sabato 26 febbraio 2011

La Chiesa nel mondo contemporaneo - XI parte

Continuiamo il nostro cammino di lettura della Costituzione Pastorale "Gaudiem et spes" di Papa Paolo VI. Oggi entriamo nel secondo capitolo del documento dove Paolo VI si sofferma sulla dimensione comunitaria dell'uomo nel progetto di Dio. Infatti, secondo Paolo VI, l'uomo non è un essere isolato che vive da solo, ma è un essere che interagisce e che ha bisogno di vivere insieme a tutti gli altri uomini; questo perchè Dio ha voluto che l'umanità intera fosse una grandissima famiglia i cui componenti dovevano trattarsi esattamente come fratelli! Questo è un disegno che Gesù ha confermato indicandoci il comandamento più grande: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi"! 
Oggi tendiamo troppo a dividerci, ad innalzare dei muri che separano le nostre famiglie dalle altre famiglie e chiudiamo la porta di casa a doppia mandata proprio come facciamo con il nostro cuore. In questo modo vanifichiamo il progetto di Dio e lo rifiutiamo: invece, dobbiamo avere l'amore per abbattere i muri dell'indifferenza e dell'egoismo e per tentare di ricostruire la famiglia umana. Abbiamo molti esempi, uno su tutti quello di Don Zeno di Nomadelfia che ha portato i suoi fedeli a divenire una vera famiglia allargata senza più muri né divisioni. Sarebbe bello se le parrocchie seguissero quest'esempio, sollecitando i fedeli alla comunione più vera e reale come quella familiare: 


CAPITOLO II

LA COMUNITÀ DEGLI UOMINI

23. Che cosa intende il Concilio.

Il moltiplicarsi delle relazioni tra gli uomini costituisce uno degli aspetti più importanti del mondo di oggi, al cui sviluppo molto contribuisce il progresso tecnico contemporaneo.

Tuttavia il fraterno dialogo tra gli uomini non trova il suo compimento in tale progresso, ma più profondamente nella comunità delle persone, e questa esige un reciproco rispetto della loro piena dignità spirituale. La Rivelazione cristiana dà grande aiuto alla promozione di questa comunione tra persone; nello stesso tempo ci guida ad un approfondimento delle leggi che regolano la vita sociale, scritte dal Creatore nella natura spirituale e morale dell'uomo.

Siccome documenti recenti del magistero della Chiesa hanno esposto diffusamente la dottrina cristiana circa l'umana società (43), il Concilio ricorda solo alcune verità più importanti e ne espone i fondamenti alla luce della Rivelazione.

Insiste poi su certe conseguenze che sono particolarmente importanti per il nostro tempo.

24. L'indole comunitaria dell'umana vocazione nel piano di Dio.

Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come fratelli. Tutti, infatti, creati ad immagine di Dio « che da un solo uomo ha prodotto l'intero genere umano affinché popolasse tutta la terra » (At17,26), sono chiamati al medesimo fine, che è Dio stesso. Perciò l'amor di Dio e del prossimo è il primo e più grande comandamento. La sacra Scrittura, da parte sua, insegna che l'amor di Dio non può essere disgiunto dall'amor del prossimo, «e tutti gli altri precetti sono compendiati in questa frase: amerai il prossimo tuo come te stesso. La pienezza perciò della legge è l'amore » (Rm13,9); (1Gv4,20).

È evidente che ciò è di grande importanza per degli uomini sempre più dipendenti gli uni dagli altri e per un mondo che va sempre più verso l'unificazione.

Anzi, il Signore Gesù, quando prega il Padre perché « tutti siano una cosa sola, come io e tu siamo una cosa sola » (Gv17,21), aprendoci prospettive inaccessibili alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l'unione delle Persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nell'amore.

Questa similitudine manifesta che l'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé (44).

25. Interdipendenza della persona e della umana società.

Dal carattere sociale dell'uomo appare evidente come il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società siano tra loro interdipendenti.

Infatti, la persona umana, che di natura sua ha assolutamente bisogno d'una vita sociale, è e deve essere principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali (45).

Poiché la vita sociale non è qualcosa di esterno all'uomo, l'uomo cresce in tutte le sue capacità e può rispondere alla sua vocazione attraverso i rapporti con gli altri, la reciprocità dei servizi e il dialogo con i fratelli. Tra i vincoli sociali che sono necessari al perfezionamento dell'uomo, alcuni, come la famiglia e la comunità politica, sono più immediatamente rispondenti alla sua natura intima; altri procedono piuttosto dalla sua libera volontà.

In questo nostro tempo, per varie cause, si moltiplicano rapporti e interdipendenze, dalle quali nascono associazioni e istituzioni diverse di diritto pubblico o privato.

Questo fatto, che viene chiamato socializzazione, sebbene non manchi di pericoli, tuttavia reca in sé molti vantaggi nel rafforzamento e accrescimento delle qualità della persona umana e nella tutela dei suoi diritti (46). Ma se le persone umane ricevono molto da tale vita sociale per assolvere alla propria vocazione, anche religiosa, non si può tuttavia negare che gli uomini dal contesto sociale nel quale vivono e sono immersi fin dalla infanzia, spesso sono sviati dal bene e spinti al male.

È certo che i perturbamenti, così frequenti nell'ordine sociale, provengono in parte dalla tensione che esiste in seno alle strutture economiche, politiche e sociali.

Ma, più radicalmente, nascono dalla superbia e dall'egoismo umano, che pervertono anche l'ambiente sociale. Là dove l'ordine delle cose è turbato dalle conseguenze del peccato, l'uomo già dalla nascita incline al male, trova nuovi incitamenti al peccato, che non possono esser vinti senza grandi sforzi e senza l'aiuto della grazia.


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