domenica 13 febbraio 2011

In difesa della dignità della donna

 ROMA - E' partito dal palco di piazza del Popolo a Roma l'urlo delle donne "indignate" che oggi manifestano in tutta Italia e all'estero per rivendicare la dignità del sesso femminile. Al via dell'attrice Isabella Aragonese, da piazza del Popolo é partito, dopo un minuto e mezzo di silenzio, l'incitazione "Se non ora quando?", a cui la piazza ha risposto "Adesso". Un minuto e mezzo di silenzio, seguito da un urlo collettivo. E probabilmente anche liberatorio. Cosi' prendera' il via oggi pomeriggio la grande kermesse per la dignita' delle donne organizzata dal comitato "Se non ora quando" a Roma e in piu' di 230 citta' italiane, oltre ad aver rapidamente "contagiato" una trentina di localita' straniere, anche dall'altra parte del mondo. Un gruppo di giovani attrici, salite sul palco di piazza del Popolo a Roma, ha letto una serie di e-mail a sostegno della manifestazione "se non ora quando?". Lettere di donne contro "il modello unico", contro "la superficialità" e "perché le donne non sono stupide e hanno deciso di reagire a tante cose che hanno ferito la nostra sensibilità". Sono messaggi inviati da giovani, meno giovani, madri e precarie. Sul palco sono state invitate da Isabella Ragonese che presentandole ha ricordato che in Italia "la cultura è un po' come le donne: molto forte, ma deve sempre combattere". "Adesso": così le donne e gli uomini dalla terrazza del Pincio hanno risposto al palco di piazza del Popolo che chiedeva "Se non ora quando?". Il flashmob è parte della manifestazione che si sta tenendo nella Capitale. Dopo il boato dalla terrazza del Pincio i manifestanti si stanno dirigendo in corteo verso piazza del Popolo. Dalla terrazza è stato srotolato un striscione rosa con lo slogan "Vogliamo un Paese che rispetti le donne tutte". (Ansa.it)

Oggi va in scena una particolare protesta che punta a difendere la dignità delle donne ormai bistrattate dal famoso modello berlusconiano: un modello che parte dal modo in cui le reti Mediaset hanno usato l'immagine femminile per finire poi nello scandalo degli ultimi tempi, con ragazze che raggiungono determinati obiettivi offrendosi al padrone di turno. Noi, già in passato, abbiamo manifestato una piena adesione a questa protesta perchè è giusto salvaguardare la dignità della donna così come prospettato da Paolo VI. Per dar risalto a questa manifestazione, leggiamo un'intervista a Radio Vaticana di una delle organizzatrici, Nicoletta Dentico, presidente dell’associazione Filomena – la rete delle donne:

Nuova giornata di mobilitazione oggi in Italia. Cortei in oltre 100 città sono previsti sotto il titolo di “Se non ora quando?” per chiedere rispetto e dignità nei confronti dell’universo femminile, senza bandiere politiche o sindacali. Sulla natura e sugli scopi della manifestazione che ha già raccolto oltre 50 mila sottoscrizioni Gabriella Ceraso ha parlato con una delle organizzatrici, Nicoletta Dentico, presidente dell’associazione Filomena – la rete delle donne:

R. – Credo che la manifestazione voglia essere la risposta ad un grido di sofferenza, ad un silenzio forse che si è protratto troppo a lungo su una patologia culturale italiana che non è nuova ma che oggi ha sicuramente raggiunto una dimensione di imbarbarimento di certi valori fondamentali di convivenza che non può non suscitare una reazione da parte della società.

D. – Quindi non una manifestazione per sole donne?

R. – E’ rivolta a tutti i cittadini di questo Paese. In palio è la questione della dignità delle persone, di un messaggio di mercimonio del corpo che viene passato che deve essere messo in discussione profondamente, anche in rapporto con le future generazioni. Esiste un altro modo per vivere, un altro modo per dispiegare i propri talenti che non sia appunto quello di mettersi in vendita. Vogliamo che sia davvero l’inizio di un processo dove uomini e donne collaborino con uno sguardo diverso ma complementare alla definizione di una società dove i valori del rispetto della persona siano costruiti su basi completamente diverse.

D. - Che ruolo hanno i recenti fatti di cronaca legati al presidente del Consiglio? C’è un rischio di strumentalizzazione?

R. – Non è una manifestazione che si pone in contrapposizione all’uomo-premier: la battaglia che ci aspetta è ben più profonda, ben più radicata e anche ben più faticosa. Dobbiamo dire che una certa mentalità di discriminazione nei confronti delle donne riguarda la società tout court. Ci sono gli standard degli indicatori internazionali che rivendicano la presenza femminile come un indicatore di modernità ma non di una modernità mercantilistica. In Italia sarà un lavoro faticoso perché, veramente, questa subcultura della scorciatoia, dell’uso del potere e dell’uso dei soldi per comprare il corpo della donna, temo che abbia attecchito più di quanto forse oggi non riusciamo ad immaginare.

D. – Lontani anche quindi tutti i vecchi slogan femministi?

R. - Sì, sarebbe anche questo un esercizio un po’ vecchio. Ci sarà bisogno di molta innovazione di molta creatività. Forse partendo dalle stesse parole. Per esempio ridefiniamo la parola “libertà”, ridefiniamo cosa è la parola desiderio: che questa manifestazione sia un primo passo verso la ricostruzione di un desiderio civile per un’Italia migliore.(bf)
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