giovedì 23 giugno 2011

Vaticano ed Ebrei negli anni della guerra: la volontà di salvarli è un fatto

In mattinata l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede ha riconosciuto l'opera del Vaticano di soccorrere gli ebrei negli anni della guerra, contrariamente a quanto espresso dagli accusatori di sempre. Riportiamo interamente l'articolo di Radio Vaticana sull'incontro di questa mattina:

L'ambasciatore d'Israele, Mordechay Levy: "La volontà vaticana di salvare gli ebrei è un fatto"


“Sarebbe un errore pensare che l’aiuto agli ebrei durante la Guerra, a Roma, sia venuto da conventi e istituti religiosi come se fosse una loro iniziativa senza l’appoggio del Vaticano”. Lo ha detto stamattina a Roma l’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, conferendo il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” alla memoria di don Gaetano Piccinini (1904-1972), religioso orionino della Piccola Opera della Divina Provvidenza che si è adoperato a salvare molti ebrei a rischio della sua stessa vita. “Sarebbe un errore dichiarare che il Vaticano ed il Papa si opponevano alle azioni a favore degli ebrei", ha dichiarato l'Ambasciatore Lewy, "la Santa Sede si è adoperata. Non ha potuto evitare la partenza del treno per Auschwitz il 18 ottobre 1943, tre giorni dopo il rastrellamento nel Ghetto. Certamente gli ebrei romani si aspettavano in quel momento protezione dal Papa, ma è un fatto che quello del 18 ottobre è stato il solo convoglio partito alla volta di Auschwitz”. Per l’Ambasciatore Lewy la “volontà vaticana” di salvare gli ebrei è “un fatto”. Nel corso della cerimonia sono state ascoltate le testimonianze di due delle persone salvate da don Piccinini. Don Giuseppe Sorani nel settembre 1943 era un ragazzo ebreo di 15 anni, salvato e nascosto da don Piccinini. “Era un sacerdote che sempre ha rispettato le mie convinzioni e la mia fede religiosa e mi ha recuperato alla vita sociale dopo anni di emarginazione in quanto ebreo”. In seguito Giuseppe Sorani si è convertito al cattolicesimo ed oggi è un religioso orionino. Bruno Camerini, salvato assieme alle sorelle ed alla madre da don Piccinini, ha preso la parola per dire che il religioso era “un uomo di azione che metteva in pratica quel precetto dell’amore per il prossimo già scritto nella Bibbia, portandolo a livelli più alti”. Ed anche Bruno Camerini, da cui è partita la richiesta del riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni”, ricorda che don Piccinini ha sempre rispettato la sua fede ebraica. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, Livia Link, per l’Ambasciata di Israele; Antonio Floris, sindaco di Avezzano città natale di don Piccinini; mons. Andrea Gemma, orionino, vescovo emerito di Isernia-Venafro. Don Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini, ha ricordato che con questo riconoscimento, abbiamo una nuova prova della “rivincita della carità e della solidarietà” nel mondo. Don Piccinini, ha aggiunto, “concentrava in se stesso una intera Protezione civile della carità” e dopo la guerra è stato infaticabile nel soccorrere i poveri e le vittime del terremoto in Irpinia nel 1962, del Vajont nel 1963, del Belice del 1972. (M.R.)

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