venerdì 25 febbraio 2011

La libertà religiosa: Dignitatis Humanae - IV

Torna l'appuntamento settimanale con la Dignitatis Humanae: un documento sulla libertà religiosa, redatto da Paolo VI. Oggi l'appuntamento si sofferma sulla tutela della libertà religiose da parte del potere civile e delle varie componenti sociali come i gruppi religiosi. In particolar modo viene evidenziato come il potere civile deve agire per tutelare il diritto inviolabile della persona umana a seguire la propria religione, il proprio credo. In sostanza deve esser garantita la piena libertà da ogni ingerenza civile che comporti la professione obbligatoria di una religione per imposizione di legge oppure la negazione e l'eliminazione di un determinato credo religioso come avvenuto in passato e come tutt'oggi, in molti Paesi, purtroppo avviene. Per evitare conflitti è indispensabile che lo Stato non si ingerisca nella scelta religiosa del cittadino, impegnandosi solo a garantire l'esplicazione di questa libertà e la parità di trattamento che elimini ogni forma di discriminazione diretta o indiretta. Solamente garantendo questa libertà in questa prospettiva, si può giungere finalmente ad una convivenza pacifica tra uomini appartenenti a diversi credi religiosi: questo messaggio è rivolto soprattutto a quei Paesi che mantengono in vita leggi lesive di questi diritti e chiaramente discriminatorie nei confronti delle minoranze religiose. L'auspicio è che ci sia una nuova fese di civilizzazione che comporti l'abolizione di ogni forma di discriminazione religiosa e di ogni inaudita repressione come quella che ha visto coinvolta la povera Asia Bibi di cui auspichiamo la liberazione: 
I.

ASPETTI GENERALI DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA 

Cura della libertà religiosa

6. Poiché il bene comune della società--che si concreta nell'insieme delle condizioni sociali, grazie alle quali gli uomini possono perseguire il loro perfezionamento più riccamente o con maggiore facilità --consiste soprattutto nella salvaguardia dei diritti della persona umana e nell'adempimento dei rispettivi doveri (5), adoperarsi positivamente per il diritto alla libertà religiosa spetta tanto ai cittadini quanto ai gruppi sociali, ai poteri civili, alla Chiesa e agli altri gruppi religiosi: a ciascuno nel modo ad esso proprio, tenuto conto del loro specifico dovere verso il bene comune.

Tutelare e promuovere gli inviolabili diritti dell'uomo è dovere essenziale di ogni potere civile (6). Questo deve quindi assicurare a tutti i cittadini, con leggi giuste e con mezzi idonei, l'efficace tutela della libertà religiosa, e creare condizioni propizie allo sviluppo della vita religiosa, cosicché i cittadini siano realmente in grado di esercitare i loro diritti attinenti la religione e adempiere i rispettivi doveri, e la società goda dei beni di giustizia e di pace che provengono dalla fedeltà degli uomini verso Dio e verso la sua santa volontà (7).

Se, considerate le circostanze peculiari dei popoli nell'ordinamento giuridico di una società viene attribuita ad un determinato gruppo religioso una speciale posizione civile, è necessario che nello stesso tempo a tutti i cittadini e a tutti i gruppi religiosi venga riconosciuto e sia rispettato il diritto alla libertà in materia religiosa.

Infine il potere civile deve provvedere che l'eguaglianza giuridica dei cittadini, che appartiene essa pure al bene comune della società, per motivi religiosi non sia mai lesa, apertamente o in forma occulta, e che non si facciano fra essi discriminazioni.

Da ciò segue che non è permesso al pubblico potere imporre ai cittadini con la violenza o con il timore o con altri mezzi la professione di una religione qualsivoglia oppure la sua negazione, o di impedire che aderiscano ad un gruppo religioso o che se ne allontanino. Tanto più poi si agisce contro la volontà di Dio e i sacri diritti della persona e il diritto delle genti quando si usa, in qualunque modo, la violenza per distruggere o per comprimere la stessa religione o in tutto il genere umano oppure in qualche regione o in un determinato gruppo.


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