giovedì 14 aprile 2011

La piaga della mafia - Discorso di Giovanni Paolo II

Nel trattare del cancro mafioso, non potevamo non far riferimento agli storici interventi del Venerabile Giovanni Paolo II che, nel lontano 1982, giunse in Visita Pastorale a Palermo. Importante fu soprattutto il discorso rivolto ai giovani in Piazza Politeama: fu qui che egli portò la prima luce della Chiesa e di Cristo nell'isola dominata in larga parte dalle tenebre mafiose. Leggiamo dunque questo storico discorso che, oggi, continua a colpire le coscienze delle nuove generazioni che vogliono lottare e non convivere con la mafia:

VISITA PASTORALE NEL BELICE E A PALERMOINCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I GIOVANI IN PIAZZA POLITEAMA

Palermo - Domenica, 21 novembre 1982

Carissimi!

1. Una delle prime parole, che ho pronunziato agli inizi del mio pontificato, è stata una parola particolare di speranza nei giovani. Voi siete la mia speranza, la speranza della Chiesa e della Società.

Quella stessa parola, con gli stessi sentimenti di fiducia e di affetto di allora, vi ripeto quest’oggi, Solennità di nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, affidando a voi, giovani di Palermo e dell’intera Sicilia, la speranza di un mondo rinnovato in Cristo, la consolazione di cui è piena la profezia di Isaia: “Dite agli smarriti di cuore, coraggio!” (Is 35, 4).

Coraggio!

Il Papa conosce bene i vostri desideri, il vostro bisogno di autenticità, di giustizia, di amore, di lavoro. E conosce anche le inquietudini, le difficoltà, le ambiguità di questa vostra Terra, che, per la sua posizione storica e geografica, è punto di incontro e di convergenza tra Oriente e Occidente e ponte verso i Paesi del Nord Africa; questa vostra Terra, ricca di tanti valori, eppure lacerata da tante contraddizioni.

Una realtà fatta insieme di progresso e di sottosviluppo; di impegno per la pace e di violenza assurda; di apprezzamento e di difesa per la vita e per la famiglia, ma anche di episodi di esplosione, di morte e di odio. Una realtà di benessere e situazioni di ingiustizia, di disoccupazione, di emigrazione, di lavoro minorile.

Contraddizioni, ambiguità, che voi avete denunciato ai vostri Vescovi. Ma ai vostri Vescovi avete anche manifestato la vostra volontà di rifiutare ogni ideologia alienante dell’uomo. Avete espresso l’istanza di partecipazione, di condivisione, di corresponsabilità, di creatività. Avete assunto l’amore a fronte dell’odio e della violenza. E tale amore voi praticate a favore dei poveri, dei deboli, degli handicappati, degli emarginati, degli anziani, dei diseredati.

Il Papa apprezza, conforta, rafforza questo vostro amore e, con il messaggio dei vostri Vescovi per la Pentecoste del 1979, vi ripete e proclama la grande verità: “È Cristo l’uomo nuovo, Colui che può dare significato alla vostra esistenza, risposta alle vostre domande”.

2. Cristo vi dà coraggio. Abbiate questa speranza in voi!

La speranza che non delude (cf. Rm 5, 5). La speranza che vi salva dalla morte, dalla paura, dal peccato. La speranza, che libera la storia dalla fatalità del male, dell’ingiustizia, della guerra. La speranza, che assegna un fine di risurrezione a tutti gli uomini e a tutto l’uomo!

Lo so. Conosco la triste realtà di un tempo; dei “carusi” della vostra Terra, con le fragili spalle sotto la valanga dello zolfo. Ricordo, con profonda emozione, i bambini periti negli incidenti aerei di questa Città; i bambini morti nei paesi annientati dal terremoto del Belice. Ricordo anch’io la piccola “Cudduredda”, emersa dopo due giorni dalle pietre, quasi a simbolo della vostra Sicilia, del suo secolare, insopprimibile ed appassionato bisogno di sopravvivenza, di fortezza, di fede, che resiste a tutte le vicende di dolore e di morte. Bisogno di futuro.

E questo futuro è Cristo.

Abbiate coraggio! È Cristo la vostra speranza!

Mettetevi dalla parte di Cristo, cari giovani. E sarete dalla parte della speranza.

Non siete soli. Il Papa, che vi ama e vi benedice, è con voi!

3. E, poi, comunicate questa speranza agli altri!

Voi che siete qui presenti dite agli smarriti di cuore, specialmente mediante la testimonianza della vostra vita: coraggio! Soprattutto a quei giovani che, come ha scritto recentemente il vostro Arcivescovo di Palermo, crescono in ambienti di subcultura, di superstizione, di violenza, in balìa dei rigurgiti della città, facile preda della corruzione, della violenza, della droga.

Per questi giovani siate disponibili al servizio, alla solidarietà, all’impegno concreto, tempestivo, efficace.

Insieme con loro, sappiate costruire un futuro ed una società nuovi, in cui ci sia giustizia e lavoro per tutti; la disoccupazione è la morte dei giovani. Un futuro ed una società nuovi, in cui non ci sia più la droga; la droga è il colpo di scure alle radici dell’essere. Un futuro ed una società nuovi, in cui non ci sia più né violenza né guerra. La pace è possibile; la pace non è un sogno, una utopia. Un futuro ed una società nuovi, in cui sia isolata e distrutta la ramificazione dell’atteggiamento mafioso di alcuni, operatori di manifestazioni aberranti di criminalità.

Cristo vi dà la speranza di partecipare a questa grande ricostruzione umana, sociale, morale, spirituale della vostra Sicilia! Non conformatevi a questo tempo (cf. Rm 12, 2). Cristo è il Dio della speranza, della novità, del futuro. La più insidiosa tentazione dei nostri giorni, la più sottile, è proprio quella della rinuncia alla speranza, alla definitiva rinascita dell’umanità. Cristo, che ha vinto la morte, vi dà fede, fantasia, forza sufficiente per caricare di speranza la vostra Sicilia!

Portate, comunicate a tutti la speranza, la gioia che dona la speranza! Sia la vostra una speranza tenace, diffusiva di fronte al fatalismo, alla disgregazione, all’omertà, alla emarginazione delittuosa, al crimine, che tanto sangue, tanti morti ha fatto sulle vostre strade, meritando l’aperta condanna morale ribadita anche recentemente dai vostri Vescovi, dei quali condivido pienamente l’ansia pastorale e il generoso impegno anche in questo campo.

Sconfiggete il grigio disfattismo, l’individualismo egoista. Siate annunciatori di un progetto globale di salvezza, della liberazione di tutti gli uomini e di tutto l’uomo dalla schiavitù del peccato e non solo dalle strutture ingiuste.

Ma voi potete comunicare questa speranza agli altri, specialmente ai vostri coetanei - protesi alla ricerca dei valori autentici, ma spesso disorientati da concezioni di vita e di cultura lontane dal messaggio cristiano - se sarete capaci di testimoniare con la vita quelle certezze, che vi provengono dalla vostra adesione a Cristo, alla Chiesa; dal continuo e religioso ascolto della Parola di Dio, letta, meditata, studiata personalmente e comunitariamente; dall’assidua partecipazione ai Sacramenti, in particolare a quelli della Riconciliazione e dell’Eucaristia.

4. Ed infine, vivete e costruite questa speranza con la Chiesa!

Amate la Chiesa, i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti. Sappiate essere, con essi, strumenti del mistero della salvezza, testimoni e realizzatori delle Beatitudini di servizio, di umiltà, di povertà, di donazione!

La speranza del cristiano è testimonianza gioiosa di Chiesa, che annuncia la risurrezione e prepara questa risurrezione con coloro che piangono, che sono deboli, piccoli, poveri, emarginati, ma sui quali Dio, che ama ogni uomo, fa affidamento per spezzare l’arco di coloro che si credono forti (cf. 1 Sam 2, 4).

La speranza della Chiesa non esclude né disprezza la speranza terrena, ma, riconoscendola limitata e parziale, la supera. Non cede alla tentazione della rassegnazione, al fallimento; ma lotta e rimuove le cause vere della disperazione del mondo.

Invocate da Cristo la speranza con la Chiesa.

È lui che dà garanzia alla speranza, perché è lui la nostra speranza (cf. 1 Tm 1, 1).

Quando guardate a voi stessi, al vostro ministero, alle vostre trepidazioni, ai vostri problemi, alle vostre incertezze, guardate a lui. Quando guardate agli altri, al loro dolore, alla loro reazione, alla loro stanchezza; quando immaginate il futuro della terra, guardate a lui, a Cristo, “speranza della gloria” (Col 1, 27).

È lui la speranza che vince! È lui, che vi chiama, giorno per giorno, a lavorare con tutte le vostre forze all’avvento del suo Regno eterno ed universale fra gli uomini: “Regno - come proclama la Liturgia odierna - di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace (Praefatio).

Rispondete generosamente a questo invito di Cristo Re!

5. C’è un salmo molto bello, che dice così: “Il Signore regna, esulti la terra, / gioiscano le isole tutte” (Sal 96 [97]). Ecco, io sono venuto qui, in questa Isola meravigliosa, in questa Sicilia “bedda”, per gioire insieme con voi, per acclamare con voi al Signore, che ci fa amare e sperare.

E la Madonna, speranza nostra e fiducia nostra, Madre nostra e della Chiesa, raccolga tutti i sentimenti di amore e di gioia, che in questo momento sono nel vostro e nel mio cuore.

Voi siete il volto più vero di questa Isola che soffre, ma che ama, che crede, che annuncia, che costruisce la speranza.

 Coraggio! Benedico in voi il futuro della vostra vita e della vostra terra di Sicilia!

Copyright © Libreria Editrice Vaticana


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