, lo penso anch’io, perché è stato ucciso perché cristiano. Era un uomo, un cristiano autentico.


D. – E questo essere cristiano autentico si vede anche dal fatto che non odiava i suoi nemici …


R. - … mai una parola d’odio: mai! Aveva assimilato il Vangelo in maniera esimia!


D. – Ogni volta che succedono tragedie come questa, ci si chiede cosa avrebbe potuto fare la comunità internazionale …


R. – Certo: si dovrebbe avere una risposta corale. Ma io devo dire che ricevo lettere di ambasciatori musulmani, che dicono che ovviamente questo non è l'islam: sono persone che usano l’islam e compiono questi atti che sono aberranti.


D. – Forse questa testimonianza straordinaria aiuta anche noi cristiani dell’Occidente, a volte un po’ indifferenti e un po’ stanchi …


R. – Ah, certo: siamo piccoli piccoli di fronte a questo grande esempio. Un uomo di 42 anni – giovanissimo! – che viveva un po’ come un consacrato, senza esserlo. Sono rimasto molto impressionato perché si percepiva l’intensità della sua vita interiore. (gf)


FONTE



Bhatti, i vescovi pakistani: «Per noi è martire della fede»


La Conferenza Episcopale del Pakistan, che si riunirà per la sua Assemblea Generale a Multan, in Punjab, dal 20 al 25 marzo, esaminerà la proposta di inoltrare ufficialmente alla Santa Sede la richiesta di dichiarare "martire" il Ministro cattolico Shahbaz Bhatti. Lo comunica all'Agenzia Fides mons. Andrew Francis, vescovo di Multan e presidente della Commissione Episcopale per il Dialogo Interreligioso in Pakistan.

Secondo il vescovo, estensore della proposta che sarà votata dalla Conferenza Episcopale, "Bhatti è un uomo che ha dato la vita per la fede cristallina in Gesù Cristo. È compito di noi Vescovi segnalare la sua storia e la sua esperienza alla Chiesa in Roma, per chiedere un riconoscimento ufficiale del suo martirio".



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