sabato 12 febbraio 2011

La Chiesa nel mondo contemporaneo - IX parte

Continuiamo il nostro cammino di lettura della Costituzione Pastorale "Gaudiem et spes" di Papa Paolo VI. Siamo ancora nella parte in cui Paolo VI tenta di rispondere ai quesiti più importanti della vita sociale e cioè chi è l'uomo e qual è la sua dimensione all'interno della società e dell'universo. 
Oggi al centro dell'attenzione vi è l'ateismo e dobbiamo dire che la valutazione di Paolo VI è di una grandissima attualità e lungimiranza: infatti, egli individua le forme dell'ateismo in maniera egregia, ma soprattutto ne individua parzialmente la responsabilità proprio nei cristiani. E dobbiamo dire che certamente non aveva torto quando affermava una cosa simile: siamo noi cristiani i maggiori responsabili dell'ateizzazione della società così come siamo molto responsabili per la deriva morale della società in cui viviamo. Siamo giunti all'estremo che è il mondo a influenzare noi cristiani mentre dovremmo essere noi cristiani ad influenzare il mondo. Avendo dunque peccato di omissione, il mondo, soprattutto nelle sue giovani generazioni, si è spinto sempre più verso la meta dell'ateismo, dimenticando che la dignità stessa dell'uomo si fonda sulla consapevolezza di appartenere a Dio e che la ragione della nostra esistenza è insita proprio in Lui: in mancanza, l'uomo sarebbe solo un animale che non sa dove andare e che non ha alcun codice morale. Purtroppo, la situazione descritta da Paolo VI al suo tempo, si è evoluta in peggio e l'ateo oggi sembra molto più forte e soprattutto sembra aver maggior capacità di persuasione e di attrattiva: così mentre le chiese si svuotano, i locali notturni si riempiono: questo perchè la Chiesa ha perso la capacità di coinvolgere nonché ha perso molta forza di attrazione, essendosi ripiegata troppo su sé stessa. San Filippo Neri insegna che i sacerdoti devono andare incontro ai giovani e non aspettare che siano i giovani ad andare da loro perchè quest'ultimi sono confusi a causa del bombardamento della società in cui vivono. C'è bisogno quindi di un risveglio delle chiese e dei credenti in generale (così come richiesto proprio da Paolo VI), per evitare che la situazione si esasperi sino al punto di non ritorno.
Fatta quest'analisi, passiamo alla lettura delle parole di Paolo VI:

CAPITOLO I

LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA 

19. Forme e radici dell'ateismo.

L'aspetto più sublime della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio.

Se l'uomo esiste, infatti, è perché Dio lo ha creato per amore e, per amore, non cessa di dargli l'esistenza; e l'uomo non vive pienamente secondo verità se non riconosce liberamente quell'amore e se non si abbandona al suo Creatore. Molti nostri contemporanei, tuttavia, non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano questo intimo e vitale legame con Dio: a tal punto che l'ateismo va annoverato fra le realtà più gravi del nostro tempo e va esaminato con diligenza ancor maggiore. Con il termine « ateismo » vengono designati fenomeni assai diversi tra loro.

Alcuni atei, infatti, negano esplicitamente Dio; altri ritengono che l'uomo non possa dir niente di lui; altri poi prendono in esame i problemi relativi a Dio con un metodo tale che questi sembrano non aver senso. Molti, oltrepassando indebitamente i confini delle scienze positive, o pretendono di spiegare tutto solo da questo punto di vista scientifico, oppure al contrario non ammettono ormai più alcuna verità assoluta. Alcuni tanto esaltano l'uomo, che la fede in Dio ne risulta quasi snervata, inclini come sono, a quanto sembra, ad affermare l'uomo più che a negare Dio.

Altri si creano una tale rappresentazione di Dio che, respingendolo, rifiutano un Dio che non è affatto quello del Vangelo. Altri nemmeno si pongono il problema di Dio: non sembrano sentire alcuna inquietudine religiosa, né riescono a capire perché dovrebbero interessarsi di religione. L'ateismo inoltre ha origine sovente, o dalla protesta violenta contro il male nel mondo, o dall'aver attribuito indebitamente i caratteri propri dell'assoluto a qualche valore umano, così che questo prende il posto di Dio. Perfino la civiltà moderna, non per sua essenza, ma in quanto troppo irretita nella realtà terrena, può rendere spesso più difficile l'accesso a Dio.

Senza dubbio coloro che volontariamente cercano di tenere lontano Dio dal proprio cuore e di evitare i problemi religiosi, non seguendo l'imperativo della loro coscienza, non sono esenti da colpa; tuttavia in questo campo anche i credenti spesso hanno una certa responsabilità.

Infatti l'ateismo, considerato nel suo insieme, non è qualcosa di originario, bensì deriva da cause diverse, e tra queste va annoverata anche una reazione critica contro le religioni, anzi in alcune regioni, specialmente contro la religione cristiana.

Per questo nella genesi dell'ateismo possono contribuire non poco i credenti, nella misura in cui, per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione ingannevole della dottrina, od anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione.

20. L'ateismo sistematico.

L'ateismo moderno si presenta spesso anche in una forma sistematica, secondo cui, oltre ad altre cause, l'aspirazione all'autonomia dell'uomo viene spinta a un tal punto, da far ostacolo a qualunque dipendenza da Dio. Quelli che professano un tale ateismo sostengono che la libertà consista nel fatto che l'uomo sia fine a se stesso, unico artefice e demiurgo della propria storia; cosa che non può comporsi, così essi pensano, con il riconoscimento di un Signore, autore e fine di tutte le cose, o che almeno rende semplicemente superflua tale affermazione.

Una tale dottrina può essere favorita da quel senso di potenza che l'odierno progresso tecnico ispira all uomo. Tra le forme dell'ateismo moderno non va trascurata quella che si aspetta la liberazione dell'uomo soprattutto dalla sua liberazione economica e sociale La religione sarebbe di ostacolo, per natura sua, a tale liberazione, in quanto, elevando la speranza dell'uomo verso il miraggio di una vita futura, la distoglierebbe dall'edificazione della città terrena.

Perciò i fautori di tale dottrina, là dove accedono al potere, combattono con violenza la religione e diffondono l'ateismo anche ricorrendo agli strumenti di pressione di cui dispone il potere pubblico, specialmente nel campo dell'educazione dei giovani.


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