domenica 3 aprile 2011

Il punto della settimana: emergenze e false priorità

Torniamo a fare il punto della settimana: una settimana davvero infuocata e ricca di momenti su cui riflettere: continua la guerra in Libia e in Italia si vedono le conseguenze con una miriade di profughi (a dir la verità non sono solo libici, ma anche e soprattutto tunisini ed egiziani) che stanno letteralmente invadendo il nostro territorio; sul tavolo c'è anche la riforma della giustizia e la situazione governativa sempre più instabile e incapace di far fronte alle situazioni incombenti.

L'emergenza del momento è sicuramente la forte ondata immigratoria che si sta abbattendo sulle coste italiane meridionali: abbiamo visto come Lampedusa sia stata invasa fino al punto che i profughi avevano superato in numero gli abitanti dell'isola! Ma non è solo Lampedusa ad esser stata invasa, ma anche altre città come Manduria e Pisa dove gli immigrati sono stati trasferiti dall'isola siciliana. La situazione è insostenibile soprattutto a causa di un'azione del Governo davvero risibile e mal impostata: l'errore grossolano consiste nel non aver immediatamente preso misure di contenimento e successivamente di aver pensato a luoghi dove poter trasferire i profughi che inevitabilmente sarebbero giunti sul nostro territorio, a causa della situazione del Nord Africa. L'aver ritardato l'intervento e l'aver localizzato i centri di accoglienza solo in alcune città del centro-sud, hanno provocato un vero e proprio terremoto, o meglio uno tsunami che sta sconvolgendo città intere, senza contare che centinaia di immigrati stanno scappando dai centri per raggiungere i confini con la Francia e la Germania. A proposito di Europa, ma dov'è l'Unione Europea? Ce lo chiediamo in molti e soprattutto ci chiediamo se questa è davvero l'Unione Europea di cui ci hanno parlato qualche decade fa: infatti, oltre ad esservi una lentezza paurosa nel prender posizione, vi è anche il fatto che manca ogni cenno di solidarietà tra Paesi Europei. Si voleva raggiungere un'identità europea, ma sinora non esiste quest'identità e quanto sta accadendo in questi giorni, ci sta rivelando come i problemi di un Paese non vengono accollati sull'intera Unione secondo il principio di solidarietà: al contrario, il Paese (cioè l'Italia) viene completamente lasciato solo nell'affrontare la situazione di emergenza. Se l'Unione Europea avesse accolto la nostra richiesta d'aiuto, a quest'ora Lampedusa sarebbe svuotata e i profughi avrebbero potuto raggiungere Paesi diversi, secondo un'equa distribuzione, tenendo conto anche delle varie esigenze degli immigrati (come eventuali ricongiungimenti familiari). Nulla di tutto questo è avvenuto e quindi all'inerzia europea, si è aggiunta la mal gestione italiana e il risultato è ora sotto gli occhi di tutti. Prima di concludere lo spazio riflessivo su tal tema, vi proponiamo la Dichiarazione della Presidenza CCEE (Conferenze episcopali europee):

È conosciuto a tutti noi - si legge nella Dichiarazione del CCEE - l’afflusso commovente degli emigrati che arrivano in Europa, specialmente dalla Libia, colpita dalla guerra.
Le masse dei profughi raggiungono l’Europa sulle coste italiane. La questione, tuttavia, non riguarda una sola nazione, ma richiama la solidarietà, anche istituzionale, di tutti i popoli del continente europeo, come anche quella delle strutture dell’Unione Europea e degli altri organismi continentali.
Riteniamo urgente l’effettiva partecipazione di tutti i responsabili nella soluzione di questo problema veramente grave e urgente.
Dobbiamo vedere in ogni persona umana l’inalienabile dignità della creatura che porta in se l’immagine di Dio.
Siamo pure responsabili per la salvaguardia dell’ordine legale e rispettoso della dignità di tutte le persone nei paesi del nostro continente. Preghiamo affinché le armi cedano lo spazio alla ragione e al dialogo".  (Cardinale Péter Erdõ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Presidente del CCEE; Cardinale Josip Bozaniæ, Arcivescovo di Zagabria e Vice-Presidente del CCEE; Cardinale Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux e Vice-Presidente del CCEE).


Tornando a guardare la situazione politica interna, sinceramente esprimerci è veramente arduo perchè regna il caos generale: le ultime scene andate in onda nel Parlamento Italiano, sono segnali di un progressivo degrado delle istituzioni e soprattutto sono un allarmante segnale di come la situazione possa degenerare dal punto di vista della stabilità politica. Posto che una vera maggioranza parlamentare non esiste (per averla il Governo deve inviare i suoi membri a votare su ogni votazione importante), il problema maggiore riguarda il distacco che si va allargando tra le istituzioni e la società reale. Lo scorso giovedì, dinanzi a Montecitorio, il ministro della Difesa Ignazio La Russa è stato letteralmente ricoperto di insulti (e di qualche monetina): anche questo è un segnale di esasperazione che viene pericolosamente sottovalutato ed etichettato come organizzato da qualche forza politica. Ciò che i politici non riescono ancora a capire è che il Paese è esasperato: manca il lavoro, il potere d'acquisto cala vertiginosamente e i problemi economici sono ormai molto forti. In tutto questo, la politica resta a guardare, pensando invece che l'emergenza del Paese consista nella riforma della Giustizia. Ora, l'Italia di cosa ha bisogno realmente? Di una riforma del lavoro e del fisco o di una riforma della giustizia concepita per impedire ai giudici di indagare sugli affari dei politici? Pensiamo che la risposta sia ovvia: innanzitutto noi vogliamo sì la riforma della giustizia, ma una riforma che acceleri i tempi del processo attraverso iniezioni di soldi, personale e tecnologia e non una riforma mirata a mandar in prescrizione i processi del premier o di qualche altro furbetto della società; in secondo luogo noi abbiamo un estremo bisogno di risolvere il problema della precarietà perchè non è immaginabile un futuro basato sul lavoro precario perchè questo comporta una chiara ed ovvia impossibilità di costruzione di un vero nucleo familiare. Togliendo la stabilità del lavoro, si toglie la stabilità di un progetto familiare che non si può basare sull'ipotesi di un lavoro, ma solo sulla certezza di un lavoro e quindi sulla certezza di una retribuzione che possa assicurare un'esistenza libera e dignitosa, secondo il dettato costituzione dell'articolo 36 (e che noi abbiamo anche trovato nella Rerum Novarum di Leone XIII).
In sostanza, anche noi rivolgiamo un appello agli uomini di buona volontà, affinché sappiano usare il potere di cui dispongono, non per risolvere i propri problemi personale, ma per tentare di dare un futuro dignitoso ad un Paese che sta ormai sempre più perdendo prestigio e decoro.
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