
di f.z. © Il Risveglio Popolare
"Abbiamo solo una vita e vale la pena spenderla bene", è il testamento di una giovane ragazza divenuta Beata. "Abbiamo solo una vita e non la capiamo: chi siamo, dove andiamo, perché esiste il male?", sono i dubbi di un agnostico di mezza età che non sa trovare risposte convincenti.
Dal contrasto tra due visioni del mondo così diverse è emerso uno spettacolo fatto di parole, immagini e suoni, che sabato scorso ha riunito 800 spettatori al polifunzionale di Agliè.
Lo spettacolo s'intitola "Dai tetti in giù. Chiara Luce Badano raccontata dal basso". Il narratore era Franz Coriasco, giornalista, autore teatrale e radio-televisivo che, interpretando se stesso, agnostico tormentato dai dubbi, ha ripercorso la luminosa parabola di "Chiaretta", la focolarina morta a nemmeno 19 anni per un osteosarcoma, ora elevata all'onore degli altari.
La vicenda ha saputo toccare sia il cuore sia la mente dello spettatore. Fra sentimenti e riflessioni, un viaggio che partiva da dialoghi quasi irriverenti con Dio, espressi da Coriasco, per arrivare all'affidamento totale a Lui, incarnato da Chiara Badano. La quale si conformò alle virtù evangeliche nella vita quotidiana, diventando eccezionale nel momento della malattia, quando non solo evitò la disperazione, ma diventò fonte di consolazione e sollievo per chi le stava intorno.
La profondità dei pensieri della giovane Beata era espressa da ben quattro figure femminili: le attrici Alessandra Fallucchi e Vanina Marini si sono fatte interpreti della voce, la ballerina Chiara Romani, con passi ora lenti ora decisi, era immagine della tensione spirituale, mentre la bravissima cantautrice Grazia Cinquetti ha catturato, con alcuni brani molto riusciti, l'essenza della vita di Chiara Luce.
Lo spettacolo, già visto e pienamente approvato dai genitori di Chiara, è molto lontano dalla letteratura agiografica, e per questo ancora più convincente nel raccontare una storia straordinaria. Era presente in sala Chicca, la migliore amica di Chiara, nonché sorella minore di Franz Coriasco, e trait d'union tra due figure ai poli opposti, eppure unite dalla sete d'infinito, e da quelle domande che gli uomini continuano a porsi.
Le risposte, come insegna la vicenda di Chiara, a volte possono trovarsi nel vivere al meglio la vita ordinaria, a volte nell'affrontare con coraggio le difficoltà e perfino le tragedie, nel totale abbandono a Dio.
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