lunedì 20 giugno 2011

Un nuovo cammino - La Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica - XXVI

Continua il percorso di studio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: un valore importantissimo e valido per tutti gli uomini di buona volontà, il che lo rende molto trasversale e utile alla causa generale. Oggi entriamo in un nuovo capitolo dedicato interamente allo studio dei molti profili assunti dalla persona umana la quale non può essere ridotta ad una visione meramente individualista: 

III. LA PERSONA UMANA
 E I SUOI MOLTI PROFILI

124 Facendo tesoro del mirabile messaggio biblico, la dottrina sociale della Chiesa si sofferma anzitutto sulle principali ed inscindibili dimensioni della persona umana, così da cogliere le più rilevanti sfaccettature del suo mistero e della sua dignità. Non sono infatti mancate in passato, e si affacciano ancora drammaticamente sullo scenario della storia attuale, molteplici concezioni riduttive, di carattere ideologico o dovute semplicemente a forme diffuse del costume e del pensiero, riguardanti la considerazione dell'uomo, della sua vita e dei suoi destini, accomunate dal tentativo di offuscarne l'immagine mediante la sottolineatura di una sola delle sue caratteristiche, a scapito di tutte le altre.233

125 La persona non può mai essere pensata unicamente come assoluta individualità, edificata da se stessa e su se stessa, quasi che le sue caratteristiche proprie non dipendessero da altri che da sé. Né può essere pensata come pura cellula di un organismo disposto a riconoscerle, tutt'al più, un ruolo funzionale all'interno di un sistema. Le concezioni riduttive della piena verità dell'uomo sono state già più volte oggetto della sollecitudine sociale della Chiesa, che non ha mancato di levare la sua voce nei confronti di queste come di altre prospettive, drasticamente riduttive, preoccupandosi di annunciare invece « che gli individui non ci appaiono slegati tra loro quali granelli di sabbia; ma bensì uniti in organiche, armoniche e mutue relazioni » 234 e che l'uomo non può essere inteso come « un semplice elemento e una molecola dell'organismo sociale »,235 curando quindi che all'affermazione del primato della persona non corrispondesse una visione individualistica o massificata.

126 La fede cristiana, mentre invita a ricercare ovunque ciò che è buono e degno dell'uomo (cfr. 1 Tess 5,21), « si pone al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie in quanto riconosce Dio, trascendente e Creatore, che interpella, a tutti i livelli della creazione, l'uomo quale essere responsabilmente libero ».236

La dottrina sociale si fa carico delle differenti dimensioni del mistero dell'uomo, che richiede di essere accostato « nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale »,237 con un'attenzione specifica, così da consentirne la valutazione più puntuale.

A) L'UNITÀ DELLA PERSONA

127 L'uomo è stato creato da Dio come unità di anima e corpo: 238 « L'anima spirituale e immortale è il principio di unità dell'essere umano, è ciò per cui esso esiste come un tutto — “corpore et anima unus” — in quanto persona. Queste definizioni non indicano solo che anche il corpo, al quale è promessa la risurrezione, sarà partecipe della gloria; esse ricordano altresì il legame della ragione e della libera volontà con tutte le facoltà corporee e sensibili. La persona, incluso il corpo, è affidata interamente a se stessa, ed è nell'unità dell'anima e del corpo che essa è il soggetto dei propri atti morali ».239

128 Mediante la sua corporeità l'uomo unifica in sé gli elementi del mondo materiale, che « in lui toccano il loro vertice ed alzano la voce per la libera lode del Creatore ».240 Questa dimensione permette all'uomo di inserirsi nel mondo materiale, luogo della sua realizzazione e della sua libertà, non come in una prigione o in un esilio. Non è lecito disprezzare la vita corporale; l'uomo, anzi, « è tenuto a considerare buono e degno d'onore il proprio corpo, perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno ».241 La dimensione corporale, tuttavia, in seguito alla ferita del peccato, fa sperimentare all'uomo le ribellioni del corpo e le perverse inclinazioni del cuore, su cui egli deve sempre vigilare per non rimanerne schiavo e per non restare vittima d'una visione puramente terrena della sua vita.

Con la sua spiritualità l'uomo supera la totalità delle cose e penetra nella struttura più profonda della realtà. Quando si volge al cuore, quando, cioè, riflette sul proprio destino, l'uomo si scopre superiore al mondo materiale, per la sua dignità unica di interlocutore di Dio, sotto il cui sguardo decide della sua vita. Egli, nella sua vita interiore, riconosce di avere « in se stesso un'anima spirituale e immortale » e sa di non essere soltanto « una particella della natura o un elemento anonimo della città umana ».242

129 L'uomo, quindi, ha due caratteristiche diverse: è un essere materiale, legato a questo mondo mediante il suo corpo, e un essere spirituale, aperto alla trascendenza e alla scoperta di « una verità più profonda », a motivo della sua intelligenza, con cui partecipa « della luce della mente divina ».243 La Chiesa afferma: « L'unità dell'anima e del corpo è così profonda che si deve considerare l'anima come la “forma” del corpo; ciò significa che grazie all'anima spirituale il corpo, composto di materia, è un corpo umano e vivente; lo spirito e la materia, nell'uomo, non sono due nature congiunte, ma la loro unione forma un'unica natura ».244 Né lo spiritualismo, che disprezza la realtà del corpo, né il materialismo, che considera lo spirito mera manifestazione della materia, rendono ragione della complessità, della totalità e dell'unità dell'essere umano.


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