domenica 19 giugno 2011

Una sola voce

Carissimi, avendo già parlato abbondantemente del risultato referendario e delle conseguenze politiche, vogliamo tornare a pensare ai problemi reali del Paese, problemi che la classe governante sta quotidianamente ignorando o sottovalutando come il ministro Brunetta che non comprende il dramma del precariato che non è solo una condizione lavorativa, ma una condizione di vita.
Per questo motivo, oggi lasciamo lo spazio all'omelia del Cardinal Angelo Bagnasco che ha toccato proprio lo spinoso problema del lavoro, sperando che tali parole siano recepite dagli organi competenti: 


Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore

Il tradizionale pellegrinaggio del mondo del lavoro alla Madonna della Guardia è intriso oggi di particolari preoccupazioni e speranze. Siamo sotto lo sguardo materno di Maria, la Madre di Gesù e nostra e, come ben sappiamo, alla madre si può confidare tutto sapendo di essere ascoltati, capiti, incoraggiati. Se il caso, corretti. Il problema dell'occupazione non è calato ma, semmai, accresciuto. E i timori per il futuro non sono ingiustificati. Voi sapete che la Chiesa genovese continua ad essere vicina ai lavoratori – a tutti i livelli – con sincera simpatia e rispetto, consapevole del ruolo fondamentale del lavoro per la realizzazione della persona e per il suo progetto di vita, per la famiglia. Attraverso i Cappellani del lavoro e le parrocchie radicate nel territorio in modo capillare, la Chiesa genovese ascolta tutti e offre il suo contributo discreto e disinteressato. Essa è convinta che, se la famiglia fondata sul matrimonio è la cellula vitale della società, il lavoro dignitoso e certo è un'ulteriore elemento per la serenità e la stabilità di ogni individuo e quindi condizione perché ognuno possa partecipare alla casa comune.
La situazione del lavoro nella nostra Città soffre di non poche incertezze: è sotto gli occhi di tutti e sulle spalle di molti. Ci sono cause generali che riguardano non solo la nostra Città o il nostro Paese, ma l'Europa e il mondo. Ma ci sono anche cause vicine a noi, che poco o tanto sono nelle nostre mani. E qui si misura chi noi siamo non solo in termini di responsabilità – assolutamente necessaria e doverosa – ma anche in termini di capacità. E non parlo, evidentemente, solo delle capacità professionali, che sono collaudate, ma della capacità di leggere la realtà, di fare proposte sensate, di creare relazioni, di fare squadra, perché la Città possa guardare al futuro: e Città vuol dire fondamentalmente persone e famiglie.
Bisogna dire che i segnali positivi non mancano grazie a molti i cui sforzi sono da apprezzare e incoraggiare: quando il pericolo si fa reale e prende corpo, allora le voci si uniscono e certi frutti si vedono. Ma non basta: è necessario non accontentarsi di risultati immediati, è necessario progettare guardando il più possibile lontano con realismo, coraggio e fiducia. E, soprattutto, urge guardare non solo un punto ma l'insieme: ciò non significa perdere di vista i singoli aspetti, ma inquadrarli nella complessità dei problemi, delle risorse e delle prospettive da realizzare. Se da una parte guardare le cose in modo settoriale significa cadere in soluzioni di breve respiro, dall'altra, in nome dell'insieme, si rischia di sottovalutare i problemi particolari.
Ho detto e ripeto che è necessaria una sola voce perché sia forte e incisiva; ma questo è possibile se si arriva ad una visione unitaria dei problemi, delle priorità, delle direzioni di marcia, dei tempi. Mi sembra ormai sempre più chiaro per la Città che le infrastrutture sono lo snodo del suo futuro. La priorità è dunque assoluta, e le condizioni di realizzazione sono a portata di mano: lasciarsele sfuggire sarebbe imperdonabile e tutti dobbiamo fare la nostra parte. La bellezza di Genova non può diventare la sua condanna. Così la cantieristica – penso alla FINCANTIERI con le prospettive logistiche da ampliare - l'arricchimento dei bacini – necessario per il doveroso sviluppo, ma prima ancora per il mantenimento dell'attività specifica - e le aree che esistono, sono realtà di importanza vitale. Ci sono problemi oggettivamente più difficili e complessi, ma esistono anche problemi che tali non sono in una visione comunitaria e solidale della Città. Per questo è necessaria una pianificazione decisa e saggia, ma anche – e soprattutto – una conversione da parte di tutti: la conversione nasce dal di dentro di noi, riguarda il mondo di pensare se stessi, gli altri, la Città, il lavoro; riguarda il modo di sentire e di volere rispetto ai legittimi interessi di ciascuno che mai, però, devono dimenticare il bene comune. La conversione dei cuori richiede intelligenza e sacrificio, sapendo che rinunciare a qualcosa significa guadagnare molto...e non parlo solo della Vita eterna.
Ci auguriamo che la Città intera guardi a quest'ora non con distacco, ma con grande passione come una sentinella vigile e operosa, anche accogliendo con riconoscenza nuovi insediamenti produttivi che creano lavoro. La Madonna della Guardia guardi la nostra amatissima Città, i Responsabili delle Istituzioni, del mondo del lavoro, tutti i lavoratori. Guardi le nostre famiglie e ci benedica.

Angelo Card. Bagnasco


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