martedì 12 aprile 2011

Bombe sì, profughi no

È possibile vergognarsi dell’Europa? Della civilissima Europa, della culla della tolleranza, dell’esprit des lois, del sogno carolingio di un’unica grande nazione con comuni radici culturali, di quel mosaico di Stati finalmente pacificati dopo due conflitti mondiali e milioni di morti il cui traguardo più nobile e insieme più esaltante è (ma forse dovremmo dire: era)lo spazio di Schengen, incommensurabile conquista etica in un continente candidato a non avere mai più frontiere interne?
Sì, è possibile, e per quanto ci riguarda sta accadendo in queste ore e in questi giorni convulsi, dove quel club di ventisette nazioni che si proclama come "Unione Europea" sta offrendo al mondo – ma soprattutto a se stesso, alla propria sotterranea coscienza – la peggiore delle immagini possibili.Com’era largamente previsto, ieri in Lussemburgo è stata respinta la proposta italiana di protezione temporanea per i profughi dai Paesi del Nord Africa, la benedetta e ormai famigerata "Direttiva 55" che prevede l’immediata concessione dello status di rifugiato per un periodo di tempo limitato «a tutte quelle persone che fuggono da Paesi in cui la loro vita sarebbe a repentaglio in caso di rientro», persone che l’articolo 2 della Direttiva qualifica come «in fuga da zone di conflitto armato o di violenza endemica» o essere «a serio rischio, o essere state vittima, di sistematiche o generalizzate violazioni dei loro diritti umani». Un ritratto quasi perfetto di quelle migliaia di migranti in fuga dalle coste del Nord Africa, ma al tempo stesso un identikit che non convince la commissaria per gli Affari Interni Cecilia Malmström e ancor meno gli Stati membri, che ieri pomeriggio hanno sonoramente bocciato le richieste italiane, concedendo soltanto un’estensione dell’accordo italo-francese sul pattugliamento delle coste tunisine.
Sul drammatico problema dei profughi nordafricani si è largamente speculato in ogni direzione, vuoi amplificandone a dismisura la portata catastrofica (per numero di immigrati e per l’impatto sociale che avrebbero sul territorio), vuoi brandendoli come spauracchio nei confronti di una anacronistica koiné: in altre parole, appena al di là delle frasi di circostanza, l’Europa non ha fatto altro che considerare questi poveri migranti come un vascello di appestati da tenere alla larga dalle mura fortificate del continente.Quella stessa Europa che – pur nel guazzabuglio politico e diplomatico nel quale è usa navigare, dove ciascuno si muove in ordine sparso e spinto da interessi e pressioni interne che nulla hanno a che fare con la politica estera comune della quale la Ue dovrebbe farsi carico – ha impiegato molto meno tempo ad adottare l’opzione militare. Come dire, bombe sì, profughi no.


Quanto letto è un estratto da un articolo di Giorgio Ferrari, pubblicato dal quotidiano Avvenire. E' una giusta analisi dell'attuale situazione politica che si è venuta a creare a seguito dell'ondata immigratoria che ha colpito soprattutto le coste lampedusane. Il titolo è eloquente: soprattutto per quanto sta facendo vedere la Francia di Nicolas Sarkozy, in prima linea nell'attaccare e ora restio nell'accettar coloro che paradossalmente voleva salvare. Infatti, sappiamo che il nobile intento francese era quello di salvare il popolo libico: ma allora, perchè ora che il popolo libico chiede aiuto e rifugio, la Francia risponde picche? Allora ci viene spontaneo sospettare sui buoni propositi del conflitto che, ancora una volta, ha dimostrato come non riesce mai a raggiungere il suo scopo, in breve termine. Ciò che a noi fa male vedere, è un'Europa fredda, poco solidale e troppo burocratica; certo, i nostri governanti italiani non fanno molto per attirarsi le simpatie europee, ma come dice giustamente Giorgio Ferrari, l'immagine che se non l'UE, i governi europei stanno dando è pessima perchè stanno mostrando davvero poco interesse alla sorte di quelli che sono esseri umani e non merci o bestie o servizi. Ciò che i governi europei hanno dimenticato è che stiamo parlando di uomini, donne e bambini che stanno fuggendo da una situazione di guerra che loro hanno contribuito a creare. Dunque, qualcuno dovrebbe almeno prendere coscienza di queste cose e così come hanno dato inizio al conflitto, possono anche cominciare a pensare a soluzioni di accoglimento e rifugio di coloro che ne hanno almeno il diritto.
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