giovedì 2 giugno 2011

Liberare Asia Bibi e promuovere la libertà religiosa

 Nel 2011 ci sono ancora Paesi che mantengono viva la condanna a morte per reati di blasfemia, nuocendo in questo modo ad ogni senso di unità fraterna e di libertà religiosa. Asia Bibi è una vittima di quest'arcaico sistema che punisce solo chi la pensa diversamente o chi crede in fedi differenti. 
Noi sappiamo che la Volontà di Dio non è quella di una fede forzata: Egli chiama i figli ad amarLo senza costrizione e quindi non possiamo essere noi a costringere qualcuno a credere o ad amare Dio, altrimenti non vi sarebbe alcun libero arbitrio. La conversione che Dio chiede è la conversione del cuore e non la conversione delle labbra o del proprio credo formale. C'è dunque bisogno di cambiare le cose perché non è possibile condannare Asia Bibi solo per aver "offeso" il profeta Maometto. Quante offese ha ricevuto Gesù? Pensiamo al Suo Calvario: Egli non ha chiesto al Padre di punire i suoi persecutori, ma ha chiesto Lui di perdonarli perchè non consapevoli di ciò che stavano compiendo. Questo è il Volto di Dio: il Volto della Divina Misericordia che concede a tutti i peccatori la possibilità della conversione. Ma come si può sperare nella conversione di un peccatore se lo si condanna a morte? Se Paolo di Tarso fosse stato condannato a morte per le sue persecuzioni contro i discepoli di Cristo e per l'offesa al Suo Santo Nome, non avremmo mai avuto la figura di San Paolo apostolo! Cristo ci ha mostrato che nessuno può esser condannato perchè la Provvidenza divina chiama anche i peccatori alla conversione del cuore.
 Ieri a Parigi, il nunzio apostolico in Francia, mons. Luigi Ventura, ha espresso la vicinanza del Santo Padre alla figlia e al marito di Asia Bibi: su questo incontro leggiamo un'intervista allo stesso mons.Ventura, intervistato da Amedeo Lomonaco di Radio Vaticana:

R. – Ho espresso soprattutto la preghiera del Santo Padre, consegnando un Rosario benedetto dal Papa, li ho rassicurati, ho ripetuto quello che Benedetto XVI aveva detto nell’udienza del mercoledì di novembre, quando aveva espresso la preoccupazione per la difficile situazione dei cristiani in Pakistan e aveva assicurato la sua prossimità alle vittime della violenza e della discriminazione. Ho quindi sottolineato questa vicinanza spirituale del Santo Padre ad Asia Bibi per la famiglia, auspicando che le sia data la libertà.

D. – La vicenda di Asia Bibi, condannata a morte in Pakistan per blasfemia, ripropone anche la contrapposizione tra le spinte del fondamentalismo e il diritto alla libertà religiosa...

R. – Il caso è emblematico. E’ un caso personale, che coinvolge le persone, ma è anche un caso simbolico per i valori che devono trovare spazio per affermarsi. In Pakistan c’è una situazione di legge imposta, però ci sono delle forze, delle realtà che sono dinamiche, che stanno lavorando per l’evoluzione della situazione. La famiglia stessa di Asia Bibi riconosce che tra i musulmani ci sono persone che sono a favore dell’amicizia, del rispetto, della solidarietà, di questa relazione umana più fraterna e rispettosa, ma che al contempo ci sono anche dei radicalismi e dei fanatismi che sono duri da estirpare.

D. – Fanatismi difficili da estirpare anche se la difesa della libertà religiosa è un valore ed un principio per molti musulmani...

R. – I familiari di Asia Bibi mi dicevano che nell’incontro con l’imam della moschea di Parigi lo stesso imam li ha confortati citando questa frase del Corano: Dio non vuole la morte, ma salvando una persona si salva l’umanità. In questo senso, aveva espresso anche lui lo stesso auspicio di libertà religiosa per tutti. C’è, quindi, la via per lavorare per la soluzione di questo caso che è molto importante, perché la libertà religiosa è legata ad ogni altra libertà.

D. – L’auspicio, dunque, è che si possa passare, percorrendo questa via, dalla solidarietà, dalla preghiera, dalla vicinanza ad un cambiamento concreto...

R. – Credo che questo faccia parte di una coscienza e di una maturazione di coscienza, ed è senz’altro utile alla sensibilizzazione. Quelli che sono i sentimenti devono diventare anche azioni politiche. (vv)
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