III. LA PERSONA UMANA
NEL DISEGNO DI AMORE DI DIO
NEL DISEGNO DI AMORE DI DIO
d) Trascendenza della salvezza e autonomia delle realtà terrene
45 Gesù Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo nel quale e grazie al quale il mondo e l'uomo attingono la loro autentica e piena verità. Il mistero dell'infinita prossimità di Dio all'uomo — realizzatosi nell'Incarnazione di Gesù Cristo, spinto sino all'abbandono sulla croce e alla morte — mostra che quanto più l'umano è visto alla luce del disegno di Dio e vissuto in comunione con Lui, tanto più esso è potenziato e liberato nella sua identità e nella stessa libertà che gli è propria. La partecipazione alla vita filiale di Cristo, resa possibile dall'Incarnazione e dal dono pasquale dello Spirito, lungi dal mortificare, ha l'effetto di far sprigionare l'autentica e autonoma consistenza e identità degli esseri umani, in tutte le loro espressioni.
Questa prospettiva orienta verso una visione corretta delle realtà terrene e della loro autonomia, che è ben sottolineata dall'insegnamento del Concilio Vaticano II: « Se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le società godono di leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire, usare e coordinare, allora è assolutamente necessario esigerla: questo ... è conforme al volere del Creatore. Infatti per la loro condizione di creature tutte le cose sono dotate di una propria consistenza, verità, bontà, di leggi e di ordine propri, che l'uomo deve rispettare, riconoscendo i metodi propri delle singole scienze o arti ».48
46 Non c'è conflittualità tra Dio e l'uomo, ma un rapporto di amore in cui il mondo e i frutti dell'agire dell'uomo nel mondo sono oggetto di reciproco dono tra il Padre e i figli, e dei figli tra loro, in Cristo Gesù: in Lui e grazie a Lui, il mondo e l'uomo attingono il loro autentico ed originario significato. In una visione universale dell'amore di Dio che abbraccia tutto ciò che è, Dio stesso ci è rivelato in Cristo come Padre e donatore di vita, e l'uomo ci è rivelato come colui che, in Cristo, tutto accoglie da Dio come dono, in umiltà e libertà, e tutto veramente possiede come suo, quando sa e vive ogni cosa come di Dio, da Dio originata e a Dio finalizzata. A questo riguardo, il Concilio Vaticano II insegna: « Se... con l'espressione autonomia delle realtà temporali si intende che le cose create non dipendono da Dio, e che l'uomo può farne uso così da non rapportarle al Creatore, nessuno che riconosce Dio non avverte quanto siano fallaci tali opinioni. Senza il Creatore, la creatura viene meno ».49
47 La persona umana, in se stessa e nella sua vocazione, trascende l'orizzonte dell'universo creato, della società e della storia: il suo fine ultimo è Dio stesso,50 che si è rivelato agli uomini per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé: 51 « L'uomo non può donare se stesso ad un progetto solo umano della realtà, ad un ideale astratto o a false utopie. Egli, in quanto persona, può donare se stesso ad un'altra persona o ad altre persone e, infine, a Dio, che è l'autore del suo essere ed è l'unico che può pienamente accogliere il suo dono ».52 Per questa ragione, « è alienato l'uomo che rifiuta di trascendere se stesso e di vivere l'esperienza del dono di sé e della formazione di un'autentica comunità umana, orientata al suo destino ultimo che è Dio. È alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione di questo dono ed il costituirsi di questa solidarietà interumana ».53
48 La persona umana non può e non deve essere strumentalizzata da strutture sociali, economiche e politiche, poiché ogni uomo ha la libertà di orientarsi verso il suo fine ultimo. D'altra parte, ogni realizzazione culturale, sociale, economica e politica, in cui storicamente si attuano la socialità della persona e la sua attività trasformatrice dell'universo, deve sempre essere considerata anche nel suo aspetto di realtà relativa e provvisoria, « perché passa la scena di questo mondo! » (1 Cor 7,31). Si tratta di una relatività escatologica, nel senso che l'uomo e il mondo vanno incontro alla fine, che è il compimento del loro destino in Dio; e di una relatività teologica, in quanto il dono di Dio, mediante cui si compirà il destino definitivo dell'umanità e della creazione, supera infinitamente le possibilità e le attese dell'uomo. Qualunque visione totalitaristica della società e dello Stato e qualunque ideologia puramente intra mondana del progresso sono contrarie alla verità integrale della persona umana e al disegno di Dio sulla storia.
45 Gesù Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo nel quale e grazie al quale il mondo e l'uomo attingono la loro autentica e piena verità. Il mistero dell'infinita prossimità di Dio all'uomo — realizzatosi nell'Incarnazione di Gesù Cristo, spinto sino all'abbandono sulla croce e alla morte — mostra che quanto più l'umano è visto alla luce del disegno di Dio e vissuto in comunione con Lui, tanto più esso è potenziato e liberato nella sua identità e nella stessa libertà che gli è propria. La partecipazione alla vita filiale di Cristo, resa possibile dall'Incarnazione e dal dono pasquale dello Spirito, lungi dal mortificare, ha l'effetto di far sprigionare l'autentica e autonoma consistenza e identità degli esseri umani, in tutte le loro espressioni.
Questa prospettiva orienta verso una visione corretta delle realtà terrene e della loro autonomia, che è ben sottolineata dall'insegnamento del Concilio Vaticano II: « Se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le società godono di leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire, usare e coordinare, allora è assolutamente necessario esigerla: questo ... è conforme al volere del Creatore. Infatti per la loro condizione di creature tutte le cose sono dotate di una propria consistenza, verità, bontà, di leggi e di ordine propri, che l'uomo deve rispettare, riconoscendo i metodi propri delle singole scienze o arti ».48
46 Non c'è conflittualità tra Dio e l'uomo, ma un rapporto di amore in cui il mondo e i frutti dell'agire dell'uomo nel mondo sono oggetto di reciproco dono tra il Padre e i figli, e dei figli tra loro, in Cristo Gesù: in Lui e grazie a Lui, il mondo e l'uomo attingono il loro autentico ed originario significato. In una visione universale dell'amore di Dio che abbraccia tutto ciò che è, Dio stesso ci è rivelato in Cristo come Padre e donatore di vita, e l'uomo ci è rivelato come colui che, in Cristo, tutto accoglie da Dio come dono, in umiltà e libertà, e tutto veramente possiede come suo, quando sa e vive ogni cosa come di Dio, da Dio originata e a Dio finalizzata. A questo riguardo, il Concilio Vaticano II insegna: « Se... con l'espressione autonomia delle realtà temporali si intende che le cose create non dipendono da Dio, e che l'uomo può farne uso così da non rapportarle al Creatore, nessuno che riconosce Dio non avverte quanto siano fallaci tali opinioni. Senza il Creatore, la creatura viene meno ».49
47 La persona umana, in se stessa e nella sua vocazione, trascende l'orizzonte dell'universo creato, della società e della storia: il suo fine ultimo è Dio stesso,50 che si è rivelato agli uomini per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé: 51 « L'uomo non può donare se stesso ad un progetto solo umano della realtà, ad un ideale astratto o a false utopie. Egli, in quanto persona, può donare se stesso ad un'altra persona o ad altre persone e, infine, a Dio, che è l'autore del suo essere ed è l'unico che può pienamente accogliere il suo dono ».52 Per questa ragione, « è alienato l'uomo che rifiuta di trascendere se stesso e di vivere l'esperienza del dono di sé e della formazione di un'autentica comunità umana, orientata al suo destino ultimo che è Dio. È alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione di questo dono ed il costituirsi di questa solidarietà interumana ».53
48 La persona umana non può e non deve essere strumentalizzata da strutture sociali, economiche e politiche, poiché ogni uomo ha la libertà di orientarsi verso il suo fine ultimo. D'altra parte, ogni realizzazione culturale, sociale, economica e politica, in cui storicamente si attuano la socialità della persona e la sua attività trasformatrice dell'universo, deve sempre essere considerata anche nel suo aspetto di realtà relativa e provvisoria, « perché passa la scena di questo mondo! » (1 Cor 7,31). Si tratta di una relatività escatologica, nel senso che l'uomo e il mondo vanno incontro alla fine, che è il compimento del loro destino in Dio; e di una relatività teologica, in quanto il dono di Dio, mediante cui si compirà il destino definitivo dell'umanità e della creazione, supera infinitamente le possibilità e le attese dell'uomo. Qualunque visione totalitaristica della società e dello Stato e qualunque ideologia puramente intra mondana del progresso sono contrarie alla verità integrale della persona umana e al disegno di Dio sulla storia.
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