martedì 14 giugno 2011

Cento anni dopo - Centesimus Annus - IX parte

Dopo una pausa di due settimane per lasciare spazio e dar voce al Referendum che si è concluso con un'ampia vittoria del popolo italiano, torna l'appuntamento con l'Enciclica del Beato Giovanni Paolo II, intitolata "Centesimus Annus" e promulgata nel centenario della Rerum Novarum. Il Beato Giovanni Paolo II, strumento della Provvidenza, ha vissuto gli anni della guerra e dei contrasti causati dalle ideologie distruttive, conoscendo bene i disagi generati dai conflitti ispirati dall'odio. Strumento della Provvidenza, dicevamo, perché chi meglio di chi fa esperienza della sofferenza può raccontare, far riflettere e quindi combattere il male che è nel mondo? Il Beato Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla ha vissuto gli orrori della guerra e lo strazio causato dalle molteplici correnti devastanti del nazismo, comunismo e via dicendo. Abbiamo letto nell'ultimo appuntamento come il Papa polacco definì i periodi del dopo-guerra, una situazione di non-guerra più che di una vera pace. Nell'appuntamento di oggi, il Beato Papa fa notare dei rallentamenti in quei Paesi in cui si riacquista l'indipendenza e inoltre ricorda alle Nazioni Unite che c'è bisogno di costruire strumenti efficaci non ancora sviluppati per risolvere i conflitti internazionali.

20. Nel medesimo periodo si svolge un grandioso processo di «decolonizzazione», per il quale numerosi Paesi acquistano o riacquistano l'indipendenza e il diritto a disporre liberamente di sé. Con la riconquista formale della sovranità statuale, però, questi Paesi si trovano spesso appena all'inizio del cammino nella costruzione di un'autentica indipendenza. Difatti, settori decisivi dell'economia rimangono ancora nelle mani di grandi imprese straniere, che non accettano di legarsi durevolmente allo sviluppo del Paese che le ospita, e la stessa vita politica è controllatata da forze straniere, mentre all'interno delle frontiere dello Stato convivono gruppi tribali, non ancora amalgamati in un'autentica comunità nazionale. Manca, inoltre, un ceto di professionisti competenti, capaci di far funzionare in modo onesto e regolare l'apparato dello Stato, e mancano anche i quadri per un'efficiente e responsabile gestione dell'economia.

Posta questa situazione, a molti sembra che il marxismo possa offrire come una scorciatoia per l'edificazione della Nazione e dello Stato, e nascono perciò diverse varianti del socialismo con un carattere nazionale specifico. Si mescolano così nelle molte ideologie, che vengono a formarsi in misura di volta in volta diversa, legittime esigenze di riscatto nazionale, forme di nazionalismo ed anche di militarismo, principi tratti da antiche tradizioni popolari, talvolta consonanti con la dottrina sociale cristiana, e concetti del marxismo-leninismo.

21. È da ricordare, infine, come dopo la seconda guerra mondiale ed anche per reazione ai suoi orrori, si è diffuso un sentimento più vivo dei diritti umani, che ha trovato riconoscimento in diversi Documenti internazionali52 e nell'elaborazione, si direbbe, di un nuovo «diritto delle genti», a cui la Santa Sede ha dato un costante contributo. Perno di questa evoluzione è stata l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Non solo è cresciuta la coscienza del diritto dei singoli, ma anche quella dei diritti delle Nazioni, mentre si avverte meglio la necessità di agire per sanare i gravi squilibri tra le diverse aree geografiche del mondo che, in un certo senso, hanno trasferito il centro della questione sociale dall'ambito nazionale al livello internazionale.53

Nel prendere atto con soddisfazione di tale processo, non si può tuttavia tacere il fatto che il bilancio complessivo delle diverse politiche di aiuto allo sviluppo non è sempre positivo. Alle Nazioni Unite, inoltre, non è riuscito fino ad ora di costruire strumenti efficaci per la soluzione dei conflitti internazionali alternativi alla guerra, e sembra esser questo il problema più urgente che la comunità internazionale deve ancora risolvere.


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